Paper Lives (2021): Uno sguardo rivolto verso gli ultimi

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Locandina Paper Lives film Netflix

Paper Lives

Titolo originale: Kagittan Hayatlar

Anno: 2021

Paese: Turchia

Genere: Drammatico

Produzione: OGM Pictures

Distribuzione: Netflix

Durata: 96 minuti (1h 36 min)

Regia: Can Ulkay

Sceneggiatura: Ercan Mehmet Erdem

Fotografia: Tuncay Özcan

Montaggio: Serkan Güler

Musiche: Ulas Agce

Attori: Çağatay Ulusoy, Emir Ali Dogrul, Ersin Arıcı, Turgay Tanülkü, Selen Öztürk.

Trailer sub Ita del film Paper Lives

In un mondo in cui i bambini piangono, ridere può solo essere crudele.

Trama Paper Lives

Il nuovo film distribuito da Netflix e prodotto da OGM Pictures, pone al centro della sua storia la vita di Mehmet, il gestore della discarica di un vecchio quartiere povero di Istanbul brutalmente ridefinito a causa dell’emigrazione. Si tratta di un uomo molto rispettato in città, che dà una mano a chiunque ne abbia bisogno, soprattutto a bambini e ragazzi di strada, in cui rivede se stesso e non si tira mai indietro davanti a qualcuno che ha bisogno. Viene aiutato dal suo braccio destro Tahsin, a fare del bene ormai da diversi anni.

Un giorno Mehmet scopre un bambino di otto anni nascosto nel sacco dei rifiuti del suo amico Gonzales. Prenderà a cuore il ragazzino e la sua vita e mentre cercherà di ritrovare la sua famiglia instaurerà con lui un legame profondo e inaspettato che lo porterà a riflettere anche sulla sua vita.

Recensione Paper Lives

Approdato su Netflix nel totale silenzio, Paper Lives è uno dei primi prodotti originali made in Turchia della piattaforma e forse proprio per questo è passato in sordina ai molti. In realtà si tratta di un prodotto ben curato sia dal punto di vista tecnico che attoriale, che non ha ricevuto una campagna promozionale adeguata.

La regia risulta essere ben strutturata, così come la sceneggiatura che non mostra grandi pecche rendendo al meglio e coinvolgendo lo spettatore nella storia narrata, inoltre vi è una fotografia che permette di addentrarsi nei borghi più profondi e malmessi della città di Istanbul e di vivere le sofferenze dei ragazzi che giornalmente combattono per la propria vita.

La pellicola diretta da Can Ulkay è una storia di un male interiore, una continua ricerca di sé stessi, in cui il protagonista (Çağatay Ulusoy) abbandonato fin dalla nascita e attualmente a capo di un gruppo di netturbini lotta giorno dopo giorno contro una malattia che lo sta distruggendo fisicamente, ma soprattutto contro tutto il male che si ritrova dentro di lui e che costantemente cerca di prendere il sopravvento del suo corpo.

Proprio lui rende questo film così vero e diretto, non vi sono mezzi termini ma solo la voglia di restituire ad un bambino la sua casa e la sua famiglia, quella che a Mehmet manca fin dalla nascita. Un uomo che ha smesso di fidarsi di chiunque, diffidente con il mondo e con sé stesso, ritrova la speranza e la voglia di vivere grazie ad un bambino abbandonato che ha voglia di ciò che tutti sognano: una vita felice. Così minuto dopo minuto, Mehmet metterà a repentaglio la sua stessa vita pur di realizzare il sogno del bambino e chiudere il cerchio aperto quando lui stesso fu abbandonato.

Una storia di povertà, di rovina proprio come i vestiti continuamente logorati dei ragazzi che ogni mattina si svegliano e percorrono l’intera città raccogliendo spazzatura per una manciata di soldi. Ci viene messa davanti agli occhi una continua sofferenza, un disagio e una malattia che tengono alte le corde dell’emotività, dimostrando però che le persone che hanno meno di niente riescono sempre a mettere il cuore nelle cose, si impegnano con tutto ciò che hanno per permettere agli altri di avere la vita dignitosa che non è stata offerta loro.

Il prodotto distribuito da Netflix ricorda a tratti il più rinomato Alla ricerca della felicità o citando una delle più recenti uscite La vita davanti a sé che ha fatto storcere il naso a molti. Ciò non avviene con questa pellicola che oltre ad emozionare, regala piccoli sorrisi prima di tornare ad affondare il colpo, rigirare il coltello nella piaga e lasciar riemergere la sofferenza che avvolge tutto il film quasi a voler dimostrare al mondo che per molte di queste persone non sempre arriva il momento della rivalsa, non sempre c’è la possibilità di risollevarsi e partire nuovamente, a volte l’unica alternativa possibile è restare lì inermi ad accettare il proprio destino.

Si resta per quasi tutta la durata del film in attesa di una svolta, un momento che ci apra verso un finale felice o quantomeno riporti il bambino verso la sua famiglia o qualcuno che tenga a lui, si desidera vedere la felicità dei personaggi, anche di quelli secondari che insieme al protagonista soffrono i suoi stati d’animo e la sua malattia. Il finale però arriva e lo fa in modo totalmente inaspettato.

I più attenti durante la storia raccontata riusciranno a capire quali siano le intenzioni finali del regista e degli sceneggiatori, ma per coloro che si ritroveranno totalmente immersi da non lasciare spazio a teorie, si rivelerà un vero e proprio plot twist che lascia chiunque con il fiato sospeso e un velo di malinconia.

Il prodotto realizzato da Netflix merita di essere visto e di essere discusso per non lasciare ancora una volta i poveri del mondo nelle mani del proprio destino, perché ognuno di essi ha una propria dignità e merita di vivere al pari degli altri, in un mondo che difende i propri cittadini.

Mehmet Alì era diverso, lui viveva a modo suo. Ultimamente non riusciva più a separare i sogni dalla realtà.

[…]

Ha sempre cercato di riunire il figlio con la madre che lo aveva abbandonato.

Mehmet Alì era un ragazzo di strada. Era un ragazzo solo. Come noi.

Note Positive

  • Prove attoriali
  • Sceneggiatura, regia e fotografia
  • Rappresentazione della povertà
  • Giuste emozioni trasmesse

Note Negative

  • Nessuna in particolare
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