Speravo de Mori prima (2021), “Ma a me quando me ricapita de vedè Francesco Totti”

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Speravo de Mori prima locandina film

Speravo de Mori prima

Titolo originale: Speravo de morì prima

Anno: 2021

Paese: Italia

Genere: Commedia

Produzione Capri Entertainment, Fremantle, The New Life Company, Wildside

Distribuzione: Sky Atlantic

Ideatore: Stefano Bises, Michele Astori

Stagione: 1

Puntate: 6

Regia: Luca Ribuoli

Montaggio: Pietro Morana

Musica: Nicola Tescari

Attori: Pietro Castellitto, Greta Scarano, Gian Marco Tognazzi, Monica Guerritore, Giorgio Colangeli

Trailer di Speravo de morì prima

Trama de Speravo de morì prima

La serie realizzata per Sky, scritta da Stefano Bises e Michele Astori e diretta da Luca Ribuoli, racconta gli ultimi anni da calciatore di Francesco Totti nella sua Roma e il suo perfetto equilibrio tra la sua semplicità e il suo essere simbolo e mito moderno. Nello scontro epico il suo nemico è l’allenatore Luciano Spalletti, tornato alla guida della squadra capitolina dopo una breve parentesi, deciso questa volta a mostrare quanto il vecchio campione non fosse più decisivo come in passato: sacrilegio!

Giammarco Tognazzi è Luciano Spalletti

Recensione di Speravo de morì prima

Ma a me quando me ricapita de vedè Francesco Totti

Frase d’apertura di Speravo de morì prima

In “Speravo de morì prima” l’eroe Francesco Totti viene costruito grazie al ricorso alla mitologia romanista, in una narrazione però spesso esasperata che ricalca stilemi tipici tanto della commedia all’italiana quanto del trash televisivo, questo è chiaro allo spettatore fin dalle prime battute, la serie mostra infatti di non volersi prendere troppo sul serio dichiarando apertamente il suo essere trasposizione, opera fittizia pur raccontando una storia vera, incentrata principalmente sugli anni dal 2015 al 2017, anche se non mancano i filmati di repertorio, flashback e i racconti delle tappe fondamentali del calciatore Francesco Totti, come lo scudetto vinto nel 2001 e la vittoria nella coppa del mondo con la nazionale italiana in Germania nel 2006. Anche se il racconto parte dalla prospettiva del giocatore romanista e dei suoi affetti, è chiaro l’intento di non demonizzare troppo puntando decisamente principalmente sul dramma umano di un campione costretto a fare i conti con lo scorrere del tempo e con il fatto inaccettabile di vedersi relegato ai margini della squadra di cui è e resterà comunque, per sempre simbolo.

Castellito è Totto in Speravo de Mori prima
Castellitto è Totti in Speravo de Mori prima

Quello che si nota già dalle prime battute, è una scelta di regista chiara, mettere al centro lo spettatore richiamandolo in prima persona, coinvolgendolo con lo sguardo in macchina e la rottura della quarta parete. L’atmosfera degli episodi è fondamentalmente incentrata sulla goliardia, con scene e guest star poste in bella mostra per cercare di fare, essenzialmente ridere e fomentare quel fanatismo tipico italiano, quando si parla di fede calcistica. Pietro Castellitto (che in realtà sembra più Fausto Coppi) sembra troppo concentrato a voler somigliare a tutti i costi a Francesco Totti al punto da sfiorarne l’imitazione cosi come Greta Scarano che, nelle vesti d’Ilary Blasi e stranamente quasi ai margini della narrazione. Istrionica invece la recitazione di Giammarco Tognazzi, sia pur poco sviluppato in sceneggiatura, capace di vestire i panni dell’antagonista ovvero Luciano Spalletti, sfoderando una recitazione di alto livello fatto di postura, sguardi, il modo di gesticolare e tenere le mani conserte, la sua è una prova fisica, fatta di muscoli tesi e di pause.

Il Totti che viene fuori dalla serie realizzata da chi con Totti ci è cresciuto, è un Totti genuino che dentro resta un ragazzino che per tutta la serie pensa solo che non vuole smettere di giocare, il risultato tuttavia è che “Speravo de morì prima” orbita tra la parodia, il dramma e il farzesco, il tutto mischiato assieme e che lascia in bocca un sapore simile a chi deve aver mai mangiato una pizza con l’ananas.

Note positive

  • La prova attoriale di Giammarco Tognazzi

Note recensione

  • Troppi generi interni alla serie tv
  • Prova attoriale di Pietro Castellitto poco convincente
  • La figura di Ilary Blasi è troppo marginale
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