Open Grave: Perdita di memoria

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open glove locandine e recensione

Open Grave

Anno2013

Paese: Usa

Genere: thriller

Prodotto da: Atlas Independent

Distribuzione: Eagle Pictures

Durata: 1 hr 42 min

Regia: Gonzalo Lopez-Gallego

Sceneggiatura: Chris Borey, Eddie Borey

Montaggio: Gonzalo Lopez-Gallego

Dop: José David Montero

Attori: Sharlto Copley, Joseph Morgan, Thomas Kretschmann, Erin Richards, Josie Ho, Max Wrottesley

Trailer di Open Grave

Trama di Open Grave

Cinque persone si risvegliano in un luogo a loro sconosciuto e senza sapere la propria identità o chi erano precedentemente nella loro vita. Tutti hanno la sensazione di conoscersi ma nessuno di loro riesce a ricordare qualcosa sul loro passato.  Gli individui, senza fidarsi l’uno degli altri, andranno per la foresta a ricercare la verità e proprio durante questa ricerca si imbatteranno in individui ormai folli, che sembrano essere più degli zombi che degli esseri umani.

L’unica che pare essere a conoscenza dei fatti è una donna asiatica muta che cerca di comunicare con loro attraverso ideogrammi che però risultano a tutti gli altri incomprensibili.

Recensione di Open Grave

Un thriller con venature horror impiantato sul tema del ricordo e della scoperta della propria vera identità realizzato dal regista spagnolo Gonzalo López-Gallego alla sua quarta regia.  In America Open Grave è stato distribuito al cinema nel 2013, venendo vietato per le sue scene violente e sanguinarie ai minori di diciotto anni. 

Lo sceneggiatore nel realizzare questo film va a unire elementi prettamente del cinema horror con quelli thriller e più prettamente fantascientifici, in cui alcuni dei personaggi sembrano essere dei moderni Zombi: individui che hanno perso la propria ragione mentale trasformandosi in gente violenta e priva di qualsiasi umanità.

Open Grove si apre in maniera spettacolare catturando fin da subito l’attenzione dello spettatore incuriosito dalla vicenda.  La prima inquadratura è uno splendido close-up degli occhi di uomo che si risveglia, in maniera profondamente dolorosa,  in una fossa in cui sono situati una marea di morti. L’individuo si alza e inizia a camminare, sotto una pioggia battente, sopra i cadaveri. Si ferma e prenda da terra una pistola. La mente dello spettatore è piena di domande: chi è quest’uomo, ha ucciso lui tutte queste persone? Chi lo ha buttato nella fossa? Perché ha una pistola? Ad un tratto una donna cinese gli lancia una corda per poi scappare. L’uomo la utilizzerà per scappare e dirigersi verso un’abitazione dove quattro individui cercano di comprendere la loro identità.

La prima sequenza narrativa è ben fatta, piena di suspense, di luci buie e inquietanti con un ottima regia che sfrutta un movimento della macchina da presa a mano che ci conduce maggiormente dentro la storia, fatta di ansie, confusioni e poche certezze. Anche nella scena successiva in cui scopriamo che nessuno di loro sa chi è, risulta essere una trovata interessante aumentando l’interesse del pubblico ma proprio quando il ritmo narrativo è sostenuto e la trama ha buoni colpi di suspense ecco che il tutto si ferma relegandosi negli altri minuti (esclusa la scena finale) una storia apatica e mal sviluppata in cui gli uomini/zombi che dovrebbero catturare interesse o creare istanti di vera paura non scatenano nessuna emozione.

La ricerca dell’identità alla fin fine non risulta essere interessante  anche a causa di dialoghi scritti in maniera molto discreta ma privi di qualsiasi emotività, che non traspare nemmeno dai volti attoriali che hanno sempre un’unica espressione per tutta la narrazione.

Il finale invece risulta potente e malinconico come non mai mettendo davanti al protagonista una cruda e brutale verità a cui forse nemmeno lui può porre rimedio. Questo The End, che non svelerò, lascia l’amaro in bocca per ciò che questo prodotto poteva essere se dopo l’incipit lo sceneggiatore avesse saputo costruire meglio i personaggi e il loro rapporto e se il regista fosse riuscito a creare un ritmo decente per questa storia.Il finale rimane però denso di significato e di grande tristezza, rendendo l’opera abbastanza guardabile nonostante i vari problemi di ritmo, di sceneggiatura e registici.

Note positive

  • Scena finale
  • Scena iniziale

Note negative

  • Mancanza di ritmo drammaturgico
  • Dialoghi discreti
  • Regia discreta
  • Sceneggiatura mal sviluppata nella parte centrale
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