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La bocca del Lupo
Titolo originale: La bocca del Lupo
Anno: 2009
Paese: Italia
Genere:Drammatico, Documentario
Produzione: Indigo Film, L’Avventurosa Film, Rai Cinema, Babe Films
Distribuzione: Bim distribuzione
Durata: 67 min
Regista: Pietro Marcello
Sceneggiatura:Pietro Marcello
Fotografia: Pietro Marcello
Musiche: Era
Attori: Vincenzo Motta, Mary Monaco
Lungometraggio diretto da Pietro Marcello è liberamente ispirato al romanzo verista di Remigio Zena, La bocca del Lupo ottenne il premio come miglior documentario al David di Donatello e presso i nastri d’argento e come miglior film al Torino Film Festival trovando il plauso da parte della critica.
Trama de La bocca del Lupo
Ambientato a Genova, si racconta di un amore tra due carcerati. Un siciliano, Vincenzo Motta detto Enzo, che nel corso della sua vita ha ucciso molteplici persone e che odia profondamente la polizia si innamora di un uomo divenuto donna, quindi transessuale, anch’esso in carcere ed eroinomane.
scena de La bocca del lupo Reperto d’archivio in La bocca del lupo
Recensione de La bocca del Lupo
Si confondono i confini tra ciò che è documentario e fiction all’interno di una narrazione che sfrutta la realtà stessa utilizzando materiale di cinema privato, video d’archivio sulla città di Genova, tanto da dedicarlo a tutti coloro che hanno filmato la città di Genova nel 1900. La bocca del Lupo è dunque un docu – dramma che sfrutta la tecnica, amata dal cinema contemporanea, del Found Footage, ovvero del montaggio di materiale ritrovato mischiando così finzione e documentarismo realizzando un prodotto cinematografico alquanto ibrido.
La bocca del Lupo è un lungometraggio notturno, che ci fa vedere gli scorci di Genova sotto la luna, i suoi vicoli, anche deserti, il porto, le fabbriche, e la stazione. E’ un film che rappresenta la solitudine della società contemporanea, e l’emarginazione; i personaggi sono carcerati che si amano, si sono incontrati in cella, passano la loro ora d’aria insieme, e si ritrovano in celle separate uno di fronte all’altro; tutto questo è raccontato e non rappresentato, e fa tenerezza il raccontare del trans che avevano inventato un modo di comunicare tutto loro, servendosi dell’alfabeto muto; Il tutto è enunciato dai due protagonisti, che si alternano da narratori del film. Sono presenti tre voci a narrare; la prima voce narrante non è però simboleggiata da nessun personaggio, ed è una voce che si trova sia nell’incipit, sia nel suo epilogo. Il film attua la forma del racconto, privilegia inquadrature più o meno lunghe, e, durante il racconto dei due, opta per una sequenza a scena, visto che si trovano nello stesso luogo, ovvero nella loro casa, e il tempo della storia si può dire che è uguale al tempo del racconto. La storia risulta interessante dal punto di vista visivo pur perdendosi a tratti nella sceneggiatura eccessivamente complessa che ha bisogno di più visioni per essere pienamente compresa.
Note positive
- L’uso del Found Footage
Note negative
- La sceneggiatura a tratti dispersiva