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Racconto crudele della giovinezza
Titolo originale: Seishun zankoku monogatari
Anno: 1960
Paese: Giappone
Genere: drammatico
Prodotto da: Tomio Ikeda, Shochiku Ofuna
Distribuzione: Shochiku Ofuna
Regia: Nagisa Oshima
Sceneggiatura: Nagisa Oshima
Montaggio: Keiichi Uraoka
Dop: Takashi Kawamata
Musica: Riichiro Manabe
Attori: Yûsuke Kawazu, Miyuki Kuwano, Yoshiko Kuga, Fumio Watanabe, Shinji Tanaka, Shinjiro Matsuzaki, Toshiko Kobayashi, Jun Hamamura, Shinko Ujiie, Aki Morishima, Yuki Tominaga, Kei Sato, Asao Sano, Kan Nihonyanagi
Trama di Racconto crudele della giovinezza
La sceneggiatura del film ruota attorno a Kiyoshi Fujii, studente universitario di Ōsaka e Makoto Shinjo, giovane ragazza che si innamora di Kiyoshi.
I due sono presi dalla forte passione dell’amore e quando Kiyoshi inizia a commettere una serie di furti ai danni di uomini di alta classe, Makoto diventa sua complice, sognando così un futuro felice per questa relazione formata da due personalità complesse.
scena del film Yûsuke Kawazu e Miyuki Kuwano in Racconto crudele della giovane (1960) Racconto crudele della giovinezza 1960
Spoiler del film
Inizialmente le cose vanno perfettamente ma quando Makoto inizia a sentirsi sfruttata e, soprattutto, resta incinta, non sopporta più l’insensibilità di Kiyoshi e vengono travolti in un intreccio di crimini e tranelli non riusciti, finendo così in carcere.
Quando i due amanti tornano liberi, Kiyoshi lascia Makoto poiché non si sente più in grado di proteggerla e viene assassinato da una gang della zona mentre lei, viene travolta da un’automobile.
I due protagonisti come fossero in fino all’ultimo respiro vogliono emozioni forti e denaro, in una società così spietata come quella in cui si trovano, la loro ribellione assume la forma della delinquenza gratuita e, come scrive il critico Tadao Sato, è questo l’elemento “crudele” della storia.
Recensione di Racconto crudele della giovinezza
Inevitabilmente quando si parla di nouvelle vague si pensa alla Francia, a Parigi, a Jean-Paul Belmondo, a Jean-Luc Godard, al bianco e nero sulla torre Eiffel e a quella musica da luce soffusa e sigarette.
Ora, riflettendoci, quante volte ci è capitato di pensare qualcosa tipo: “e se Jimi Hendrix fosse nato in Svezia negli anni 80 cosa avrebbe fatto?”
Nagisa Ōshima, regista giapponese di Kyōto, è come se mettesse sullo schermo un pensiero che potrebbe sembrare assurdo: “come sarebbe la nouvelle vague in Giappone?” Andando a realizzare due film nel 1959 e poi Racconto crudele della giovinezza che sta a Ōshima come Fino all’ultimo respiro sta a Godard.
Idea e sviluppo di Racconto crudele della giovinezza
Il tema principale del film è la disillusione, Ōshima fu tra i primi contestatori della società oppressiva giapponese. Senza mezzi termini, senza lasciare una luce di speranza, estremizza al massimo questo senso di prigione che vive il paese in quegli anni. A proposito della politica giapponese dell’epoca dice:
E’ colpevole di soffocare il libero arbitrio del singolo individuo in nome di un’armonia finta, rarefatta e a tratti classicista
Makoto e Kiyoshi sono gli ipotetici giovani ribelli senza ideali che si lasciano scivolare addosso le ribellioni, le lotte e tutto quello che accade intorno a loro, tenendosi stretto solo l’affetto reciproco.
Quando la sorella di Makoto con l’aiuto del suo ex fidanzato medico fa abortire la ragazza si concretizza quello scontro generazionale e si realizza il fallimento dei due protagonisti.
Analisi di Racconto crudele della giovinezza
In un Racconto crudele della giovinezza non c’è mail il sole, il cielo è sempre plumbeo e il rosso sangue che spicca nel grigio è sconvolgente
Campi lunghi oppressivi si alternano a nervosi contrappunti con la macchina a mano, e rendono egregiamente la dicotomia, mai dialettica anzi armata, tra l’ambiente sociale stagnante e il continuo dibattersi degli amanti alla ricerca di una resistenza attiva. Il nichilismo della macchina a mano di Godard, che frammenta nell’ellissi lo scorrere degli eventi umani è, in realtà, distacco oggettivo, una semplicità che pare assecondare il vento
cit. Roberto Silvestri
Ōshima sta dalla parte dei ribelli ma è difficile far entrare tutto il reale in un film, per cui cerca di rendere lo spettatore partecipe con sfumature e tempi sbagliati. In questo il regista mostra tutto il suo genio e riesce a riscuotere un enorme successo, tra i giovani soprattutto, in Giappone e non solo.
È la storia di giovani che non possono manifestare la loro collera in modo deviato. Mostrando la tragedia di questi giovani, ho espresso la mia stessa collera davanti alla situazione in cui si trova la gioventù contemporanea.
Cit. Nagisa Ōshima
Note positive
- Fotografia, sopratutto nella palette colore utilizzata
- Montaggio
Note negative
- Dialoghi (lontanissimi dalla nouvelle vague francese)
- Attori