Molly’s Game (2017): Il potere di comandare i potenti

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Trailer italiano di Molly’s Game

Basato sull’autobiografia Molly’s Game: From Hollywood’s Elite to Wall Street’s Billionaire Boys Club, My High-Stakes Adventure in the World of Underground Poker (2014) dell’ex sciatrice Molly Bloom, il film è diretto e sceneggiato dal premio Oscar Aaron Sorkin (Il processo di Chicago, 2020), già conosciuto in qualità di sceneggiatore per titoli come The Social Network (D. Fincher, 2010, Oscar per la migliore sceneggiatura non originale), Codice d’onore (R. Reiner, 1992) e L’arte di vincere (B. Miller, 2011). Curato dal direttore della fotografia Charlotte Bruus Christensen (La ragazza del treno, 2016; Barriere, 2016) e montato dal trio composto da Alan Baumgarten (American Hustle – L’apparenza inganna, 2013; Joy, 2015), Elliot Graham (Steve Jobs, 2015; Milk, 2008) e Josh Schaeffer (Kong: Skull Island, 2017), il lungometraggio è musicato dal 3 volte candidato al Golden Globe Daniel Pemberton (Gold, 2016). Nel cast figurano Jessica Chastain, Idris Elba e Kevin Costner. La prima ha ricevuto la nomination al Golden Globe 2018 come miglior attrice in un film drammatico, mentre Aaron Sorkin è riuscito ad ottenere persino la candidatura all’Oscar nella categoria miglior sceneggiatura non originale. 

Un fotogramma del film

Trama di Molly’s Game

Dopo l’esclusione, a causa di un infortunio, dalle Olimpiadi invernali, la sciatrice Molly Bloom (Jessica Chastain), in cerca di denaro per finanziare i propri studi, comincia a lavorare in un locale dove si organizzano partite di poker. La decisione purtroppo non si rivela azzeccata, ma Molly trova comunque l’intuizione per avviare autonomamente un giro di poker clandestino. L’esclusivo buy-in, pari a 250.000 dollari, conquista l’attenzione di alcune delle più grandi celebrità di Hollywood: una svolta che avvia definitivamente la scalata sociale di Molly, attirando allo stesso tempo le attenzioni dell’FBI. Di nuovo in caduta libera, trova nell’avvocato Charley Jaffey (Idris Elba) un valido sostenitore, disposto a studiare un’estenuante difesa per scagionare Molly dalle accuse.

Idris Elba e Jessica Chastain

Recensione di Molly’s Game

Dopo aver apprezzato Aaron Sorkin in qualità di sceneggiatore per lungometraggi come L’arte di vincere (B. Miller, 2011), viene spontaneo applaudire Hollywood della concessione, offerta allo scrittore di New York, di organizzare, rivestendo il ruolo di regista, l’adattamento cinematografico del libro scritto da Molly Bloom. Un’opera che è un’autobiografia, 336 pagine in cui si rivelano habitué, persino ossessioni che dovevano restare chiuse all’interno di una sala da poker e che invece sono state descritte e pubblicate per la curiosità di migliaia di persone. Un tema scottante, soprattutto per l’implicazione di alcune star assolute del mondo del cinema, di cui nel libro vengono svelati comportamenti particolari, delle volte indirizzati a un’affermazione del potere. Perché è l’esclusività, la possibilità, come sostenuta dallo stesso Michael Cera, di poter discutere con un attore che rende il circolo di Molly così ricercato; una specie di potere narcotico, promotore di dipendenza, che attira celebrità ma anche gente straordinariamente benestante ma poco esperta nel gioco del poker. Eppure, nonostante la concreta possibilità di perdere ingenti quantità di denaro, le serate continuano ad attirare clienti solo per quella, a tratti paradossale, bramosia di potere, anche tradotta nell’assoluta esigenza di far parte di un circolo che sancisca il proprio livello. E in tutto questo c’è Molly. Una donna disinteressata al gioco ma capace di coglierne le potenzialità, navigando in un oceano di celebrità a cui lei risponde con sicurezza, privacy, divertimento, vincite assicurate. In fondo, con il trascorrere del tempo, è la stessa Bloom a comprendere i retroscena del suo esclusivo circolo, caratterizzato da doppi giochi e, in futuro, addirittura dal coinvolgimento della criminalità.

Jessica Chastain nel ruolo di Molly Bloom

Jessica Chastain, riprendendo alcuni tratti del personaggio di Elizabeth Sloane in Miss Sloane – Giochi di potere (J. Madden, 2017), riesce a coinvolgere lo spettatore fin dall’inizio, sfumando il suo carattere attraverso il corso della storia. Perché Molly, come Elizabeth, può apparire quasi dolorosamente cinica, eppure Sorkin, proprio grazie alla bravura della Chastain, è in grado di sottolineare il cambiamento, il passaggio dalla giovinezza all’età adulta, ma anche la fragilità di una donna quasi costretta a oltrepassare il limite. In fondo, come sostenuto in una eccellente sequenza da Graham Greene, la maggior parte delle persone che lavorano a Wall Street probabilmente commettono nell’arco di qualche ora più reati della Bloom: una considerazione che permette di comprendere la complessità del sistema che ha incriminato Molly, identificata come unica colpevole di un’organizzazione che non è certo rara. In tale contesto, gestito con buon esito da Sorkin, si inseriscono però altri due personaggi fondamentali: da un lato l’avvocato Charley Jaffie (Idris Elba); dall’altro suo padre Larry Bloom (Kevin Costner). Il primo, oltre a comprendere la vera essenza di Molly, evitando di catalogarla come la maggior parte delle persone, rappresenta anche il modello di un rapporto padre-figlia di cui la Bloom ha sempre sofferto. Larry, infatti, identifica fin dalle sequenze iniziali un uomo ossessionato dalla riuscita, in questo caso sportiva, della figlia. La stessa che però viene costantemente circondata da quella fame di potere che, inconsciamente, tenterà prima di controllare e poi di sovrastare nel suo circolo di poker. Quasi a confermare ciò che Molly aveva affermato da adolescente: ovvero di non avere idoli e, semmai, di voler rappresentare lei stessa il proprio.

Kevin Costner e Jessica Chastain

Note positive

  • La coraggiosa rivelazione cinematografica di un retroscena mai raccontato
  • Il montaggio di Alan Baumgarten, Josh Schaeffer ed Elliot Graham
  • Le interpretazioni di Jessica Chastain, Idris Elba e Kevin Costner

Note negative

  • Nessuna da segnalare
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