Le pupille (2022): un dolce sguardo oltre la miseria

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Le pupille locandina

Le Pupille

Titolo originale: Le Pupille

Anno: 2022

Nazione: Italia

Genere: Drammatico

Casa di produzione: Tempesta, Esperanto Filmoj

Distribuzione: Disney+

Durata: 37 min

Regia: Alice Rohrwacher

Sceneggiatura: Alice Rohrwacher

Fotografia: Hélène Louvart

Montaggio: Carlotta Cristiani

Musiche: Cleaning Women

Attori: Alba Rohrwacher, Valeria Bruni Tedeschi, Melissa Falasconi, Carmen Pommella, Greta Zuccheri Montanari, Luciano Vergaro, Tatiana Lepore

Trailer ufficiale del corto Le pupille

Dopo il documentario Futura (2021), la giovane cineasta Alice Rohrwacher scrive e dirige per il piccolo schermo un grazioso regalo di natale: Le Pupille. Un cortometraggio a tinte agrodolci che fa luce sulla (r)esistenza dell’innocenza e bontà d’animo, oltre la superficie della miseria e della norma. L’opera filmica, tratta da una lettera inviata dalla scrittrice Elsa Morante all’amico Goffredo Fofi, vanta la produzione del regista Alfonso Cuaron, ed è stata presentata in diversi festival cinematografici tra cui Cannes 75, Telluride, Toronto e Il Cinema Ritrovato di Bologna. Il corto – della durata di 37 minuti circa – è disponibile alla visione sulla piattaforma Disney+.

Trama di Le Pupille

In un rigido collegio religioso gestito da quattro suore, trovano rifugio delle dolci orfanelle che, trascinate dalla routine quotidiana, si accingono a trascorrere il Natale durante un clima di carestia e di guerra. D’improvviso, però, qualcosa spezza gli equilibri esistenti: un’appetitosa zuppa inglese. L’omaggio di una ricca signora (Valeria Bruni Tedeschi) che, in cambio del dono alle bimbe, chiede loro di pregare affinché il suo amor perduto faccia presto ritorno. Ma per le piccole donne dagli occhioni grandi e speranzosi, questa potrebbe essere l’occasione più unica che rara di mangiare un dolce gustoso, in un tempo in cui regna la fame e la decadenza.

Fotogramma de Le pupille
Fotogramma de Le pupille

Recensione di Le Pupille

Il premio Oscar Alfonso Cuaron reputa Alice Rohrwacher una delle migliori registe contemporanee della sua febbricitante generazione. E, mi vien da dire, ha ragione da vendere. La cineasta toscana – dall’inconfondibile sorriso e uno stile acqua e sapone – si è fatta conoscere e apprezzare nel panorama cinematografico nazionale (e internazionale) portando sotto gli occhi del pubblico storie intarsiate di brillante poeticità. Pellicole dominate da un’esplosione delicata d’immagini, parole e atmosfere, di fronte a cui è impossibile rimanere indifferenti.

Grazia, cura, purezza intessono, di volta in volta, lo sviluppo di trame narrative nitide ed essenziali, dal sapore magico-agreste, caratterizzate, spesso, da profili caratteriali moralmente “vergini”, surreali, in cui sembra non esserci spazio per la cattiveria, l’infedeltà, la malizia. Insomma: per tutte quelle qualità negative che rendono l’uomo egoista e prevaricatore. Quelli ritratti dall’occhio e dalla penna della Rohrwacher sono, insomma, personaggi eterei, quasi evanescenti – si pensi, in particolare, a Lazzaro Felice – che concorrono sulla scena per rinsaldare una sorta di ritorno a un’età dell’oro; una dimensione sociale in cui possa trovare radice l’autenticità delle passioni disinteressate, ormai valori quasi utopici per una collettività contemporanea sempre in corsa per il primato della malafede.

Fotogramma de Le Pupille
Fotogramma de Le Pupille

E anche in quest’ultima opera la regista nostrana non manca di regalare allo spettatore un racconto cinematografico carico di bellezza spudorata. Ad esserne irresistibili portatrici sono le pupille, come la madre superiore (Alba Rohrwacher) le chiama. Delle piccole orfanelle che, nonostante vivano in condizioni di povertà e rigide restrizioni, non mancano di lasciarsi guidare dall’insopprimibile istinto alla libertà d’azione e pensiero. Così, nell’ambito di un quadro compositivo minimale, le vediamo intonare allegramente le note della canzone Baciami piccina, completamente ignare della possibile peccaminosità celata dietro il brano musicale. L’innocenza, dunque, è l’elemento che contraddistingue queste anime bianche, i cui occhi curiosi e palpitanti non smettono mai di desiderare la gioia delle piccole cose.

Tra queste «piccole cose» che si vogliono assaporare, c’è una succulenta, enorme zuppa inglese donata da un’eccentrica signorotta. E’ questo l’escamotage narrativo funzionale a far emergere la sostanza caratteriale di chi calca la scena. La più viva e genuina purezza e assenza di malignità delle graziose protagoniste. Di una in particolare, la silenziosa e arguta Serafina. Il personaggio chiave del corto. Colei che, pur essendo additata come la cattiva del gruppetto, dimostra – in una sequenza intrisa di pungente umorismo – quanto sia, in realtà, la più buona e obbediente orfanella che ci sia. Al punto tale da eseguire alla lettera gli ordini che le vengono impartiti. Infatti – ironia della sorte – è proprio lei a guadagnarsi la fetta di torta tanto agognata dal collettivo, in quanto solo le «bambine cattive» possono cibarsene. E lei, a detta di una delle suore, lo è. Dunque, può macchiarsi del peccato dell’ingordigia a cuor leggero. Ma Serafina non è affatto ingorda. E’ solo una bambina affamata che rispetta le regole. Un’outsider mai stata così insider, che non si fa scrupoli a condividere con naturalezza le briciole del suo pezzo di dolce con le sue compagne. Un gesto semplice quanto commovente, in grado di aprire le porte alla più genuina solidarietà e amorevole condivisione. Valori che esaltano la bontà interiore, capace di esistere anche nel pieno della precarietà materiale.

Nell’ambito di una stuzzicante gag comica, alla fine, il resto del dolce sontuoso arriva nelle mani ruvide e sporche di un gruppo di spazzacamini i quali, spinti dall’istinto famelico, se la mangiano con voracità anche se caduta e sparpagliata a terra. Ergo: L’anarchia dei desideri primigeni infrange la durezza della forma. Il tutto avviene davanti a un coro di fanciulle divertite che, rivolgendosi in camera, abbattendo il muro della quarta parete, chiedono a noi spettatori quale possa essere la morale della favola. Cosa rispondere? Ci si può provare tirando in ballo un’altra domanda: «Se le presunte “cattive ragazze” fossero le migliori?»

Le pupille - cortometraggio
Le pupille – cortometraggio

In conclusione

Alice Rohrwacher, senza rinunciare alle potenzialità espressive di un’estetica minimalista, confeziona una deliziosa opera audiovisiva per tutte le età. Una coinvolgente storia formato famiglia che, sullo sfondo opaco di un Natale di guerra e carestia, risulta perfettamente in grado di esaltare l’universalità dei buoni sentimenti, capaci di sopravvivere anche in luoghi – sia fisici che morali – piuttosto impervi. E allora lunga vita al «dolce sguardo oltre la miseria».

Note positive

  • Estetica
  • Regia
  • Sceneggiatura

Note negative

  • /
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