Il corriere – The Mule: La famiglia prima di tutto

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Il corriere – The Mule

Titolo originale: The Mule

Anno: 2018

Paese: Stati Uniti d’America

Genere: drammatico

Produzione: Warner Bros. Pictures, in associazione con Imperative Entertainment e Malpaso

Distribuzione: Warner Bros. Pictures

Durata: 121 min.

Regia: Clint Eastwood

Sceneggiatura: Nick Schenk

Fotografia: Yves Bélanger

Montaggio: Joel Cox

Musiche: Arturo Sandoval

Attori: Clint Eastwood, Bradley Cooper, Laurence Fishburne, Michael Peña, Dianne Wiest, Andy Garcia, Alison Eastwood, Taissa Farmiga, Ignacio Serricchio, Lobo Sebastian, Clifton Collins Jr., Manny Montana, Jill Flint, Robert Lasardo, Loren Dean

Trailer italiano di Il corriere – The Mule

Il regista, attore e produttore Clint Eastwood torna a recitare in un film da lui stesso diretto. Sceneggiato da Nick Schenk (Gran Torino, 2008; The Judge, 2014) e montato da Joel Cox, Il corriere – The Mule riunisce un cast di eccezione che, oltre a Eastwood, vanta Bradley Cooper, Dianne Wiest, Michael Peña e Andy Garcia nel ruolo di Laton, capo di un cartello messicano. Una nota particolare è anche la presenza, all’interno del lungometraggio, di Alison Eastwood, figlia del regista/attore che interpreta Iris Stone.

Trama di Il corriere – The Mule

Nel 2005 Earl Stone (Clint Eastwood) è un affermato floricoltore di Peoria. Con il suo amato pick-up ha venduto fiori in 41 Stati federali, ma l’ossessione per il lavoro ha determinato il divorzio dalla moglie Mary (Dianne Wiest) e lacerato il rapporto con la figlia Iris (Alison Eastwood). Dodici anni dopo, Earl ha perso la sua attività, e nonostante un tentativo per avvicinarsi alla propria famiglia, viene allontanato dopo una breve ma accesa discussione con la moglie Mary. Arrabbiato e senza più un obiettivo, Earl decide di accettare una proposta che prevede il trasporto di merce illegale per conto di un cartello messicano. I profitti ben presto aumentano esponenzialmente, facendo apparire i problemi finanziari delle antiche reminiscenze. Ma sulle sue tracce c’è la coppia di agenti DEA composta da Colin Bates (Bradley Cooper) e Trevino (Michael Peña), decisi a interrompere quel commercio senza controllo e i continui viaggi del “mulo” Earl Stone.

Recensione di Il corriere – The Mule

Come sostiene Earl/Clint, i fiori, per quel loro delicato sbocciare, meritano la nostra cura incondizionata. Del resto, non si giunge da nessuna parte senza questa richiesta necessaria. Non si partecipa a fiere o sagre. Non si vende né si guadagna praticamente nulla. Ed è spaventosamente semplice degradare una serra, renderla senza scopo, avvizzire ciò che protegge, trasformandola in una inservibile accozzaglia di metallo e plastica con nuove specie vegetali che rimpiazzano i fiori. Gli stessi che invece bisogna proteggere quotidianamente, irrigandoli con attenzione e controllando la qualità del terriccio. Una routine che Earl conosce bene. Nel 2005 è uno dei coltivatori più affermati nella comunità. Le persone accorrono per accaparrarsi i suoi ricercati omaggi floreali, così come la sua presenza è ormai considerata un habitué del circolo che riunisce i veterani di guerra, laddove Earl è riconosciuto come un personaggio di prim’ordine. Lì, in quei luoghi, l’esperto di floricoltura interpretato da uno straordinario Clint Eastwood, percepisce di essere “qualcuno”, ma quando la diffusione di Internet provoca una crisi delle vendite “reali”, ecco che il mondo faticosamente eretto da Earl si frantuma, con la serra che cade in disuso e l’abitazione pignorata dalla banca. L’anziano torna così a “vagabondare” guidando il suo vecchio pick-up, unico collegamento (ancora) funzionante con i prosperosi, in termini finanziari, anni precedenti. La famiglia è tutto ciò che gli resta, ma gli errori del passato non vengono certo riparati con una visita a sorpresa ed Earl, nonostante la comprensione della nipote in procinto di fidanzarsi, si ritrova allontanato dal suo stesso sangue: una situazione che lo avvicina pericolosamente alla sua nuova (e improbabile) carriera.

Perché Earl, inizialmente spinto dall’intenzione di aiutare economicamente sua nipote e se stesso, accetta di trasportare merce illegale per un cartello messicano. E per fare ciò guida, guida e ancora guida. Attraversa Stati. Supera campi coltivati e zone desertiche. Sosta in motel. Pranza in diner sulla strada. E soprattutto si comporta come niente fosse. Canticchiando una canzone apparentemente incurante del compito che sta svolgendo. E l’Eastwood attore è esemplare nel rendere alla perfezione un personaggio semplice e contemporaneamente complesso come Earl. Un uomo della “vecchia scuola”, che ha affrontato la guerra, eppure molto differente dal Walt Kowalski di Gran Torino (C. Eastwood, 2008). Earl sembra infatti affrontare la vita con più spontaneità e meno nostalgia del passato. Questo perché, certamente, le precedenti vicissitudini dei due personaggi si discostano: Earl ha lasciato la moglie e ha un inesistente rapporto (come se non ci fosse mai stato) con la figlia; Walt amava la propria consorte ed è lui a non venire considerato dai figli. Ma entrambi si allineano nella considerazione degli stereotipi, anche se Earl in maniera meno decisa.

Infatti, è proprio il fioraio de Il corriere – The Mule ad abbracciare con il suo cordiale stile il mondo messicano, distanziandosi dalla rigidità che frapponeva (almeno all’inizio) il reduce Walt Kowalski dai vicini di etnia Hmong. Qui invece Eastwood stabilisce una familiarità che, se in parte soddisfa il suo bisogno di “essere incluso in qualcosa”, dall’altra modifica abilmente la classica raffigurazione dei trafficanti. Persone che, paradossalmente, entrano in confidenza con l’improbabile corriere capace di stracciare ogni tipo di record, iniziando a chiamarlo “boss” e insegnandogli a utilizzare uno smartphone. Lo stesso Laton, esperto capo del cartello, manifesta l’ammirazione per il “nuovo arrivato”, permettendogli libera scelta nelle modalità di trasporto e omaggiandolo con una serata nella sua lussuosa proprietà. Earl torna quindi a essere “qualcuno” all’esterno della propria famiglia, ma quando Laton perde il controllo comprende, come se stesse vivendo un déjà vu, che la sua amata considerazione sta appassendo per la seconda volta. “La famiglia viene prima di tutto”, sostiene Earl in una scena del film. Un messaggio che Eastwood lascia a noi privo di alcun filtro. Senza eccessivi sentimentalismi né altro. Soltanto una frase espressa da un uomo che ha visto il mondo cambiare. E che all’età di ottantotto anni ci ha regalato non solo uno stupendo lungometraggio, ma anche un consiglio che, seppure semplice, sta alla base della vera felicità.

Note positive

  • La grande interpretazione di Clint Eastwood
  • Il racconto di una storia profondamente umana
  • La regia
  • Il montaggio sonoro

Note negative

  • Nessuna da segnalare
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