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Little Forest
Titolo originale: Liteul poreseuteu
Anno: 2018
Paese di produzione: Corea del Sud
Genere: drammatico
Produzione: Watermelon Pictures
Distribuzione: Megabox Plus M
Durata: 103 min.
Regia: Yim Soon-rye
Sceneggiatura: Hwang Seong-gu
Montaggio: Kim Seon-min
Direttore della fotografia: Lee Seung-hoon
Musica: Lee Jun-oh
Attori: Kim Tae-ri, Ryu Jun-yeol, Moon So-ri, Jin Ki-joo, Jeon Guk-Hyang
Trama di Little Forest
La storia è articolata in quattro periodi dell’anno, cominciando dall’inverno, mese in cui la giovane Song Hye-wo decide di lasciare Seoul e ritornare momentaneamente nella sua casa d’infanzia. La ragazza sta attraversando un momento d’irrequietezza interiore. L’abbandono della madre dopo il liceo e il mancato superamento del test per accedere all’insegnamento accentuano l’inquietudine. Per di più, la vita cittadina, tra caos e lavoro, non l’aiuta. Ecco che allora sente il bisogno di ritrovare quella pace intima che solo un luogo tranquillo e naturale come la campagna può recare. Nel villaggio, dove va ad abitare, ritrova i suoi amici d’infanzia, la passione per l’agricoltura e per la cucina, soprattutto riesce a dipanare quel groviglio di fili che hanno reso conflittuale il rapporto con la madre.


Recensione di Little Forest
Il nucleo tematico di Little Forest è la vita che ognuno di noi si costruisce. Ma questa vita non va mai come uno se l’immagina, perché gli inconvenienti e gli ostacoli sono lì, sulla soglia, che ci aspettano per farci deviare il percorso. E quando ciò accade è necessario riflettere per capire quale strada ci possa ricondurre al tragitto sperato.
L’opera, uscita in Corea del Sud il 28 febbraio 2018, tratta dall’omonima serie manga di Daisuke Igarashi, fumettista giapponese, e diretta dalla regista sudcoreana Yim Soon-rye, pone al centro la caoticità della città contro la serenità e il silenzio contemplativo della campagna. L’immersione nella natura, come un sentimento panico, aiuta la giovane Hye-won a ritrovare se stessa, a lasciarsi alle spalle lo stress quotidiano di Seoul, dove i ritmi serrati, uniti alla confusione e ai rumori stordenti angosciano la ragazza. È così che a un certo punto Hye-won decide di staccare la spina e tornare nel villaggio in cui è cresciuta, lontana da tutto. A tormentarla inoltre è il dispiacere nei confronti della madre, sparita nel nulla dopo che la figlia ha concluso l’ultimo anno di liceo. Hye-won, tra mille pensieri, così, si rintana nella sua casa d’infanzia, a coltivare il terreno e dedicarsi alla cucina. Un benessere culinario fatto d’ingredienti naturali e frutti di stagione che vivono grazie alla cura di questa ragazza, desiderosa anche lei di rifiorire. Le sue ricette scorrono ininterrottamente, assecondando l’inverno prima, la primavera poi, fino al giungere dell’afosa estate e, per finire, l’autunno. Il tempo scorre tra la compagnia del suo adorato Fivo, un adorabile cagnolino, e dei due suoi amici, Joo Eun-sook e Lee Jae-ha, con cui passa le giornate, cucinando per loro. E nella mente, nel frattempo, Hye-won ricorda sua madre, i piatti che le preparava tra ricette creative e discorsi edificanti; proprio lei che ora non c’è.
Il punto forte del cinema asiatico è quello di sapere raccontare storie sfiorando le corde giuste. E anche se i film possono risultare semplici, trasmettono quella magia ineffabile, rarefatta, che lasciano allo spettatore una sensazione rasserenante, gradevole ed emozionante. Ne sono esempio d’altronde pellicole come My Sassy Girl (2001), dalle musiche armoniose, tra cui svetta il sublime Canon in D di Pachelbel, e The Classic (2003), un’opera intensa dai connotati toccanti, entrambe del regista sudcoreano Kwak Jae-Yong.
Le stagioni si susseguono placidamente ripercorrendo i tratti essenziali della natura, rispettandola e seguendo il suo corso. Little Forest si accosta benissimo alle opere di quei poeti che scrivono versi dagli sfondi paesaggistici, bucolici. E tra sinestesie e onomatopee emergono i profumi, i colori e le immagini di quei posti lontani ma al contempo così vicini. Yim Soon-rye dà risalto al creato attraverso inquadrature ampie e una fotografia delicata che lascia trasparire l’armonia, la serenità e la bellezza dei quattro periodi dell’anno: inverno, primavera, estate, autunno. I primi piani invece esaltato i doni della natura, leitmotiv del film, come i fiori, i frutti e gli ortaggi. Questi elementi simboleggiano la vita, una crescita che ha bisogno del suo tempo, di cure, di devozione, affinché si trovi il giusto equilibrio che conduca a una confacente maturazione. E quella piccola foresta non è altro che un luogo metaforico dove coltivare il proprio orto. La madre di Song Hye-wo ha rinunciato al suo futuro per crescere sua figlia e dedicarsi totalmente a lei. Le cucinava e sperimentava varie pietanze, sempre con solarità, e Hye-won assaggiava con sorpresa, apprendendo nel frattempo ogni sua ricetta. Ora, invece, è proprio la ragazza, un tempo bambina, che cerca di costruirsi una sua little forest e per farlo necessita di uno spazio che le consenta di maturare; come si può notare natura e vita si fondono diventando un tutt’uno. E quei manicaretti, prima cucinati dalla mamma e adesso da lei, assumono un ruolo di primaria importanza, essi infatti rappresentano la rigenerazione dell’animo che restituisce forza e morale a tutto il corpo.
Senza troppe pretese, Little Forest si pone come una pellicola semplice, dalla sceneggiatura poco elaborata. La materia prende forma gradualmente, attraverso piccoli flash back che a quadretti riempiono i pezzi mancanti, i quali sfumano lungo il trascorrere del tempo. Il film, grazie alla dolcezza delle musiche, impeccabilmente inebrianti, risulta piacevole. E sebbene la sua linearità appare evidente, l’opera della regista sudcoreana riesce ugualmente a coinvolgere e a trascinare il pubblico nella sua piccola foresta fatta di quiete, profumi e sapori.
Note positive
- Una fotografia che restituisce la bellezza di ogni stagione
- Graziosità e piacevolezza
- Musiche dolci
Note negative
- Assenza di una trama definita
- Sceneggiatura semplice e lineare