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Sacco e Vanzetti
Anno: 1971
Paese di produzione: Italia, Francia
Genere: biografico, drammatico
Durata: 120 minuti
Produzione: Arrigo Colombo, Giorgio Papi per Unidis, Theatre Le Rex
Distribuzione: I.N.C. – Eureka Video, Ricordi Video, BMG Video, L’Unità Video (Parade)
Regista: Giuliano Montaldo
Sceneggiatura: Giuliano Montaldo, Fabrizio Onofri, Ottavio Jemma
Montaggio: Nino Baragli
Fotografia: Silvano Ippoliti
Attori: Gian Maria Volonté, Riccardo Cucciolla, Rosanna Fratello, Cyril Cusack, Armenia Balducci, Milo O’ Shea
Recensione del film Sacco e Vanzetti
La sesta regia firmata dal cineasta Giuliano Montaldo è un film sul processo e la condanna a morte di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, due italiani anarchici emigrati negli Stati Uniti nei primi anni del Novecento. Un lungometraggio che è una pietra miliare nel genere del cosiddetto cinema civile, soprattutto in virtù dell’ampia risonanza ch’ebbe a livello internazionale: come dichiarò lo stesso regista, Sacco e Vanzetti fu una pellicola fondamentale per la riabilitazione giudiziaria dei due anarchici, pubblicamente riconosciuti innocenti il 23 agosto 1977 dal governatore del Massachusetts. Una pellicola trattante una vicenda giudiziaria di inizio secolo che, tuttavia, ben riflette lo spirito dell’epoca, di un’Italia reduce dai movimenti Sessantottini e divisa fra dibattiti politici e attentati terroristici.
Trama del film Sacco e Vanzetti
Nel 1920, a seguito di un attentato falsamente attribuito al movimento anarchico, la polizia di Boston assalta la comunità italiana della città, arrestando e processando centinaia di sospetti anarchici. Fra questi, vengono fermati Nicola Sacco (Riccardo Cucciolla), calzolaio di mestiere, e Bartolomeo Vanzetti (Gian Maria Volonté), pescivendolo torinese, in quanto trovati in possesso di due pistole. Sia in virtù della loro appartenenza al movimento anarchico che della loro nazionalità italiana, vengono processati come autori di una rapina a mano armata e di omicidio. Nonostante le evidenti prove della loro innocenza, la giuria condanna a morte i due uomini, provocando un’ondata di indignazione che travolgerà l’intero stato a stelle e strisce.
Analisi del film Sacco e Vanzetti
La sequenza iniziale del film già lascia intendere la potenza sia stilistica che tematica della pellicola diretta da Giuliano Montaldo: una serie di inquadrature in bianco e nero, tanto rapide quanto violente, mostra con assoluta oggettività il rastrellamento della polizia statunitense degli italiani appartenenti alla comunità di Boston. In sottofondo, suona La Ballata di Sacco e Vanzetti, la prima delle due canzoni composte dal maestro Ennio Morricone e interpretate dalla cantante Joan Baez; il secondo è il motivo che nella pellicola accompagna i titoli di coda, il celeberrimo Here’s to you, divenuto, in seguito alla distribuzione del film nelle sale, un vero e proprio inno generazionale.
“Questo è per voi, Nicola e Bart / Riposate per sempre qui nei nostri cuori / L’ultimo e finale istante è vostro / Quell’agonia è il vostro trionfo”
Traduzione in italiano della canzone Here’s to you, cantata da Joan Moez e musicata da Ennio Morricone
Successivamente a tale prologo, Montaldo avanza la sua narrazione per immagini in movimento della vicenda giudiziaria che coinvolse i due anarchici di origine italiana, ambedue risultati colpevoli di una violenta carneficina presso il calzaturificio Slater & Morrill di South Braintree. Quattro interpreti risultano essere i principali animatori della parte principale del film, dall’arresto sino alla condanna sulla sedia elettrica. Gian Maria Volonté, che nel lungometraggio veste i panni dell’anarchico Bartolomeo Vanzetti, si riconferma interprete carismatico ed eccezionale, incarnando la figura di un uomo contro del tutto aderente al decennio degli anni Settanta infuocato da proteste e dibattiti politico-culturali. Lasciati i panni del minuto Nicola Sacco che Volonté aveva interpretato nella versione teatrale delle vicende, l’attore introietta una beffarda cantilena torinese che si sprigiona mediante l’eccelso eloquio di Vanzetti, al quale Gian Maria Volonté riesce a far sortire il vigore che tanto animava i rivoluzionari dei primi anni del Novecento.
Meno idealista e più legata al raggiungimento di una tranquillità medio-borghese è la personalità di Nicola Sacco, nel film interpretato da un grandissimo Riccardo Cucciolla, attore e doppiatore barese che infonde all’umile calzolaio anarchico uno spettro emotivo che diverge fortemente col Bartolomeo Vanzetti di Volonté. Una grande prova attoriale, sicuramente più americana, è quella di Milo O’Shea che, nella pellicola, ricopre il ruolo dell’avvocato Fred Moore a difesa dei due anarchici: è un’interpretazione che ben si pone a esponente dei sostenitori dell’innocenza di Nicola e Bartolomeo, in opposizione all’aura razzista e conservatrice che investe la corte e la giuria coinvolte nel processo. Degna di nota è anche l’interpretazione di Rosanna Fratello che nel film veste i panni della moglie di Sacco invasa dalla disperazione per il processo e l’umiliazione che il marito deve subire.
Non solo un film appartenente al filone dei thriller giudiziari, bensì una pellicola riflettente l’agitato decennio degli anni Settanta, costellata da dialoghi memorabili e monologhi assolutamente eccelsi; sullo sfondo, l’immagine chiara e diretta di una nazione, gli Stati Uniti, conservatrice e favorevole all’utilizzo della sedia elettrica, ma oltre la quale risuona l’inno Here’s to you, il quale restituisce l’onore leso di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti.
Note positive
- Le interpretazioni eccellenti di Gian Maria Volonté e Riccardo Cucciolla, in perfetta sintonia fra loro
- La sceneggiatura contraddistinta da dialoghi e monologhi memorabili
- Lo spirito che traspare dalla regia diretta e a tratti cruda di Giuliano Montaldo
Note negative
- La vicenda giudiziaria che coinvolge gli anarchici Sacco e Vanzetti ricopre ben sette anni, fra processo e permanenza in carcere; tuttavia, il film non riesce totalmente a far trasparire tale durata, se non attraverso il volto provato di Nicola Sacco
- Il film risulta privo di sequenze dedicate al contesto storico della città di Boston negli anni Venti, le quali sarebbero risultate alquanto gradite da parte di un pubblico attento a tale elemento.