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Scheda film
Recensione
Scheda film
I contenuti dell'articolo:
Mademoiselle – Scheda film
Titolo originale: Agassi
Anno: 2016
Paese di produzione: Corea del sud
Genere: Thriller
CAST TECNICO
Regia: Park Chan-wook
Sceneggiatore: Park Chan-wook, Jeong Seo-kyeong
Montaggio: Jae-Bum Kim, Kim Sang-Beom
Dop: Chung Chung-hoon
Musica: Yeong-Wook Jo
Aspect Ratio: 2.35 : 1
Durata: 2 hr 25 min (145 min)
2 hr 48 min (168 min) (extended)
Produzione: Moho Film, Yong Film
Distribuzione: Altre Storie
CAST ARTISTICO
Kim Min-Hee, Kim Tae-ri, Ha Jung-woo, Jo Jin-woong, Moon So-ri
Recensione
Mademoiselle – Recensione film
The Handmaiden (아가씨 ? , Ah-ga-ssi LR ), conosciuto al grande pubblico con il nome di Mademoiselle è un lungometraggio della corea del sud diretto dal regista Park Chan-Wook,famoso nel cinema per lavori di grande rispetto come Lady Vendetta e Oldboy.
In Italia è stato distribuito con il titolo di Madamoiselle, a tre anni dall’uscita, 29 agosto 2019, in Corea e dalla presentazione a Cannes, avvenuta nel 2016.
Mademoiselle è ispirato al romanzo di Waters intitolato Ladra.
Trama
Hideko, giovane ereditiera, orfana di entrambe i genitori, vive reclusa nella grande villa dello zio (la cui moglie si è suicidata, impiccandosi a un albero della stessa villa), collezionista di libri erotici, il cui obiettivo è sposarla, per mettere le mani sul suo ingente patrimonio.
La ragazza viene convinta dal Conte Fujiwara, un truffatore che
spaccia origini nobiliari, ad assumere Sook Hee, una borseggiatrice, come domestica, per scardinare gli equilibri familiari. Il piano del Conte è infatti quello di servirsi di Sook Hee, per farsi sposare a sua volta da Hideko e fare internare la domestica, una volta raggiunto l’obiettivo.
Analisi Filmica
Park Chan- Wook torna alla regia dopo tre anni da Stoker, ultimo filminteramente girato con un cast americano. Ambienta il romanzo della Waters, in un periodo poco conosciuto a noi occidentali, ma estremamente funzionale alla storia.
Ancora una volta, dopo Old Boy e Stoker, Park Chan- Wook analizza i rapporti famigliari disfunzionali e la loro morbosità. La casa nativa non è un luogo di protezione e sicurezza, ma una prigione, teatro di violenze sessuali e psicologiche, che vendono soccombere la purezza del membro famigliare più debole e indifeso. Non c’è retorica, né oscenità nel racconto del regista, ma un senso d’impotenza e angoscia ben descritto, convincente e che sempre più ci fa capire come il cinema possa essere un mezzo per narrare una grande verità, spesso scomoda e difficile da raccontare.
Una fotografia curatissima, come del resto i costumi e le scenografie. Ogni dettaglio non viene mai lasciato al caso, e i protagonisti sono danzatori, le cui azioni sono passi di un macabro valzer, che si dipana in una storia ricca di colpi di scena inaspettati. Un linguaggio narrativo che non ha paura, che non fa sconti, che non giudica nessun personaggio, ma che mostra la dualità dell’individuo.
Note positive
- Fotografia
- Attori
Note negative
- Nessuna