
Mean Streets – Domenica in chiesa, lunedì all’inferno
Titolo originale: Mean Streets
Anno: 1973
Paese: Stati Uniti d’America
Genere: Drammatico, gangster
Produzione: Taplin-Perry-Scorsese Productions
Distribuzione: Warner Bros.
Durata: 112 minuti
Regia: Martin Scorsese
Sceneggiatura: Martin Scorsese, Mardik Martin
Fotografia: Kent L. Wakeford
Montaggio: Sidney Levin
Musiche: Artisti Vari
Attori: Harvey Keitel, Robert De Niro, David Proval, Amy Robinson, Richard Romanus, Cesare Danova, Victor Argo, George Memmoli, Harry Northup, David Carradine.
Trama di Mean Streets – Domenica in chiesa, lunedì all’inferno
Mean streets si apre a New York, più precisamente a Little Italy, raccontando le vicende di Charlie Cappa, un giovane italo americano che vuole farsi strada nell’ambiente mafioso. Charlie ha uno zio mafioso che vorrebbe affidargli un lavoro importante ma allo stesso tempo non ne è convinto, a causa dell’ambiente in cui Charlie si trova. Il giovane infatti, non riesce a separarsi dalla compagnia dei suoi amici Tony e John (soprannominato Johnny Boy). Tony è il proprietario del bar da loro frequentato mentre Johnny è un giovane ragazzo che si mette sempre nei guai indebitandosi con tutti. Charlie ha anche una storia con Teresa, ragazza epilettica e cugina di John. La storia segue le varie vicissitudini dei tre amici, in particolare quelle di Charlie. Con il passare del tempo Johnny diventa sempre più indebitato e menefreghista verso i suoi creditori tanto che Charlie proverà in qualsiasi modo ad aiutarlo.
(Parte spoiler)
Charlie farà in modo di aiutare Johnny tramite uno strozzino, Michael che gli permette di cancellare gli interessi e dilatare i debiti. Johnny, a riconferma del suo caratteraccio, vuole dare pochissimi soldi allo strozzino ma Charlie, in segno di amicizia e per liberare finalmente Johnny dai suoi problemi, aggiunge altri soldi arrivando a una cifra complessiva di trenta dollari. Charlie, Johnny e Michael si danno appuntamento nel locale di Tony ma, quando Charlie arriva accompagnato dallo strozzino, scoprono che Johnny ha spesso tutti soldi offrendo da bere ai clienti, rimanendo con solo 10 dollari. Michael si sente offeso perché nonostante trenta dollari erano davvero pochi, li avrebbe accettati per fare un favore a Charlie. Dopo una discussione Johnny punta una pistola in faccia a Michael che è costretto ad andarsene. Charlie e Johnny decidono di andare via per un po’ dopo l’accaduto e Teresa insiste per andare con loro. Non sanno però di essere seguiti da Michael e da Jimmy Shorts, un killer interpretato proprio dallo stesso Scorsese. Il film finisce con Jimmy che spara al veicolo dei tre ragazzi, colpendo Johnny al collo e ferendo Teresa e Charlie.
Recensione di Mean Streets – Domenica in chiesa, lunedì all’inferno
E’ con un mix di musica rock e una fotografia dalle luci rosse accese che ci viene presentato il nostro protagonista, Charlie Cappa, interpretato da un grande Harvey Keitel. Tramite la figura di Charlie, Scorsese ci rende passeggeri del suo traghetto, illustrandoci in una maniera profondamente autobiografica e personale la sua Little Italy. Mean Streets è più di un film, è un viaggio, uno spaccato nella vita dei giovani italo americani che popolavano New York fra gli anni ’60 e ’70.
Lo stile narrativo del film richiama molto “I Vitelloni” (come dichiarato dallo stesso Scorsese, che ha voluto appositamente richiamare questo stile, spostando la storia da Rimini a New York), infatti non c’è una vera e propria trama ma ci vengono mostrate le varie peripezie dei protagonisti, interpretati dal già citato Harvey Keitel e da Robert De Niro, con musiche rock e canzoni liriche napoletane in sottofondo, che ci accompagnano per tutto il viaggio. Il regista riesce a rendere il film grandioso con un racconto davvero dettagliato e interessante, nonostante questa assenza di una vera e propria trama che si rivela un’arma a doppio taglio, in quanto si dimostra un metodo efficace per il tipo di film voluto da Scorsese ma allo stesso tempo alcune parti, specialmente il primo atto, risultano abbastanza lente.
La regia sperimentale del film è superlativa, l’uso della macchina a mano è perfetto e fornisce a Mean Streets un effetto grezzo che si addice molto bene al racconto. Grazie a questa grande regia, le scene non hanno bisogno di dialoghi per dirci ciò che vediamo, le immagini parlano da sole proprio come vorrebbe il regista, descrivendoci esattamente ciò che lui vuole farci vedere. Le interpretazioni dei due protagonisti sono ottime e aiutano lo spettatore a sentirsi ancora di più parte della storia. Su tutti spicca (stranamente) Robert De Niro, caratterizzando alla perfezione un personaggio divenuto iconico, Johnny Boy. Tecnicamente è difficile trovare qualcosa da dire di negativo, la fotografia cupa è ben realizzata e anche il montaggio è davvero ben fatto.
L’elemento autobiografico
L’elemento autobiografico è palesemente al centro della pellicola, a partire dalla maniacale attenzione ai dettagli in ogni singola inquadratura. Basta notare, ad esempio, la presenza di vari poster di città italiane che si trovano nello sfondo di alcune scene. Il carattere autobiografico del film esce nella caratterizzazione dei personaggi e nelle ambientazioni della storia mostrando una vita che appartiene ed è appartenuta a Martin Scorsese, mischiando i propri ricordi adolescenziali e i posti dove è cresciuto, ed è per questo che lo stile registico e narrativo adottato diventa adeguato, riuscendo a mostrare a noi la sua vita sotto forma di pellicola. Anche lo spirito religioso di Scorsese viene rappresentato nel film, tramite alcune scene con Charlie come protagonista. Gli opposti si attraggono, e infatti due temi completamente agli antipodi come i gangster e la religione si mischiano alla perfezione, senza risultare inadeguati o fuori posto.
Mean Streets si può considerare come un punto di partenza in quella lunga e redditizia collaborazione fra Scorsese e De Niro, ma soprattutto un punto d’inizio per le loro carriere. Entrambi sono oggi considerati due mostri sacri della settima arte e Mean Streets è il film che ha lanciato i due italo americani nell’Olimpo di Hollywood. Questo è infatti il primo lungometraggio di Scorsese ad ottenere un grande successo, gettando le basi per una strepitosa carriera e per film indimenticabili come Quei bravi ragazzi. Per De Niro invece è la prima grande performance che lo porterà, un anno dopo, a interpretare Don Vito Corleone nel fortunato sequel de Il Padrino e da lì in poi, nessuno l’ha più fermato.
Note positive
- Regia e utilizzo della macchina a mano
- Interpretazioni dei protagonisti
- Come Scorsese è riuscito a trasformare la sua idea in film
Note negative
- Un primo atto forse un po’ troppo lento