Mosquito (2020): Quando l’attore non basta

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Mosquito

Titolo originale: Mosquito

Anno: 2020

Paese: Portogallo

Genere: Guerra

Produzione: APM – Ana Pinhão Moura Produções

Distribuzione: Leopardo Filmes

Durata: 125 minuti

Regia: João Nuno Pinto

Sceneggiatura: João Nuno Pinto, Fernanda Polacow, Gonçalo WaddingtonJustin Melland

Fotografia: Adolpho Veloso

Montaggio: Gustavo Giani

Musiche: Justin Melland

Attori: João Nunes Monteiro, João Lagarto, Miguel Borges, Filipe Duarte, Miguel Moreira, Alfredo Brito, Manuel João Vieira

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Trailer di Mosquito 2020

Trama di Mosquito

Prima guerra mondiale. Il diciassettenne Zacarias è un soldato volontario dell’esercito portoghese che decide di arruolarsi in battaglia per dimostrare ai suoi genitori di essere un vero uomo con la speranza di combattere in prima linea in Francia contro il nemico tedesco. Le sue prime speranze vengono bloccate con il nascere quando viene spedito con la 31esima in Monzambico, nella selvaggia Africa tribale.

Il giovane però lungo il cammino viene lasciato indietro e lui dovrà intraprendere un lungo e tormentato viaggio per raggiungere il suo compartimento militare per aiutarli a combattere contro il nemico, per essere utile alla propria patria. Ma lungo il percorso di mille chilometri per raggiungere il proprio sogno di patria si imbatterà in molteplici “pericoli” fino a venire catturato da una tribù indigena di donne, all’interno della terra natale dei Makua.

Recensione di Mosquito

Interessante, è questa la parola più azzeccata in grado di descrivere la pellicola portoghese Mosquito (2020) del cineasta João Nuno Pinto, che parte da un ambientazione piena di fascino in grado di toccare vette mistiche inaspettate per un film di guerra, dove la guerra è completamente inesistente, poiché nonostante abbiamo soldati e fucili questi non entrano mai in battaglia spostando l’attenzione sulla descrizione della situazione della guerra africana mai narrata nel cinema come quella Portoghese e Tedesca in Mozambico, andando ( anzi cercando) d’ispezionare l’intimità del suoi personaggi, partendo dal crudo comandante di un battagliano in cui il protagonista si imbatterà, mostrando come in quel territorio la guerra appaia quasi inutile e preservare la vita conta di più della patria. Il tutto è suggellato da un ottima prova attoriale di livello del giovane protagonista João Nunes Monteiro in grado di calarsi psico-fisicamente dentro il personaggio descrivendo tutto il suo dolore mentale e corporeo attraverso espressioni facciali e del corpo incredibili.

Come aveva fatto Sam Mendes in 1917, anche João Nuno Pinto si ispira ai racconti del nonno paterno Zacarias (da qui il nome del protagonista), che all’età di diciassette anni si arruolò con il sogno di andare a combattere in Francia, ritrovandosi reindirizzato in barca verso in Mozambico per difendere la colonia portoghese dalle truppe tedesche. Nonostante il punto di partenza e il senso di marcia interno ai due film questi non hanno niente di simile.

Mosquito (2020) si rifà come un film strettamente anti – colonialista fin dalla prima sequenza visiva in cui vediamo un gruppo di schiavi neri andare a prendere i soldati appena arrivati in Mozambico. Qui senza un molo in cui attraccare, João Lagarto nella figura di un comandante spavaldo avverte i soldati di saltare “per la spalla dei neri e afferrare le loro teste per evitare” d’inzupparsi nell’acqua. Altra scena di criticà la troviamo nella parte centrale della storia quando il giovane si imbatte in un gruppo di neri catturati e incatenati, costretti a marciare probabilmente per essere venduti come schiavi. Interessante è però notare come il regista a un certo punto inverte questa situazione facendo divenire il protagonista stesso schiavo di una tribù di donne.

Sceneggiatura e Regia

Buone idee, buona fotografia di Adolpho Veloso, il tutto supportato da un audio che descrive, forse eccessivamente, il rumore dell’Africa, ma la storia si perde nello sviluppo drammaturgico e da una regia che non riesce a incidere all’interno della storia, creando una pellicola mal montata e che nel suo voler mostrare una sua non linearità narrativa, che se dà un lato può descrivere lo stato mentale del protagonista, in prede a febbre e allucinazioni, crea una confusione nella mente dello spettatore che non riesce più a seguire e a essere interessato alla vicenda. Alcuni dei personaggi immessi all’interno della storia inoltre risultano inutili come il secondo soldato disperso che parla di Dio e che di tanto in tanto compare nella narrazione senza un motivo apparente. Oppure la tribù di donne che oltre a portare la situazione dentro un clima magico e spirituale non incide minimamente dentro la mente del protagonista che alla fine del film appare provato ma non cambiato realmente, sopratutto dal punto di vista di presa di posizione anti coloniale.

Mosquito (2020) se fosse stato narrato con un linguaggio lineare avrebbe reso molto di più e avrebbe dato allo sceneggiatore una maggior possibilità di descrivere il mondo in cui il protagonista cammina, che viene fin troppo trascurato dentro alla storia. Mosquito poteva essere una sorta di Apocalypse Now, trattando di colonialismo, ma il modo di farlo risulta sbagliato distruggendo un film che tecnicamente risulta ben fatto.

Note positive

  • Attori, sopratutto il protagonista
  • Fotografia

Note negative

  • Ritmo
  • Lo stile narrativo adottato
  • Eccessivi i rumori notturni dell’ambiente
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