
I contenuti dell'articolo:
La meravigliosa storia di Henry Sugar
Titolo originale: The Wonderful Story of Henry Sugar
Anno: 2023
Paese: Stati Uniti d’America, Regno Unito
Genere: Commedia, drammatico, avventura
Casa di Produzione: American Empirical Pictures
Distribuzione italiana: Netflix
Durata: 37 minuti
Regia: Wes Anderson
Sceneggiatura: Wes Anderson
Fotografia: Robert Yeoman
Montaggio: Barney Pilling, Andrew Weisblum
Musiche: Alexandre Desplat
Attori: Benedict Cumberbatch, Ralph Fiennes, Dev Patel, Ben Kinglsey, Rupert Friend, Richard Ayoade
Trailer de La meravigliosa storia di Henry Sugar
Informazioni sul corto e dove vederlo in streaming
Nel corso degli anni ci sono stati pochissimi registi di cui lo stile è inconfondibile al primo fotogramma, come se avessero levigato la propria poetica man mano girassero le loro opere. Certamente Wes Anderson, volente o nolente, può essere riconosciuto come un autore totale del cinema contemporaneo: ogni suo lavoro catapulta lo spettatore come se fosse in una favola, abitata da personaggi sopra le righe e caratterizzata dalla messinscena wesandersiana di matrice infantile, con la fotografia colorata di pastelli e le inquadrature minuziose e simmetriche, quasi perfette. Negli ultimi tempi, però, Anderson è stato preso di mira dai cinefili per essersi concentrato troppo sulla forma, lasciando che il contenuto fosse solo riempitivo, ma mai incisivo nelle sue opere. In Occasione dell’80 Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia è stato assegnato al regista texano il Premio Cartier Glory to the Filmmaker 2023 poco prima dell’anteprima mondiale in sala Grande del suo nuovo cortometraggio: La meravigliosa storia di Henry Sugar. Wes Anderson sarà riuscito a ritornare agli albori, in cui non era prigioniero del suo stile, ma anche un narratore sopraffino, come si è visto ne I Tenenbaum (2001, sempre diretto da Wes Anderson)?
Trama de La meravigliosa storia di Hnery Sugar
Henry Sugar, giocatore d’azzardo, viene a conoscenza di un uomo proveniente dall’India che riesce a vedere senza usare gli occhi. Rendendosi conto dei benefici che potrebbe trarne, decide di esercitarsi per acquisire la stessa abilità.
Recensione de La meravigliosa storia di Henry Sugar
Il corto andersoniano ha tutto ciò che abbia già visto nel corso della sua filmografia: inquadrature simmetriche e colorate, personaggi annoiati e sempre alla ricerca del successo personale, situazioni bizzarre, ma qui si va oltre. Nonostante Wes Anderson non sia riuscito a dare risalto al contenuto come nei suoi ultimi prodotti, la messa in scena è quello che colpisce subito all’occhio: la storia di Henry Sugar, presa fedelmente dall’omonimo racconto di Roald Dahl e il primo di una serie di corti in uscita in questi giorni sempre ripresi dallo stesso autore, ha la folle caratteristica di scorrere nella sua breve durata di quaranta minuti (in un festival cinematografico dove film di due ore sono la norma) con l’uso geniale della scenografia e dei dialoghi nel modo più straniante possibile: i personaggi recitano come se leggessero il copione davanti ad un pubblico di teatro, parlando in terza persona o, addirittura, anticipando le battute altrui. Questa la loro recitazione è nervosa e rapida, necessita di concentrazione, altrimenti si rischia di perdere il filo del discorso. Basta uno sguardo altrove, uno sbadiglio o un semplice abbiocco durante la visione e si possono perdere delle informazioni necessarie al fine del racconto stesso. Idea brillante e stravagante, ma che potrebbe non piacere a molti.

Sullo sfondo di questi lunghi monologhi c’è tutta l’idea del trasformismo che non stravolge solo il protagonista Henry Sugar dopo aver scoperto il segreto del guru e che si estende a tutto l’ambiente circostante: man mano si prosegue con la “lettura” dell’opera, si passa attraverso i vari ambienti come se l’intera struttura teatrale alle spalle venisse smantellata e riassemblata in diretta, intervenendo durante il susseguirsi degli eventi e calcolando i giusti tempi. La regia di Anderson detta i tempi evolutivi dell’ambiente circostante a proprio piacimento e mostra una cura nei dettagli ben delineata, riuscendo ad immergere perfettamente i personaggi nell’ambiente.
Forse ci si poteva aspettare un attimo di più dal cineasta texano, ma consci delle ultime opere prodotte, il risultato è un cortometraggio di buona fattura estetica, molto piacevole da vedere, ma che narrativamente parlando poteva offrire molto di più. Il cast, in cui spiccano i nomi di Benedict Cumberbatch, Ralph Fiennes, Ben Kinglsey e Dev Patel, fa la sua parte, riesce a divertire, ma, come si è già detto, Anderson ormai sembra prigioniero della sua poetica, lontano dai fasti delle prime produzioni. Non per questo, però, deve essere condannato, poiché La meravigliosa storia di Henry Sugar può serenamente essere considerato un perfetto connubio tra arte e cinema, un modo diverso di porre la Settima Arte e che nel suo stile Wes Anderson può essere considerato il migliore.

In conclusione
“La meravigliosa storia di Henry Sugar” offre una rappresentazione cinematografica intrigante e affascinante, che si basa sull’idea del trasformismo, tanto nel protagonista Henry Sugar dopo aver scoperto il segreto del guru, quanto nell’ambiente circostante. Il regista Wes Anderson guida abilmente questa trasformazione, smantellando e riassemblando l’intera struttura teatrale in modo dinamico, influenzando il susseguirsi degli eventi e curando minuziosamente ogni dettaglio per immergere perfettamente i personaggi nell’ambiente circostante. Tuttavia, se da un lato il film brilla per la sua estetica impeccabile e per il cast di attori talentuosi dall’altro, dal punto di vista narrativo, potrebbe offrire qualcosa di più. Wes Anderson, nonostante il suo stile distintivo, sembra essere in parte prigioniero della sua poetica, lontano dai fasti delle sue prime produzioni
Note positive
- Splendido uso della scenografia
- Regia inconfondibile di Wes Anderson
- Approccio teatrale dell’opera
Note negative
- Dialoghi troppo rapidi
- Storia non avvincente