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Le buone stelle – Broker
Titolo originale: 브로커
Anno: 2022
Paese: Corea del Sud
Genere: drammatico
Casa di Produzione: Zip Cinema
Distribuzione: Lucky Red, Koch Media
Durata: 129 min
Regia: Hirokazu Kore’eda
Sceneggiatura: Hirokazu Kore’eda
Fotografia: Hong Kyung-pyo
Montaggio: Hirokazu Kore’eda
Musiche: Jung Jae-il
Attori: Song Kang-ho, Gang Dong-won, Bae Doo-na, IU, Lee Joo-young
Co-distribuito da Lucky Red e Koch Media, arriva in sala il 13 ottobre “Le buone stelle – Broker”, il film dell’acclamato regista giapponese Kore-eda Hirokazu, che è valso la Palma d’Oro al festival di Cannes 2022 al suo protagonista Song Kang ho. La distribuzione commerciale nelle sale sarà coordinata da Lucky Red, mentre l’edizione home video sarà gestita da Koch Media.
Trama di “Le buone stelle – Broker”
Sang-hyeon e Dong-soo, che amano definirsi “broker di buone azioni”, prelevano i bimbi abbandonati nella “baby box” di una chiesa vicina e li vendono a famiglie in cerca di un figlio. La giovane So-young, madre pentita di aver abbandonato il suo bambino, rintraccia i due broker e scopre la loro attività: i tre si mettono dunque in viaggio per cercare una famiglia al piccolo.
Recensione di Le buone stelle
Broker, che la distribuzione italiana ha bislaccamente intitolato Le buone stelle, è il quindicesimo film del giapponese Hirokazu Kore’eda e il primo girato dal regista in Corea del Sud. Il protagonista Song Kang-ho, noto al pubblico internazionale per Parasite e Memorie di un assassino di Bong Joon-ho, è stato premiato come miglior attore protagonista durante l’ultima edizione del Festival di Cannes: la kermesse francese è da anni un luogo d’elezione per il cinema di Kore’eda, che aveva vinto la prestigiosa Palma d’oro nel 2018 per Un affare di famiglia, al quale Le buone stelle si avvicina molto sia per i toni, sia per i temi della narrazione. Un affare di famiglia, terzultimo lungometraggio del regista, è considerato da molti il capolavoro di Kore’eda, che dagli anni ’90 si impegna ad analizzare, con occhio lucido e drammatico ma sempre profondamente poetico, il senso dei legami familiari nel Giappone contemporaneo.

Erede diretto di Yasujiro Ozu e della migliore tradizione intimista del Sol Levante, Kore’eda è sicuramente una delle voci registiche più toccanti, interessanti e riconoscibili emerse negli ultimi decenni; nelle sue trame, semplici ma ogni volta illuminanti, è stato capace di raccontare da angolazioni sempre nuove personaggi vivi e realistici, malinconicamente impegnati a trovare un senso alla propria quotidianità. La famiglia e lo smarrimento esistenziale, di frequente legato al lutto, spesso si incontrano nell’attenzione che Kore’eda dà ai bambini, che sono in molti casi al centro dei suoi film. In Un affare di famiglia, l’incontro con una bambina abbandonata dai genitori era l’inizio di un viaggio emotivo all’interno di una famiglia priva di legami di sangue, in cui la criminalità si sposava in modo destabilizzante ma commovente con quell’amore gentile che rappresenta il senso profondo dell’istituzione familiare. In Le buone stelle, il discorso sulla famiglia svolto nel film del 2018 è talmente simile da apparire ricalcato.
Kore’eda, come già rilevato, è un regista che non ama variare i propri temi, preferendo concentrarsi su un’indagine sempre peculiare e interessante degli argomenti che gli sono cari: il problema di Le buone stelle non è quindi la ripetizione delle tematiche familiari ed esistenziali, ma il ripresentarsi dello sguardo già proposto in Un affare di famiglia. La trama del film, inutilmente dilatata e a tratti troppo macchinosa, narra infatti lo stesso dramma mostrato nel film precedente, in cui l’indagine sulla natura del legame familiare era svolta in modo più completo ed esente dalla retorica che talvolta appesantisce Le buone stelle.

In conclusione…
Le buone stelle, nonostante l’eleganza formale e la presenza di alcune scene di grande impatto emotivo, rappresenta forse il primo film non pienamente riuscito di Kore’eda, che ripropone in modo stanco e a tratti insistentemente retorico i temi di Un affare di famiglia.
Note positive
- Interpretazioni del cast
- Eleganza della regia
Note negative
- Ripetizione del discorso meglio svolto in Un affare di famiglia
- Durata eccessiva