Sanctum (2011): il ritorno di James Cameron che toglie letteralmente il fiato

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sanctum recensione e locandina

Sanctum

Titolo originale: Sanctum

Anno:  2011

Paese di produzioneUsaAustralia

GenereAzione, Thriller

Produzione: Sanctum Australia, Great Wight Productions/ Osford Films, Relativity Media

DistribuzioneEagle Pictures

Durata:1 hr 48 min

RegiaAlister Grierson

Sceneggiatore: John Garvin, Andrew Wight

Fotografia: Jules O’Loughlin

Montaggio: Mark Warner

Musica: David Hirschfelde

Attori: Richard Roxburgh, Alice Parkinson, Rhys Wakefield, Daniel Wyllie, Christopher James Baker, Allison Cratchley, John Garvin, Sean Dennehy

Trailer italiano di Sanctum

Trama di Sanctum

Frank McGuire, esperto esploratore subacqueo, e il suo gruppo di speleologi, alla scoperta di una grotta sommersa nell’oceano pacifico, si trovano improvvisamente intrappolati negli angusti cunicoli scavati nella roccia a causa di un forte nubifragio che si abbatte sull’area. Costretto in una corsa contro il tempo per sopravvivere e riuscire a raggiungere la superficie, il gruppo nell’arco di poche ore si ritrova dimezzato: speleologi più esperti come George, grande amico di Frank, Carl, accompagnato dalla fidanzata Victoria (unica del gruppo a non essere né una speleologa né un’esploratrice), Josh, il figlio di Frank e in perenne lotta col padre, insieme agli altri esploratori subacquei si troveranno a dover combattere contro la natura.

Non basteranno l’esperienza, un’ottima conoscenza di quei luoghi inesplorati e il sangue freddo a tenerli in vita. Le grotte li metteranno l’uno contro l’altro: Carl e Victoria da un lato, Frank e Josh dall’altro. E saranno proprio padre e figlio a compiere il viaggio più importante: quello interiore, che li porterà a conoscersi veramente per la prima volta e a conoscere sé stessi, a scoprire i propri limiti e che li costringerà a prendere decisioni drastiche.

Recensione di Sanctum

Film del 2010 tratto da una vicenda realmente accaduta nel 1988 al fotoreporter del National Geographic Wes SkilesSanctum è (anche letteralmente) un tuffo nella parte più buia e profonda della Terra. E come in un altro film in cui assistiamo a una lotta per sopravvivere all’invasione dell’acqua, anche in Sanctum, girato in uno splendido 3D, sentiamo la mano di colui che, tredici anni prima, aveva trasposto sul grande schermo una delle maggiori tragedie del secolo scorso aggiudicandosi ben unidici statuette: James Cameron. Ma stavolta il cineasta canadese non si piazza dietro la cinepresa, bensì lo troviamo in veste di produttore.

Già dalla prima scena capiamo in che genere di storia ci proietteremo con la visione di Sanctum: una morte immediata, improvvisa, scandisce già dai primi minuti la vicenda degli speleologi. Trapela in questo modo l’atmosfera del film, tetra fin da subito: lo spettatore realizza così che non sta guardando una commedia, né un semplice film di avventura, ma che si ritroverà catapultato in una corsa contro il tempo, in cui il pericolo è sempre dietro l’angolo. I toni sono oscuri e man mano che le ore passano si capisce che il lieto fine è sempre più lontano. La situazione drammatica in cui si ritrovano gli speleologi porta inevitabilmente lo spettatore a fare il tifo per loro; chi guarda il film si immedesima nello stato d’animo dei protagonisti e si immerge con loro (in tutti i sensi) in quella che potrebbe essere l’ultima spedizione della loro vita.

Sacrificare la vita di un amico a costo di provare a salvare l’intero gruppo o salvarlo a costo di rallentare e mettere in pericolo l’intera spedizione? Ecco il dilemma al quale è costretto a rispondere Frank, a capo della spedizione. Poco umano, troppo freddo, proprio come quelle rocce da lui tanto amate: questa l’opinione che ha di Frank il figlio Josh, che accompagna il padre in quella che potrebbe essere la sua ultima avventura subacquea.

“Tuo padre è l’esploratore più rispettato del mondo”
“Perché non ha altro nella vita”

Sanctum

Ed è proprio così: le grotte sono l’unico luogo in cui Frank si sente veramente a casa, il suo habitat naturale, il credo e il santuario per un uomo che ha dedicato tutta la sua vita alla scoperta di luoghi inaccessibili tanto da trascurare il suo rapporto col figlio. La lotta per la sopravvivenza però non può che rafforzare questo legame e riavvicinare un padre e un figlio finora troppo distanti. Josh dimostrerà a Frank di essere un ottimo scalatore, ma soprattutto di non essere più un bambino, ma un uomo pronto a mettere a rischio la propria vita per salvare quelle altrui. Dal canto suo Frank insegnerà al figlio ciò che le grotte hanno insegnato a lui: a non arrendersi mai, a compiere scelte difficili, a fare quelle cose che non avremmo mai voluto fare ma che purtroppo vanno fatte. E così, tra ostacoli, paura di morire e voglia di vivere, padre e figlio troveranno la luce in fondo al tunnel. Ed è proprio la luce una dei protagonisti della storia. O meglio, la luce che manca. È il buio che domina per tutto il film: minuto dopo minuto la scena si fa più oscura e angusta, i personaggi sono illuminati dalla sola torcia presente sul loro casco. E così lo spettatore si trova catapultato in quell’atmosfera sempre più tetra e claustrofobica, con un clima così asfissiante da trattenere il respiro per tutto il film. Le morti si susseguono una dopo l’altra come tessere del domino che cadono in sequenza, incorniciate in un montaggio a volte un po’ troppo rapido ma che aumenta la suspense in una storia già ricca di tensione e inquietudine.

Richard Roxburgh in Sanctum (2011)
Richard Roxburgh in Sanctum (2011)

Il cast di Sanctum

Il cast non è famosissimo. L’esploratore Carl è probabilmente il più conosciuto: il suo volto è quello di Ioan Gruffudd, noto soprattutto per la sua apparizione finale in Titanic e per aver interpretato Mr. Fantastic ne I fantastici 4Gruffudd è anche l’unico attore gallese in un cast di stelle australiane. A interpretare Frank McGuire è Richard Roxburgh, noto al grande schermo per i suoi ruoli in Moulin Rouge Van Helsing, mentre nei panni del figlio Josh troviamo Rhys Wakefield, già visto in La notte del giudizio – The Purge e in Un amore senza fineVictoria invece ha il volto di Alice Parkinson, conosciuta per le sue interpretazioni in Shark 3D e X-Men le origini – Wolverine.

In conclusione

NOTE POSITIVE

  • La suspance che tiene lo spettatore incollato allo schermo;
  • Il mutamento interiore dei personaggi e le loro reazioni inaspettate nel momento in cui si troveranno davanti alla morte;
  • Dall’inizio alla fine del film il gioco è capire chi ha le carte in regola per sopravvivere e chi, inevitabilmente, si lascerà sopraffare dalla morte. Perché alla fine sopravvive solo il più forte.

NOTE NEGATIVE

  • Il montaggio, in cui i piani in certi casi si susseguono troppo frettolosamente;
  • L’ironia di alcune battute dei personaggi a volte un po’ fuori luogo
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