I am Greta – Una forza della natura: dal parlamento svedese ai Fridays for Future

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I am Greta - locandina

I am Greta – Una forza della natura

Titolo originale: I am Greta

Anno: 2020

Genere: documentario

Paesi di produzione: Svezia, Regno Unito, USA, Germania

Lingua originale: svedese, inglese

Distribuzione: Dogwoof, Filmwelt, Hulu

Distribuzione in Italia: Koch Media

Durata: 97 min.

Regia: Nathan Grossman

Fotografia: Nathan Grossman

Montaggio: Hanna Lejonqvist, SFK, Charlotte Landelius

Tecnico del suono: Johan Johnson

Produttori: Cecilia Nessen, Fredrik Heinig

Produttori esecutivi: Peter Modestij, Pelle Nilsson, Dana O’Keefe, Philip Westgren, Axel Arnö, Mandy Chang, Christiane Hinz, Helena Ingelsten, Jutta Krug

Attori: Greta Thunberg

Trama di I am Greta – Una forza della natura

I am Greta è un documentario che racconta la vita dell’attivista svedese dalla sua prima protesta per una giustizia climatica di fronte al parlamento fino ad oggi. Ripercorriamo con lei i momenti più importanti e cruciali della sua lotta, ai quali si alternano quelli più intimi e delicati che le telecamere mai ci mostrano. Il climax del film sopraggiunge con la traversata dell’Oceano Atlantico in barca a vela per raggiungere New York, dove nel 2019 si è tenuto il Summit sul clima organizzato dall’ONU.

Recensione di I am Greta – Una forza della natura

I am Greta è un documentario di Nathan Grossman del 2020 che narra le vicende della diciassettenne attivista Greta Thunberg, dall’inizio della sua protesta davanti al Parlamento svedese fino ad oggi.

In questo primo lungometraggio, Grossman ci rende spettatori e protagonisti della vita di Greta Thunberg. Merito del cinema vèritè, taglio che il regista ha scelto per il documentario e che ben si adatta al tema trattato: tutti sappiamo quanto critica e reale sia la situazione, quindi risulta inutile romanzare o edulcorare la narrazione.

La schiettezza non è solo una caratteristica del girato, ma lo è anche di Greta, e lo vediamo fin da subito nel modo in cui risponde e si difende da chi tenta di dissuaderla e convincerla che ci sono altri modi con cui affrontare la situazione. Ma lei smentisce quelle voci all’istante, dando vita ad un movimento dal successo mondiale. Di fronte ad un tale consenso, in particolare da parte dei giovani, viene da chiedersi il perché; la risposta arriva da Greta stessa e si ripete quasi come un mantra per tutto il film

Gli adulti spesso dicono una cosa, ma poi ne fanno un’altra

Greta Thunberg

Sappiamo tutti quanto questo sia vero, soprattutto in ambito politico. Se oggi le manifestazioni di Fridays for Future sono così tanto seguite è perché non ci sono speculazioni o secondi fini, ma solamente quello di salvare il pianeta, partendo dalla consapevolezza che, in una situazione tanto grave come questa, siamo tutti uguali e chi manifesta lo fa per se stesso e per gli altri.

Nella società di oggi, si crede poco nei giovani e nelle loro capacità, e la maggior parte degli adulti è più interessata a dare loro la colpa dei mali che ci affliggono, quando invece sono gli unici in grado di cambiare il mondo perché con Greta

“Abbiamo iniziato a ripulire i vostri disastri e non ci fermeremo finché non avremo finito”.

cit. Greta Thunberg

Tutti ci consideriamo giudici onniscienti riguardo qualsiasi argomento o persona, perfino quando non ne sappiamo nulla, ed è proprio mostrandoci i momenti più intimi e critici, che il documentario ci impedisce di farlo. Greta è affetta dalla sindrome di Asperger: ha bisogno della sua routine quotidiana, di punti di riferimento e del suo spazio, necessità che la nuova vita le sta sempre più negando. Emblematico è il viaggio in barca a vela per raggiungere New York, quando la telecamera la coglie in un momento di profondo sconforto, in preda alla nostalgia di casa e del resto della sua famiglia.

Chiunque, anche solo per un istante, desidera essere famoso, anzi per molti è diventato un sogno da realizzare, uno scopo da raggiungere; ma spesso ci si dimentica del prezzo che c’è da pagare, soprattutto al giorno d’oggi, in cui l’alto tasso di esposizione mediatica non fa altro che amplificare il peso e la difficoltà dell’essere popolari.

La battaglia che Greta sta portando avanti da ormai due anni, le ha portato più dolori che gioie. È innegabile la sua abilità nel fare breccia in chiunque incontri, ma questo accade solo se l’altro è pronto ad accogliere la provocazione. Tanti dei politici che ha incontrato le hanno mostrato indifferenza, l’hanno screditata, derisa e perfino negato l’esistenza dei cambiamenti climatici; sono uomini come Putin, Trump o Bolsonaro che, in realtà, conosco bene la situazione, ma sanno che non stanno facendo nulla per cambiarla e se dovessero iniziare a farlo, significherebbe dare ragione ad una ragazzina di diciassette anni, perdendo così potere e credibilità; sono solo uomini che hanno molta paura.

Quello che vediamo nel documentario non è solamente la nascita e il continuo del movimento, ma siamo spettatori e partecipi della crescita personale di Greta. In un anno, si è aperta molto di più, riuscendo a gestire meglio il contatto con le altre persone.

Il messaggio che ci lascia riguardo il cambiamento è che a volte è meglio vedere il mondo in bianco e nero per cogliere con più facilità ciò che è scomodo.

In conclusione, l’insegnamento che possiamo trarre dal documentario e da Greta sta nel prendere esempio da chi, come lei, ha avuto il coraggio di esprimere il proprio pensiero riguardo un problema, piuttosto che ignorarlo. Noi giovani dovremmo ricordarci ogni giorno quanto sia importante seguire persone che ci mostrino tutto quello che non funziona, per spronarci a rimediare. La parte difficile sta sempre nel cominciare.

Aspetto tecnico di I am Greta – Una forza della natura

Il documentario ha una sua struttura: ogni incontro è introdotto dal momento preparativo, in cui Greta scrive e corregge il testo, si confronta e scontra con il padre e si prepara per uscire. A questo punto, inizia l’intervento, a cui segue l’incontro con i fotografi e i giornalisti. Inoltre, ad alcuni di essi, corrisponde un incontro particolare, come quello con Macron quando si è recata in Francia presso il Palazzo dell’Eliseo.

Il ritmo del montaggio è ampio e dà spazio alle parole di Greta durante le conferenze, con la cura di inserire per interi gli interventi.

Il punto di vista scelto da Grossman è quello di un osservatore che è al tempo stesso esterno e partecipe, alternando inquadrature abbastanza ravvicinate, come primi piani e mezzo busto, che caratterizzano i momenti privati, quelli passati con il padre o da sola con i suoi animali, a inquadrature più “lontane”, come figure intere e piani medi/lunghi, durante le conferenze o le manifestazioni di Fridays for Future.

Oltre alle riprese, il regista ha scelto di inserire anche alcune Instagram stories delle manifestazioni, servizi di telegiornali americani, interviste, immagini di repertorio e registrazioni vocali che contestano i cambiamenti climatici inserite come voce off in apertura al documentario.

Note positive

  • La scelta del cinema vèritè come stile
  • La colonna sonora

Note negative

  • Nessuna in particolare
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