Don’t Worry Darling (2022): la perfezione è caos?

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Trailer del film “Don’t Worry darling” (2022)

Don’t Worry Darling” è la seconda opera della regista, attrice e produttrice di Ny, Olivia Wilde. Presentato Fuori Concorso, presso la 79° Mostra Internazionale D’arte Cinematografica di Venezia, la storia di Alice e Jack, si è resa protagonista di numerosi rumours e gossip piuttosto deludenti, che hanno portato all’auto sabotaggio del lavoro ancor prima della sua uscita in sala. Sarà proprio così? Forse no!

Trama di Don’t Worry darling

Florence Pugh ed Harry Styles sono rispettivamente Alice e Jack. I due amanti vivono in una patinata cittadina chiamata “Victory”. L’ambientazione è quella del sogno americano degli anni ’50, un clima che evoca le atmosfere tipiche dell’America delle contraddizioni, della ricchezza e della guerra fredda, dell’agio ma anche della segregazione razziale.

Tutto a Victory sembra perfetto, se non fosse che l’amministratore delegato del “Top-secret Vicory Project” Frank, ben interpretato dal divo Chris Pine, sembra nascondere qualcosa d’inquietante a tutti i residenti. Affinchè ogni aspetto delle loro vite, rimanga così com’è, nessuno deve porsi domande, tutti devono tacere. Gli abitanti di Victory possono vivere una vita tranquilla dedicata al lusso, apparati in splendide ville. Alle mogli non resta che trastullarsi tra chiacchere a bordo piscina e routine quotidiane.

Per far parte di Victory city quindi occorre rispettare un patto: nessuno deve superare alcuni confini sulla segretezza del lavoro gestito da Frank, nessuno, soprattutto le rispettive compagne. L’apparente armonia della cittadina inizia a condizionare la mente di Alice e sarà proprio la casalinga britannica a oltrepassare il confine, scatenando un sano caos.

Florence Pugh in Don't worry darling
Florence Pugh in Don’t worry darling

Recensione di Don’t Worry Darling

Questo thriller psicologico è la mia ‘lettera d’amore’ ai film che vanno oltre i confini della nostra immaginazione. Immaginate una vita in cui avete tutto ciò che avreste sempre voluto. E non solo le cose materiali o tangibili, come una bella casa, macchine meravigliose, cibo delizioso, feste infinite… Ma le cose che contano davvero. Come il vero amore con il partner perfetto, gli amici migliori e un futuro sicuro. Sareste disposti a rinunciare a tutto questo? Cosa sacrifichereste in nome di ciò che è giusto? Sareste disposti a mandare all’aria tutto un sistema progettato per soddisfare ogni vostro bisogno? E se la vostra unica scelta fosse davvero nessuna scelta? Questo è il mondo, e l’interrogativo, di “Don’t Worry Darling”.

Olivia Wilde, filmmaker

“Don’t Worry Darling” si presenta come un thriller psicologico distopico con dettagli fantascientifici. E’ poco rassicurante e traccia una serie d’indizi, prove neorealiste rispetto a ciò che sta minacciando il presente e il futuro delle società contemporanee. Quando Alice cerca di portare a galla le oscurità della cittadina, quasi tutti i personaggi non riescono ad ascoltare le sue disamine. Tutti si nascondono dalla cruda realtà dei fatti dietro un’atmosfera intrisa d’inquietudine e sgomento.

La pellicola strizza l’occhio alle atmosfere di “Pleasantville” opera del 1998, diretta da Gary Ross con Tobey Maguire, Reese Witherspoon, Marley Shelton, William H. Macy, Joan Allen e Jeff Daniels. Ricalca anche le atmosfere e la storia della pellicola di Frank OzThe Stepford Wives“, (La Donna Perfetta, 2004), pellicola tratta dal romanzo del 1972 scritto da Ira Marvin Levi.

Cosa ne sarà della felicità? Quante ripercussioni avremo dalla ricerca spasmodica di un equilibrio psichico e fisico a tutti costi? Sono solo alcune delle domande che la regista pone allo spettatore. Don’t Worry darling ci trascina all’interno di tanti, diversi piccoli incubi paranoici, claustrofobici, nell’isteria e nel metasogno tradotti visivamente da continui flashback e dissolvenze. Ci fa perdere dietro la ricerca di un significato tangibile delle affermazioni dissolte nell’ambiguità di Frank e nei momenti d’improvvisa isteria di Alice. Il delirio di onnipotenza maschile, la rigidità di pensiero, una falsa libertà tesa a tracciare un percorso prestabilito sull’idea di stare al mondo nel “qui e ora”, tutti questi elementi fotografano il male dell’epoca. Don’t worry darling vuole esortarci a correre il rischio di accettare la realtà con tutte le sue sfaccettature, anche le più negative e destabilizzanti.

Wilde si eleva ad autrice di un punto di vista, malgrado tutto universale: ricercare il proprio equilibrio, l’unicità e l’armonia nel caos dell’esistenza. Nulla è perfezione. Colui che nella società odierna ricerca il falso mito, finisce per lobotomizzarsi conducendo vite piatte, ripetitive e prive d’identità. Nel futuro più vicino, il caos si maschera dietro illusioni mentre vendiamo la anima e valori più intimi, a un mondo governato da personali avatar.

Al di là delle critiche ricevute dal gossip animato sul Red Carpet di Venezia 79, Don’t Worry Darling presenta spunti narrativi interessanti. Malgrado ciò purtroppo ha delle lacune in fase di sceneggiatura e scrittura dei personaggi. Jack interpretato dall’icona pop Harry Styles, appare poco chiaro e solo attraverso digressioni sul passato della coppia, lo spettatore può conoscere piccoli aspetti della sua personalità. Gran parte dei personaggi sono macchiettistici, non c’è profondità dei soggetti e proprio agli abitanti di Victory city non spetta molta voce in capitolo.

La macchina da presa sembra avere lenti esclusivamente per la protagonista un po’ “Stepford wife” (Florence Pugh aka Alice ) e il suo villain (Chris Pine aka Frank), ai quali ha indubbiamente riservato un punto di vista più complesso e degno di nota. Gli antipodi dell’evoluzione/involuzione della società presente e futura. Bene, anzi benissimo dunque l’interpretazione dell’attrice inglese, classe ’96, che dai tempi del controverso “Midsommar” (Ari Aster, A24, 2019) si sta facendo indubbiamente notare per il suo physique du role oltre che per verve attoriale.

Florence Pugh ed Harry Styles nei panni dei protagonisti Alice e jack
Florence Pugh ed Harry Styles nei panni dei protagonisti Alice e jack

In conclusione

Il progresso è l’inizio del non ritorno al vero stato di natura dell’essere umano, la regista ci suggerisce che proprio il perfezionamento sia in verità specchio per allodole e che la società liquida di Bauman sia più pericolosa di quello che siamo soliti pensare. La performance attoriale dei protagonisti tanto basta a rendere questo psycho dystopian thriller, una buona seconda prova registica che getta le basi, si spera, per una buona evoluzione e maturazione della regista, a patto però che provi ad allontanarsi da clichè di trama e sceneggiatura che evocano trame già viste e sentite.

Note positive

  • Regia
  • fotografia
  • attori

Note negative

  • Sceneggiatura
  • Scrittura del soggetto
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