
I contenuti dell'articolo:
Il fantasma dell’opera
Titolo originale: The Phantom of the opera
Anno: 1943
Paese: Stati Uniti d’America
Genere: drammatico, musicale
Produzione: Universal
Distribuzione: Universal
Durata: 92 minuti
Regia: Arthur Lubin
Sceneggiatura: Eric Taylor, John Jacoby, Samuel Hoffenstein
Fotografia: Hal Mohr, W. Howard Greene
Montaggio: Russell F. Schoengarth
Musiche: Edward Ward
Attori: Edgar Barrier, Hume Cronyn, Nelson Eddy, Susanna Foster, Fritz Leiber, Claude Rains, Miles Mander, J. Edward Bromberg
Recensione de Il Fantasma dell’opera (1943)
Siamo nell’epoca d’oro della Universal, quando divenne famosa in tutto il mondo grazie alle sue pellicole di genere horror che si rifacevano a figure mostruose letteriare o mitologiche, come L’uomo Lupo o Frankenstein. All’interno di questa scelte stilistica e commerciale di cinema rintracciamo anche la riproposizione cinematografica, dopo ventidue lunghi anni, de Il Fantasma dell’opera (1943) per la regia di Arthur Lubin.
Per il ruolo del protagonista venne preso in considerazione Boris Karloff ma alla fine la produzione decise di affidare la parte all’attore Claude Rains, che ebbe molte remore se accettare o meno la parte del film non essendo convinto appieno dalla sceneggiatura. Le riprese sono state effettuate per la maggioranze in uno studio cinematografico in California negli Universal Studios, Stage 28 – 100 Universal City Plaza, Universal City, in cui furono riutilizzate gran parte delle vecchie scenografie del omonimo film del 1925.
Trama di Il fantasma dell’opera
All’Opera di Parigi c’è un talentuoso violinista che, dopo essere stato licenziato, decide di provare a far pubblicare un’opera composta da lui stesso, ma verrà ingannato e commetterà un omicidio.
Dopo essere stato sfigurato,decide di nascondersi nei sotterranei dell’Opera e continuerà ad aiutare la giovane Christine,una talentuosa soprano di cui è segretamente innamorato e che vuole a tutti i costi che ella raggiunga il successo che merita, a costo di uccidere chiunque si mette in mezzo.
Elvira Curci e Jane Farrar ne Il fantasma dell’opera Claude Rains in Il fantasma dell’opera 1943 Edgar Barrier e Susanna Foster ne Il fantasma dell’opera 1943
Analisi de Il fantasma dell’opera
La trama resta fedele non solo al romanzo ma anche al primo film del 1925 e risulta alquanto semplice e soprattutto lineare. La drammaticità è molto più presente all’interno della pellicola grazie a un miglioramento delle tecniche cinematografiche come quella riguardante l’invenzione del technicolor che costò ben due milioni di dollari e che obbligò la Universal, che voleva sfidare la Metro Godwyn Mayers e la Paramount Film, che con i loro film musicali ottenevano un gran successo al botteghino, ad aumentare in maniera importante il budget del film, nonostante la situazione bellica europea. Il denaro del resto venne speso per ottenere degli attori di fama, per i costumi e per le scene da teatro musicale con splendide scenografie e sontuose coreografie, proprio per questo motivo venne scelta come cantante e protagonista la stella Deanna Durbin, ma a causa dei ritardi di organizzazione l’intera squadra attoriale scelta inizialmente compreso il regista Henry Koster, abbandonarono il progetto.
Guardato con gli occhi di oggi la versione del 1943 risulta poco riuscita rispetto a quella precedente sopratutto nella sceneggiatura, tanto che solo alcuni personaggi risultano ben caratterizzati mentre altri rimangono poco approfonditi all’interno della storia, che si concentra eccessivamente sul suo protagonista il Fantasma dell’opera: un uomo normale che prova a pubblicare una sua opera ma che viene ingannato ingiustamente. Dentro di lui nasceranno emozioni forti come la rabbia,la frustrazione e la tristezza. Queste emozioni lo porteranno a commettere un omicidio e alla pazzia. Un uomo pazzo d’amore di una donna, una donna che ha aiutato e che ha ancora intenzione di aiutare a raggiungere il successo che merita. Il protagonista però, rispetto all’originale, risulta più interessante e meglio approfondito mantenendo quell’elemento di malinconica tristezza trasmettendo una sorta di compassione. Un’uomo che ha perso ogni speranza di successo e di diventare realmente un musicista famoso a causa dell’egoismo degli uomini. Insomma,a differenza della sua versione più vecchia, non inquieta ma comunque rimane un personaggio misterioso ed a tratti affascinante.
Il fantasma dell’opera si dimostra molto drammatico e intenso, a eccezione di alcuni momenti “leggeri” aggiunti alla storia in modo coerente, mai esagerato e fuori contesto. Non stiamo parlando di un film dinamico e pieno di azione, non ha lo scopo di spaventare o addirittura terrorizzare gli spettatori ma di raccontare una storia drammatica,in cui il vero mostro non è il fantasma ma gli uomini che lo hanno reso ciò che è diventato. Forse potrebbe risultare noioso e scarso di dinamicità,ma se avete già visto altri film dell’Universal di questo periodo, potete stare tranquilli.