Il tempo che ti do – prima stagione (2021): 10 episodi da 11 minuti

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Il tempo che ti do locandina

Il tempo che ti do

Titolo originale: El tiempo que te doy

Anno: 2021

Paese: Spagna

Genere: drammatico

Casa di Produzione: Corte y Confección de película

Distribuzione: Netflix

Ideatore: Nadia de Santiago

Stagione: 1

Episodi: 10

Attori: Nadia de Santiago, Alvaro Cervantes, David Castillo, Marivi Carrillo, Nico Romero, Cala Zavaleta, Luisa Vides, Eloi Costa,Violeta Mateos, Carla Linares, Sergio Pozo, Stefy Gonzalez, Prince Ezeanym, Dariam Coco, Manuel Canchal

Official Trailer della serie TV Il tempo che ti do

Pablo Fernández e Inés Pintor dirigono “Il tempo che ti do”, la nuova serie tv disponibile su Netflix, ideata dall’attrice femminile principale Nadia de Santiago, e disponibile on demand dal 29 Ottobre 2021. Questa nuova produzione spagnola sta generando ampi dibattiti riguardanti soprattutto la durata sicuramente inusuale (ma magari anche lungimirante) dei propri episodi. Si tratta, infatti, della prima produzione seriale del piccolo schermo che decide d’intraprendere una narrazione che si sviluppa in soli 11 minuti a puntata. I protagonisti di “El tiempo que te doy” (titolo originale) sono Lina e Nico interpretati da Nadia de Santiago e Alvaro Cervantes, entrambi già noti ai fan di “Le ragazze del centralino” e “Criminal:Spagna”.

il tempo che ti do frame
Fotogramma de Il tempo che ti do

Trama de Il tempo che ti do

La serie si struttura in 10 episodi da 11 minuti e racconta le fasi della storia d’amore tra l’infermiera Lina e l’istruttore d’immersioni Nico. Gli up e down tipici di una relazione vengono man mano svelati mediante il costante utilizzo del flashback alternato a una narrazione del presente. La storia non ha uno sviluppo lineare e cronologico infatti noi conosciamo i protagonisti alla fine del loro amore nel momento del distacco, quando ormai hanno preso entrambi due strade diverse.
Lina e Nico sono due ragazzi comuni che come tanti altri si incontrano per caso in una notte d’estate, finiscono per innamorarsi e alla fine, dopo 9 anni trascorsi insieme, per lasciarsi.

il tempo che ti do recensione
Fotogramma de Il tempo che ti do

Recensione de Il tempo che ti do

In 110 minuti totali vengono raccontati, in modo semplice senza addentrasi nel dettaglio, attimi di una storia d’amore come tante che punta la lente d’ingrandimento soprattutto sulla fatica del distacco, sull’imparare a lasciare andare, sulla paura del non essere in grado di ricominciare e di trovare un nuovo equilibrio. Lina, dopo la rottura, cambia casa, cerca un nuovo lavoro e prova cose nuove nel tentativo di dimenticare il suo primo amore Nico; fa di tutto per cercare di attutire il dolore, le incertezze e la nostalgia dei tempi passati. Questa lotta interiore della protagonista è metaforicamente resa a livello narrativo mediante una diminuzione costante, 1 minuto a puntata, del minutaggio dedicato al passato in favore del tempo presente perché l’intento è quello di rafforzare l’idea che il tempo guarisce le ferite e ti permette di ricominciare.

Undici minuti misurati fra il tempo del passato costruito sull’innamoramento e i momenti di splendore e armonia sui quali si è costruito l’idillio iniziale ed, in contrapposizione, quello del presente, inceppato invece fra voglia di dimenticare o riprovarci ancora in cui si fanno sentire con fermezza le incrinature e i dissapori di nove anni di relazione.

Lina e Nico raccontano una storia semplice, di vita comune in cui ciascuno di noi può identificarsi. Questa giovane coppia in crisi, fa da specchio agli spettatori e pur facendoli immergere nella loro storia di coppia intima e personale riesce a far passare il messaggio che, pur nella loro unicità, tutte le coppie affrontano i medesimi step propri di una storia d’amore. In particolar modo, quando una storia finisce, i sentimenti di frustrazione, paura, rimorsi, rimpianti, dolore e fatica sono propri del distacco e di quel “rito di passaggio” che porterà ciascun protagonista di quella storia a una nuova fase di vita e, sicuramente a una nuova maturità personale che gli permetterà di far tesoro dell’esperienza del passato. Il tempo è il vero protagonista di questa fase perché, proprio lui con il tuo trascorrere impetuoso e costante, implementa il fluire del dolore e agevola la metamorfosi di esso che poco a poco muta in consapevolezza e distacco dal passato.

il tempo che ti do


Il tempo che ti do” cela all’interno della sua narrazione il fatto che tutto è destinato a modificarsi, a evolversi e cambiare nel tempo. Come affermava il filosofo greco Eraclito, tutto scorre (PANTA REI): lo scorrere del tempo va analizzato in molteplici aspetti, dai fatti spiacevoli e negativi ai momenti gioiosi e memorabili. Dobbiamo accettare che il tempo travolge tutti gli eventi della nostra vita. Il tempo, può essere quindi letto, come un alleato di ciascuno di noi, bisogna semplicemente imparare a fidarsi di lui!

La serie tv spagnola racconta, quindi, una storia comune ma in una modalità tutt’altro che comune; mette in campo, infatti, una narrazione in formato breve che sicuramente colpisce per la sua originalità ma crea anche dibattito sull’efficacia o meno di contenere i giusti tempi di racconto. In altre parole: in 11 minuti (ossia in 110 minuti totali) si riescono davvero a raccontare tutte le sfumature di una storia? È possibile creare il consueto legame tra “spettatore e i personaggi? È davvero plausibile che i protagonisti possano svelare tutte le loro sfumature e possano far emergere la loro evoluzione in un tempo così ridotto?

“El tiempo que te doy” espone una storia comune d’immediata immedesimazione ma fa fatica a raccontare nel profondo i nove anni di amore tra Lina e Nico. Fa fatica a far cogliere i moventi d’incrinazione del rapporto; non è capace di seguire con la stessa intensità, come è vissuto il distacco da parte di entrambi (si focalizza, infatti, più sul personaggio di Lisa rispetto a quello di Nico). Ci troviamo nuovamente a parlare di “tempo”, ma questa volta (forse) in senso opposto in quanto rimane il dubbio che 11 minuti possano essere davvero troppo pochi per raccontare una storia ma, magari, potrebbe anche essere pensabile di mantenere questo format ampliando il numero delle puntate in modo da concedere più respiro alla narrazione e andare a strizzare l’occhio alle famose sitcom americane degli anni ’90 a cui siamo tanto affezionati.

Note positive

  • Storia comune di facile immedesimazione
  • Nuovo format narrativo

Note negative

  • Poca empatia con i personaggi
  • Scarso approfondimento del contesto
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