
I contenuti dell'articolo:
Il mio Rembrandt
Titolo originale: Mijn Rembrandt
Anno: 2019
Nazione: Paesi Bassi
Genere: documentario
Casa di produzione: Discours Film
Distribuzione: Nexo Digital
Durata: 1h 37min
Regia: Oeke Hoogendijk
Sceneggiatura: Oeke Hoogendijk
Fotografia: Gregor Meerman, Sander Snoep
Montaggio: Boudewijn Koole, Gys Zevenbergen
Musiche: Juho Nurmela, Alex Simu
Attori: Eijk De Mol van Otterloo, Jan Six, Rose-Marie De Mol van Otterloo, Martin Bilj, Taco Dibbits, Richard Scott
Il mio Rembrandt è un evento Nexo Digital in collaborazione con Piece of Magic. La Grande Arte al Cinema è un progetto originale ed esclusivo di Nexo Digital. Per il 2022 la Grande Arte al Cinema è distribuita in esclusiva per l’Italia da Nexo Digital con i media partner Radio Capital, Sky Arte, MYmovies.it e in collaborazione con Abbonamento Musei. Al cinema, come film evento, il 6, 7, 8 giugno 2022.
Trama de Il mio Rembrandt
Il mio Rembrandt racconta la bellezza del pittore e incisore olandese del Seicento attraverso le storie dei collezionisti De Mol Von Otterloo, del mercante Jan Six (alla ricerca di suoi capolavori ancora sconosciuti), dell’americano Thomas Kaplan e del duca scozzese Buccleuch accumunati da una forte passione per l’artista. Nel momento in cui un banchiere decide di vendere alcune opere di Rembrandt, inizia uno scontro tra Rijksmuseum e Louvre per averle.

Recensione de Il mio Rembrandt
Solo tre date disponibili per la visione dell’appassionato lungometraggio della documentarista olandese Oeke Hoogendijk, già nota al pubblico internazionale per il pluripremiato Het Nieuwe Rijksmuseum (2014), documentario che mostra il rinnovamento del museo di Amsterdam durato oltre dieci anni. Questa volta con Il mio Rembrandt, presentato per la prima volta all’IDFA Festival del 2019, il focus è su una specifica personalità olandese che, ha ammaliato tutti con i suoi capolavori caratterizzati da una maestria tecnica più unica che rara. Dai Paesi Bassi agli Stati Uniti, passando per la Scozia, non c’è nessuno che sia rimasto indifferente alla bellezza e all’espressività delle opere dell’incisore olandese che, anzi, suscita spesso una passione travolgente come spiega la stessa regista.
“Il mio obiettivo era creare un dramma shakespeariano, mostrando i personaggi principali con ogni possibile elemento umano (…). Devo molto alla fiducia e al candore dei miei protagonisti che – per quanto diversi possano essere i loro mondi – condividono un dettaglio cruciale che li ha tutti in pugno: la febbre di Rembrandt. Non è Rembrandt in persona, ma la loro passione per lui che gioca il ruolo principale. La domanda che rimane dopo aver visto il film non è «Cosa facciamo oggi con l’eredità di Rembrandt?», quanto piuttosto: «Cosa c’entra con noi l’eredità di Rembrandt?»”
Oeke Hoogendijk, regista de Il Mio Rembrandt

L’essenza del film si racchiude tutta nelle parole di Taco Dibbits che ha descritto l’artista come “un omaggio all’umanità”. Chiunque sia nel XVII secolo, così come ora, è lusingato di essere ritratto da Rembrandt che, come spiega la regista, non vuole imbellettare i suoi dipinti, bensì scavare nel reale e mostrare nei volti ritratti quei difetti che rendono l’umanità umana.
I momenti più toccanti del film sono infatti quelli in cui indugia nell’osservazione delle opere, come il ritratto nella casa del duca scozzese, a cui viene data nuova vita spostandolo sopra il camino. Il calore e l’aria assorta del soggetto è uno dei tanti esempi della genialità del più popolare artista olandese, secondo solo a Van Gogh. Tuttavia, il lungometraggio non nasconde lo scontro politico e i giochi di potere che stanno attorno ai quadri di Rembrandt, che a volte sembrano voler essere tenuti gelosamente nelle case private, e altre volte sono contese dai grandi musei del mondo: in questo caso il Louvre parigino e il Rijksmuseum olandese. L’ossessione che i grandi collezionisti hanno nei confronti di queste opere (alcune ancora da trovare) è passionale quanto politica e dimostra come queste personalità vogliano aggrapparsi al lascito di gloria di un artista che loro non potranno mai essere.
In conclusione
Il documentario di Hoogendijk è un mosaico di storie romantiche e politiche più o meno avvincenti con un unico denominatore comune: la passione per un artista che da sempre e per sempre affascinerà il pubblico, con un talento e uno sguardo che lo rendono non solo un pittore ma anche un grande documentarista.
Note positive
- Regia
- Soggetto
Note negative
- Durata che risulta eccessiva