Regole d’onore (2000): Un’altra (audace) scommessa di Stephen Gaghan

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Trailer di Regole d’onore

Basato su un racconto del politico Jim Webb (Fields of Fire, 1978), Regole d’onore è diretto dal premio Oscar William Friedkin (per The French Connection, 1971) e sceneggiato dall’apprezzato Stephen Gaghan (Traffic, S. Soderbergh, 2000; Syriana, S. Gaghan, 2005; Gold – La grande truffa, S. Gaghan, 2016). A curare la fotografia vi è il duo composto dal 6 volte nominato agli Oscar William A. Fraker (Bullitt, P. Yates, 1968; Murphy’s Romance, M. Ritt, 1985) e Nicola Pecorini, mentre il montaggio è coordinato da Augie Hess (Homeland Security, G. Gallo, 2008). Musicato da Mark Isham (nominato all’Oscar per A River Runs Through It, R. Redford, 1992), il lungometraggio vanta un cast composto da Tommy Lee Jones (Oscar per Il fuggitivo, A. Davis, 1993), Samuel L. Jackson (candidato all’Oscar per Pulp Fiction, Q. Tarantino, 1994), Anne Archer (Attrazione fatale, A. Lyne, 1987) e Bruce Greenwood (Thirteen Days, R. Donaldson, 2000). Regole d’onore ha ricevuto tre candidature in vari festival cinematografici, vincendo l’Image Award (NAACP) nella categoria miglio attore non protagonista con Blair Underwood e ottenendo la nomination come miglior attore con Samuel L. Jackson al BET Award 2001.

Trama di Regole d’onore

Quando a Terry L. Childers (Samuel L. Jackson), pluridecorato colonnello dei Marines e veterano del Vietnam, viene assegnato il compito di evacuare l’ambasciatore statunitense Mourain (Ben Kingsley) da una città dello Yemen, la strategia pianificata per il suo Gruppo di Risposta Anfibia non sembra prevedere particolari rischi. Una volta raggiunta l’ambasciata, però, una manifestazione da parte della popolazione locale si trasforma in un assalto. La squadra del colonnello Childers viene presa di mira da alcuni cecchini appostati sui tetti, i cui colpi vengono presto accompagnati da spari provenienti da altre angolazioni. Grazie all’arrivo di un elicottero, l’ambasciatore Mourain e la sua famiglia vengono tratti in salvo, ma tre marines cadono sotto il fuoco avversario. Rimasto sul campo di battaglia, Childers torna a fronteggiare gli assalitori, giungendo alla decisione di dar ordine alla sua squadra di sparare in direzione della folla: 83 persone vengono così colpite. Successivamente, Bill Sokal (Bruce Greenwood), Consigliere alla Sicurezza Nazionale, inizia una campagna per mandare sotto corte marziale il colonnello Childers, accusandolo di aver ordinato ai suoi Marines di sparare su dei civili disarmati. Childers, sempre più in difficoltà, decide di chiedere aiuto al suo vecchio compagno Hayes “Hodge” Hodges (Tommy Lee Jones), passato al JAG, per difenderlo davanti alla corte, ma la vicenda è destinata a complicarsi ulteriormente…

Recensione di Regole d’onore

Nel 2000, realizzare un film come Regole d’onore rappresentava una notevole sfida, non soltanto dal punto di vista della sceneggiatura, ma anche – se non di più – sotto l’aspetto produttivo. Scott Rudin Productions e Seven Arts Pictures, le due case produttrici, decisero infatti di scommettere sul finanziamento di un lungometraggio prevedibilmente criticabile, non certo per le prove attoriali – difficile criticare le interpretazioni di Tommy Lee Jones e Samuel L. Jackson -, ma piuttosto per quell’elaborata trama a metà tra l’estremo patriottismo e l’inconciliabilità di termini quali rispetto, realismo e (appunto) patriottismo nell’era contemporanea. In pratica, ci voleva coraggio. Lo stesso a cui è ricorso il regista William Friedkin e soprattutto lo sceneggiatore Stephen Gaghan, in grado di realizzare uno script denso di significato, ben caratterizzando ogni singolo personaggio con, delle volte, la raffinatezza persino di una sola battuta (ci si riferisce, ad esempio, al dialogo inerente al Vietnam tra il colonnello Hodges e il maggiore Biggs). Ripensandoci, pochi altri sceneggiatori avrebbero risposto con uno script così particolare, inserendosi in un contesto pre-11 settembre e scaturendo delle inevitabili critiche.

Del resto, se alcune sequenze del film possano apparire troppo univoche, schierandosi quindi dal lato statunitense e quindi dalla parte dei Marines, dall’altro dimostrano la (rara) capacità di rischiare di Stephen Gaghan, anticipando temi “scomodi” poi ripresi dallo stesso sceneggiatore in Syriana (S. Gaghan, 2005). Con Regole d’onore si sottolineano tutti i limiti di un patriottismo spezzato, in cui persone al fronte e persone al comando si fronteggiano perseguendo dei valori completamente discordanti. Si comprende in tal modo che il titolo, Regole d’onore, appare quasi come un ossimoro, accostando due parole che poco hanno in comune. Il campo di battaglia, il terreno dei Marines ma anche dei semplici civili, diventa così una scacchiera su cui muovere “pedine”, elaborando strategie che, quasi sempre, possono avere esiti tragici. Le persone (civili, combattenti e Marines) colpite dall’azione di evacuare l’ambasciata, diventano in tal modo la terribile conseguenza di “manovre” poco realistiche e incapaci di considerare l’effettiva situazione del luogo: in fondo è questo ciò che Stephen Gaghan vuole comunicarci, ovvero la disumanizzazione di chi è sul campo di battaglia, di chi vive quotidianamente il terrore della guerra. Una condizione che, come espresso dal processo al colonnello Childers, non potrà mai essere simulata in un aula di tribunale, ma che (forse) può essere visualizzata grazie all’empatia di cui è capace l’essere umano. Per evitare che ciò accada di nuovo. O almeno, per renderci conto della differenza che intercorre tra raccontare e vivere, in prima persona, un conflitto.

In conclusione

Note positive

  • L’equilibrio, da parte della sceneggiatura scritta da Stephen Gaghan, nel suddividere il film tra scene di azione e scene da legal drama
  • Le interpretazioni di Tommy Lee Jones e Samuel L. Jackson, ottimi nel caratterizzare i personaggi

Note negative

  • Alcune sequenze, che coinvolgono in particolare il colonnello Hodges, potevano essere trattate diversamente, in modo da evitare le critiche dovute all’apparente univocità del film
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