Il Gladiatore: Il Ben-Hur degli anni Duemila

Trailer italiano de Il Gladiatore

TRAMA DI IL GLADIATORE

C’è stato un sogno una volta che era Roma. Lo si poteva soltanto sussurrare… ogni cosa più forte di un sospiro l’avrebbe fatto svanire. Era così fragile. Io temo che non sopravviverà all’inverno.

CIT. MARCO AURELIO (RICHARD HARRIS) – Il gladiatore

Ridotto in schiavitù per non aver riconosciuto come suo imperatore il dissoluto Marco Aurelio Commodo (Joaquin Phoenix), il generale romano Massimo Decimo Meridio (Russell Crowe) giunge in Africa dove inizia a farsi una nomea come temibile gladiatore noto come “l’Ispanico”, e inizia ad architettare il suo progetto di vendetta quando gli è concesso di esibirsi a Roma, nel cuore dell’impero, dove Commodo si sta dimostrando sempre più inadatto al governo.

Russell Crowe in Il Gladiatore
Joaquin Phoenix in Il Gladiatore

RECENSIONE DI IL GLADIATORE

“Massimo”… “Massimo”… “Massimo”… ti acclamano. Il generale che diventò uno schiavo. Lo schiavo che diventò un gladiatore. Il gladiatore che sfidò un imperatore. Una storia che colpisce… e adesso il popolo vuole sapere come va a finire. Soltanto una morte gloriosa li soddisferà. E cosa c’è di più glorioso che sfidare l’imperatore in persona nella Grande Arena?

CIT. COMMODO (JOAQUIN PHOENIX) – Il gladiatore

All’indomani della rivoluzione digitale di Matrix (1999), il regista inglese Ridley Scott sceglie di sfruttare le moderne tecnologie non per affascinare (e inquietare) il pubblico con una visione futuribile come quelle di Alien o Blade Runner, ma per ricostruire un lontano passato. Iconico, osannato da molti come trionfo del cinema post-moderno e bollato da altri come pruriginosa operazione commerciale, Il Gladiatore è indiscutibilmente uno dei film più importanti del XXI secolo, rinverdimento del genere peplum (molto di moda negli anni Cinquanta del Novecento e poi decaduto negli anni Sessanta) e una leggendaria storia di vendetta ricca di avvincenti scene d’azione e riferimenti al cinema classico della grande Hollywood.

Con circa cinquecento milioni di dollari a fronte di una spesa di cento e la vittoria di ben cinque Premi Oscar tra cui gli ambiti Miglior Film e Miglior Attore Protagonista, Il Gladiatore sancì il più grande successo commerciale nella carriera di Scott, aprì le danze alla moda di un nuovo filone di film epici a Hollywood (Troy, Alexander, 300) e fu la rampa di lancio per le carriere di Russell Crowe e Joaquin Phoenix.

Mi chiamo Massimo Decimo Meridio, comandante dell’esercito del Nord, generale delle legioni Felix, servo leale dell’unico vero imperatore Marco Aurelio. Padre di un figlio assassinato, marito di una moglie uccisa… e avrò la mia vendetta… in questa vita o nell’altra.

CIT. MASSIMO (RUSSELL CROWE)

La messa in scena di Ridley Scott non tradisce le aspettative, il film procede con incedere poderoso, la Roma antica ricostruita grazie al computer è di grandissimo impatto scenico e restituisce tutta la sontuosità di un impero vasto e potente. Sebbene dotato nella resa dei momenti spettacolari, come nei magnifici e polverosi combattimenti nelle arene, Scott offre al pubblico un racconto di fortissime umanità e attualità.

Per quanto lo script si regga pure su alcune clamorose forzature atte a mandare avanti la storia, gli sceneggiatori non perdono di vista le emozioni, e si preoccupano di scolpire nel marmo affascinanti personaggi che brillano di luce propria nel buio della sala grazie a ottimi dialoghi e battute giustamente divenute cult. Molto espliciti per altro la riflessione sullo spettacolo violento come mezzo politico per ammaliare le folle e il discorso sull’emancipazione della schiavitù che collega Il Gladiatore a Spartacus di Stanley Kubrick.

Gli attori sono eccezionali. Come un Charlton Heston degli anni Duemila, Russell Crowe sfodera forza epica con un fisico aitante e uno sguardo malinconico, riuscendo a farci credere in Massimo e nella sua eroica avventura; il poliedrico e diabolico Joaquin Phoenix è una nemesi all’altezza della situazione e dà prova delle sue qualità in intermezzi dialogici dal tono scespiriano e tragico, prima con il padre Marco Aurelio (Richard Harris) e poi con la sorella Lucilla (Connie Nielsen). Attorno al duello tra i due protagonisti girano svariati eccezionali caratteristi, da Oliver Reed (morto sul set) a Derek Jacobi.

Ci sarebbe molto altro da dire sul valore simbolico delle contestatissime incongruenze storiche, sui collegamenti con Blade Runner, sulla trattazione delle pulsioni incestuose/omoerotiche con netto anticipo su Game of Thrones e sulla splendida colonna sonora di Hans Zimmer; ma alla fine di tutto, quando iniziano a scorrere i titoli di coda, non si potrà che rimanere sbalorditi da questo connubio di narrazione epica vecchio stile ed esigenze di mercato contemporanee, che nelle mani di un narratore del calibro di Ridley Scott diventa grande intrattenimento portato alle massime aspirazioni artistiche.

NOTE POSITIVE

  • Regia
  • Sceneggiatura
  • Attori
  • Effetti speciali
  • Colonna sonora
  • Impatto emozionale

NOTE NEGATIVE

  • Alcune forzature per portare avanti la storia

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