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Luigi Proietti detto Gigi
Titolo originale: Luigi Proietti detto Gigi
Anno: 2022
Paese: Italia
Genere: Documentario
Casa di produzione: Italian International Film, Alea Film, Rai Cinema
Distribuzione: Nexo Digital
Durata: 100 minuti
Regia: Edoardo Leo
Sceneggiatura: Edoardo Leo, Marco Bonini
Fotografia: Giulia Bertini
Montaggio: Giulia Bertini
Musiche: Jonis Bascir
Attori: Gigi Proietti
In sala solo dal 3 marzo al 9 marzo arriva Luigi Proietti detto Gigi, film/documentario diretto e raccontato da Edoardo Leo, presentato in anteprima alla 16esima Festa del Cinema di Roma. Un omaggio ad un artista poliedrico e complesso, rivoluzionario tanto a teatro quanto in televisione. Un simbolo dell’arte romana esportata con successo in tutta Italia e facilmente riconoscibile all’estero, dove ha portato un esempio concreto di quanto sia importante assecondare l’indole artistica e lo studio profondo e metodico della materia.
Trama di Luigi Proietti detto Gigi
Edoardo Leo, narratore fuori campo e davanti alla telecamera, racconta la storia di quello che è stato probabilmente il più grande attore/commediografo romano ed italiano della storia recente: Gigi Proietti. Partendo dagli esordi – anche inediti grazie alla narrazione di persone molto vicine all’artista come la sorella e le figlie – il film ripercorre la carriera multiforme e piena di sfaccettature che ha influenzato molte generazioni successive e così come il gergo comune.

Recensione di Luigi Proietti detto Gigi
Un personaggio – una persona – come Gigi Proietti è difficile da raccontare. Un uomo che con la sua passione ha portato avanti e sulle proprie spalle una tradizione locale reinventandola e arricchendola in maniera efficace.
Un interprete difficile da dimenticare, anche per coincidenze non volute come il giorno di nascita che, oltre a coincidere sfortunatamente con quello di morte, è la giornata dedicata ai morti: il 2 novembre, singolare per un artista facilmente riconoscibile per la sua comicità, anche se la sua vena drammatica ha spesso lasciato uno strascico significativo nei suoi spettatori.
Gigi Proietti, come viene narrato in maniera chiara nel film, ha non solo rivisto la materia teatrale adattandola ad un nuovo modo di concezione dell’arte stessa ma è stato essenziale per il fermento romano attorno a poli artistici che prima erano abbandonati.

Ha riportato in auge un teatro divenuto, grazie a lui, uno dei principali nella capitale, il Teatro Brancaccio – scuola che ha prodotto molti dei personaggi ora amati dal pubblico – sino a creare un centro dedicato ad un grande maestro della drammaturgia come William Shakespeare, il Globe Theatre inaugurato nel 2003 e situato nei giardini di Villa Borghese, fedele riproduzione di quello londinese e rivolto alla proposta di drammi shakespeariani in tutta la sua bellezza.
Il racconto del film procede grazie anche alla presenza di attori ed amici del maestro: Alessandro Gassman ricorda la profonda amicizia che legava il padre Vittorio a Gigi Proietti, dando anche una versione dell’uomo dietro al grande interprete e che rappresenta per lui un pezzo importante di storia personale; troviamo Paola Cortellesi con cui Proietti ha spesso collaborato; Renzo Arbore che dichiara di aver perso il suo ultimo compagno di giochi.
Il ricordo è ciò che fa vivere per sempre det erminati artisti, che non si potranno dimenticare facilmente grazie alla profonda innovazione e pervasività con cui hanno condotto tutta la loro vita “on stage”. Grande rammarico – soprattutto del pubblico – per quanto riguarda Proietti in particolare è stata la poca presenza in camera, come se il cinema non abbia a pieno riconosciuto la sua grandezza. Eppure un film come Febbre da cavallo (1976) è entrato così a fondo nella cultura romana ed italiana tanto da aver coniato un termine derivante proprio dal personaggio di Proietti Mandrake. Una “mandrakata” è ormai riconosciuta come una “trovata ingegnosa che permette di risolvere una situazione difficile”.
Una nota che stona – o meglio sensazione “negativa” – è la percezione che Leo cerchi di farsi protagonista (anche giustamente in parte) del racconto. Il focus rimane ovviamente l’artista raccontato e celebrato nella sua interezza ma – a tratti – la voce di Edoardo Leo distrae l’attenzione dello spettatore e sembra voglia portare concentrazione su di sé.

Luigi Proietti detto Gigi uscirà al cinema il 3 marzo per un tempo limitato, dando poco spazio a mio parere ad un nome che deve rimanere – e rimarrà – ben più di pochi giorni nella memoria collettiva.