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Innocence
Titolo originale: Gyul-baek
Anno: 2020
Paese: Corea del Sud
Genere: giallo
Produzione: Idio Plan, Kidari Ent
Durata: 110 min.
Regia: Sang-Hyun Park
Sceneggiatura: Sang-Hyun Park
Fotografia: Yoo Il-Seung
Attori: Hye-Sun Shin, Chong-ok Bae, Joon-ho Huh, Kyung Hong, Hang-ho Tae, Hong-il Choi, Soon-bae Cha
Trama di Innocence
Durante un funerale di un uomo, alcuni degli invitati vengono colti da un improvviso malore fisico, tanto da causare la morte di un uomo e il ricovero in gravi condizioni di altri, come il sindaco del villaggio. La polizia, quasi immediatamente, scoprirà che le vittime sono state avvelenate attraverso il vino di riso che stavano bevendo in memoria del loro amico defunto, a cui era stato aggiunto un potente pesticida, velenoso per l’essere umano. La principale sospettata è la moglie del defunto, Hwa-ja (Bae Jong-ok), ormai anziana mostra segni di demenza e la sua unica ragione di vita sembra essere il suo figlio maschio vittima di una forza autistica.
Nel frattempo, Jeong-in (Shin Hae-son), figlia di Hwa-ja, ha una importante lavoro come avvocato presso un facoltoso studio legale di una grande città. Guardando il telegiornale scopre che la madre è stata arrestata e accusata di omicidio, così decide di ritornare nel suo villaggio natale per difenderla. Nel suo viaggio la giovane avvocatessa dovrà fare nuovamente i conti con il suo passato e la sua stessa famiglia, che aveva abbandonato da giovane a causa di frequenti liti con il padre, ormai defunto; ma proprio per difendere la madre dovrà svelare i numerosi segreti del luogo, tenuti celati da moltissimi anni.

Recensione di Innocence
Denominato anche con il nome di Gyeolbaek, questo lungometraggio di Park Sang-hyun del 2020 si dimostra un classico film di genere giallo/poliziesco, dove troviamo un personaggio, qui nelle vesti dell’avvocatessa Jeong-in, che assume il ruolo solitario di detective per scoprire la verità dei fatti, verità a cui nessun altro sembra essere realmente interessato a svelare, partendo proprio da una polizia e da degli avvocati corrotti che sembrano essere solo desiderosi di catturare un presunto colpevole, individuato qui nella malata signora Hwa-ja, piuttosto che nell’andare a indagare sulle ragioni stesse dell’imputata, al fine di portare a galla il movente stesso degli omicidi, ragione che pare non interessare a nessuno e sui cui nessuno vuole porre i riflettori. Dunque sarà proprio compito dell’avvocatessa, che tra alcuni aiuti e mille difficoltà, con personaggi della vita politica – industriale del paese che tentano in tutti i modi di dissuaderla, di andare a scovare e portare alla luce tutti i pezzi di un puzzle complesso e che comprometterà molti dei potenti, ma proprio questi pezzi di verità sembrano giungere in maniera fin troppo casuale nelle mani della protagonista, senza che questa svolga un reale compito di attenta indagine, indagine che viene fin troppo tralasciata all’interno della drammaturgia, nonostante sia questa a portare ad un finale sconvolgente con dei grandi colpi di scena.
Se Innocence non risulta dal punto di vista strutturale così originale, trova il suo senso d’esistere nell’elemento prettamente emozionale della storia, di una storia che vuole sviscerare il rapporto di un nucleo familiare, toccando quel legame tra madre e figlia con momenti di alta commozione che fuoriusciranno tutti nell’istante in cui l’anziana Hwa-ja, affetta da demenza, riesce per la prima volta, e forse l’ultima, a riconoscere nei lineamenti dell’avvocatessa quelli della figlia Jeong-in, creando una scena di forte riappacificazione tra le due, che si erano perse di vista molti anni prima. Tale scena viene impreziosita da una dichiarazione sconvolgente da parte dell’anziana che capovolgerà la realtà dell’esistenza di Jeong-in. Questo instante narrativo, pieno di pathos e di emozione, è il momento di maggior fattura di questa pellicola portando a termine l’arco di evoluzione di Hwa-ja e della protagonista: una donna che ricerca il perdono della madre, ed è probabilmente questa sua ricerca di riappacificarsi con le sue origini che la riconduce al suo paese in un momento drammatico per la sua stessa famiglia.
C’è anche un grande cast di personaggi in Innocence. Shin Hye-sun (A Violent Prosecutor; 2016, A Day; 2017) regge perfettamente sulle sue spalle l’opera filmica realizzando un interpretazione solida e ben costruita dell’ambiziosa avvocatessa in carriera. Accanto a questa attrice però non possiamo che non citare le sue due grandi spalle attoriali come Bae Jong-ok, ottima nel complesso ruolo di Chae Hwa-ja, come anche Joon-ho Huh che interpreta maestosamente il ruolo del fratello autistico, carattere narrativo ben scritto e che dona al pubblico la sua filosofia di vita: “schiaffeggiami una volta ti schiaffeggio due volte“.
Interessante è che il film sia ispirato ad un fatto di cronaca nera avvenuto il 14 luglio 2015, dove un gruppo di donne sono state trovate avvelenate nella provincia dello Gyeongsang settentrionale, dopo aver bevuto una bibita gassata con pesticidi. Due delle donne sono morte. La polizia ha arrestato una donna di 80 anni e l’ha condannata all’ergastolo.
Note positive
- Interpretazioni attoriali dei protagonisti
- Rapporto familiare
Note negative
- Poca originalità, mostrando il classico canovaccio del genere giallo