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Si, Chef! – La Brigade
Titolo originale: La brigade
Anno: 2022
Nazione:Francia
Genere: commedia sociale
Casa di produzione: Odyssée Pictures
Distribuzione italiana: I Wonder Pictures
Durata: 97′
Regia: Louis-Julien Petit
Sceneggiatura: Louis-Julien Petit, Liza Benguigui-Duquesne, Sophie Bensadoun
Fotografia:David Chambille
Montaggio:Nathan Delanno
Musiche:Laurent Perez del Mar
Attori:Audrey Lamy,François Cluzet,Chantal Neuwirth,Fatou Kaba,Yannick Kalombo, Amadou Bah, Mamadou Koita, Alpha Barry, Chloé Astor, Yadaf Awel, Demba Guiro, Boubacare Balde
Una commedia traboccante di emozioni con François Cluzet (già protagonista di Quasi Amici) e Audrey Lamy (vincitrice di un Premio César), dove la cucina risolleva gli animi e accende una speranza sul futuro. La pellicola sarà distribuita al cinema dal 7 dicembre 2022.
Trama di Sì, Chef! – La Brigade
Cathy è una chef di 40 anni, innamorata del suo lavoro e con un grande sogno: aprire un ristorante stellato. Le cose però iniziano presto a non andare secondo i suoi piani e, fra conti e complessità organizzative, si trova ad affrontare da subito le difficoltà del mestiere. Per rilanciarsi, Cathy accetta con riluttanza un lavoro da dipendente in una sperduta località fuori città, in quella che scoprirà poi essere la mensa di un centro di accoglienza per giovani migranti. Inizialmente è poco convinta e per nulla entusiasta di questo nuovo lavoro, ma in breve tempo grazie alla sua straordinaria abilità e alla sua passione per la cucina inizierà a farsi amare dai ragazzi, i suoi nuovi colleghi e suoi nuovi amici, che a loro volta avranno anche tanto da insegnarle.

Recensione di Sì, Chef!- La Brigade
“Si, Chef!- La Brigade” è una commedia francese, ironica ed esilarante, con il compito gravoso d’interrogare il pubblico riguardo la delicata questione degli immigrati stranieri, minori non accompagnati. Nel suo incipit “Si, Chef!-La Brigade” ci offre uno spaccato del frenetico mondo dell’alta cucina, per poi divenire una sorta di documentazione filmica di fatti reali. La protagonista Cathy (la bravissima Audrey Lamy) ribelle e testarda, si ritrova da sola a cercar lavoro…Dalle scenografie eleganti e glamour del lussuoso ristorante di lusso, la nostra eroina è catapultata nella fatiscente cucina di un centro di accoglienza. La cinepresa diventa strumento di osservazione del vissuto quotidiano ma gli aspetti tragici vengono edulcorati dalle situazioni “comiche”. Il sogno di Cathy deve passare attraverso un emblematico annichilimento della sua arte: la nouvelle cuisine si fa mensa per poveri. “Mangiare? Che mangino solo ravioli e sugo in scatola, visto che per ciascuno lo Stato dà pochi euro” dice Lorenzo (l’efficace François Cluzet) a una affranta Cathy. Gli esterni diroccati e solitari fanno pensare alle “banlieue” francesi dove la gioventù cresce a pane e calcio: lo stesso sport che Lorenzo (il direttore del centro) usa come metodo educativo per i ragazzi. Alcuni di loro imparano avidamente la lingua francese sotto la guida di Sabine (l’esilarante Chantal Neuwirth) patita delle “star chef televisive”. La talentuosa Cathy ha il difficile compito di dare un futuro a quei giovanissimi. Si salveranno dal rimpatrio, al grido di: Sì, chef?.

La diretta tv e la denuncia sociale: Nel bel mezzo di una “diretta tv”- alla quale partecipano Cathy e gli altri due migliori chef – pur ricostruendo un “reality show” ai fini umanitari, l’effetto” film nel film” appare troppo prevedibile.
Volevo che ogni inquadratura fosse al servizio della traiettoria della protagonista. L’inquadratura iniziale, in cui Cathy Marie appare di spalle, sfocata, di fronte al mare, mostra che non sa dove si trova o dove sta andando. Volevo filmarla come una migrante, come se fosse appena sbarcata sulla terraferma. Lei è lì, di spalle, seduta di fronte al mare, a un bivio della sua vita. Il simbolismo è chiaro: oserà salpare o no? In altre parole, andrà avanti con la sua vita o no? Questa inquadratura contrasta con quella che chiude il film, in cui il personaggio si trova di fronte a noi e osa persino guardare in macchina, come per stabilire un legame con lo spettatore. All’inizio del film, i movimenti della telecamera partono da terra. Man mano che la storia procede, si alzano sempre di più, fino a raggiungere l’altezza della protagonista. Volevo iniziare con inquadrature esterne molto ampie – turbine eoliche, il mare – per mostrare che Cathy Marie è minuscola rispetto alla vastità del mondo. Poi c’è il contrasto dell’inizio del film con il centro in cui si ritrova rinchiusa, rappresentato attraverso le inquadrature dalle finestre. Queste la costringono a fermarsi per tutta la durata della storia per sviluppare il suo vero talento.
Louis-Julien Petit
Per scoprire le dichiarazioni del regista sul film, leggi questo approfondimento su Si, Chef!
In conclusione
“ Si,Chef!-La Brigade” è un ‘opera, comunque, ben confezionata, gradevole e per alcuni versi commovente. Un film che vuol essere la voce degli ultimi.
Note positive
- Un film che sa emozionare
Note negative
- A tratti la storia è troppo prevedibile