
I contenuti dell'articolo:
Stasera ho vinto anch’io
Titolo originale: The Set-Up
Anno: 1949
Nazione: Stati Uniti d’America
Genere: Drammatico, Sportivo
Casa di produzione: RKO Radio Pictures
Distribuzione italiana: RKO Pictures
Durata: 73 minuti
Regia: Robert Wise
Sceneggiatura: Art Cohn
Fotografia: Milton R. Krasner
Montaggio: Roland Gross
Musiche: Leigh Harline
Attori: Robert Ryan, Audrey Totter, George Tobias, Alan Baxter, Wallace Ford, Percy Helton, Hal Fieberling, Darryl Hickman
Trailer di “Stasera ho vinto anch’io”
Informazioni sul film e dove vederlo in streaming
Nel 1949, Robert Wise chiude la sua lunga carriera artistica all’interno della casa di produzione e distribuzione cinematografica RKO Radio Pictures con “Stasera ho vinto anch’io” (titolo originale: “The Set-Up”). Wise ha diretto nove pellicole per la RKO, principalmente nei generi thriller, poliziesco e noir, a partire dal 1944 con il suo esordio alla regia in “Il giardino delle streghe“. Egli stesso ha definito “Stasera ho vinto anch’io” come il suo miglior film del periodo alla RKO e uno dei migliori della sua carriera.
Il lungometraggio del 1949 si basa sul poema “The Set-Up” del 1928 del giornalista Joseph Moncure March, ed è stato sceneggiato dal giornalista sportivo Art Cohn alla sua prima esperienza come sceneggiatore. La fotografia è stata curata da Milton R. Krasner, vincitore di un Oscar alla migliore fotografia nel 1955 con il film “Tre soldi nella fontana” (1954). Il protagonista è interpretato da Robert Ryan, che conosce bene il pugilato avendolo praticato. Ryan è noto per i suoi numerosi ruoli da duro in film come “Odio implacabile” (1947) di Edward Dmytryk, “Neve rossa” (1952) di Nicholas Ray, e “Quella sporca dozzina” (1967) di Robert Aldrich.
“Stasera ho vinto anch’io” venne presentato in concorso al 3º Festival di Cannes, tenutosi dal 2 al 17 settembre 1949, dove “Il terzo uomo” di Carol Reed vinse il Gran Prix. Wise ottenne due ambiti premi per questa pellicola: la Miglior fotografia per Milton R. Krasner e il Premio FIPRESCI. Il film venne trasmesso nei cinema americani dal 2 aprile 1949, dopo una première a New York City il 29 marzo. In Italia, il film venne distribuito nei cinema dal 4 febbraio 1950, sempre dalla RKO Pictures.
Trama di “Stasera ho vinto anch’io”
Stoker Thompson è un pugile di trentacinque anni a fine carriera che sale sul ring da venticinque anni con il sogno di diventare campione del mondo dei pesi massimi. Quella sera, Thompson dovrà sfidare il ventitreenne Tiger Nelson alla Paradise City Arena. Nelson è un giovane pugile controllato dal mafioso Sullivan, che usa il ragazzo per fare soldi attraverso le scommesse sportive. Per guadagnare denaro, Sullivan manda un suo scagnozzo a pagare Tiny, il manager di Stoker, stringendo con lui un patto: assicurarsi che Thompson cada al terzo round, perdendo l’incontro a favore di Nelson. Tiny accetta i soldi ma non informa Stoker della “truffa”, ritenendo che Thompson non riuscirà a rimanere in piedi più di tre round. Stoker, ignaro di tutto, sale sul ring con un solo obiettivo: dimostrare a tutti, soprattutto a sua moglie Julia e a sé stesso, che non è un pugile fallito e che può ancora vincere. Se riuscirà a vincere, potrà aprirsi le porte dei match importanti e guadagnare $500, una cifra che gli permetterebbe di aprire una tabaccheria o allenare il giovane pugile Tony Martinez. Riuscirà Stoker a rimanere in piedi o finirà per ingannare involontariamente la mafia, andando incontro a guai?
Recensione di “Stasera ho vinto anch’io”
Wise realizza con “Stasera ho vinto anch’io” un’opera visiva e narrativa di grande impatto, caratterizzata da una potente impronta noir grazie alla maestria del direttore della fotografia Milton R. Krasner. Questo lungometraggio, fortemente drammatico e sportivo, con connotati gangster, si distingue per il suo complesso gioco di inquadrature e situazioni che mantengono alta l’attenzione del pubblico per tutti i suoi settantadue minuti. Lo spettatore è invitato a empatizzare con Bill “Stoker” Thompson, un uomo che, in una notte, si ritrova a dover lottare con i propri sogni e affrontare la dura realtà. Questa realtà gli viene presentata prima dalla moglie Julia, che si rifiuta di assistere all’incontro di pugilato per paura della sua incolumità, e poi dal mondo mafioso, che nel tragico finale distrugge ogni suo sogno di gloria, ma non forse quelli della moglie.
La pellicola trova la sua forza primaria nella sceneggiatura, scritta con estrema attenzione ai dettagli. Ogni scena risulta funzionale al racconto introspettivo dei vari personaggi che si muovono nello spazio scenico, dipingendo con maestria l’ambiente sportivo del pugilato. I rapporti tra i pugili della stessa squadra e i loro massaggiatori, che si prendono cura l’uno dell’altro, vengono narrati con precisione, così come l’adrenalina presente dentro e fuori dal ring, tra coloro che si recano alla biglietteria e il pubblico che assiste trepidante all’incontro. Il pubblico, con alcuni dei suoi personaggi ripresi più volte, assume il ruolo di co-protagonista grazie all’ottimo montaggio e alla regia che supportano ed elevano la sceneggiatura a nuove vette, trasferendo il pathos presente nello script in chiave visiva.
L’incontro di boxe tra Thompson e Nelson dovrebbe entrare nei libri di regia cinematografica per mostrare ai futuri cineasti come si crea tensione, adrenalina e pathos in una scena sportiva. La macchina da presa si sofferma abilmente sui due pugili, mescolando sapientemente le inquadrature dei combattenti con quelle del pubblico, che passa da una situazione di tranquillità a un’irrequietezza crescente, culminando in un furore agonistico e una trepidazione che aumentano di set in set. Al quarto set dell’incontro, il pubblico vuole sangue, morte, e urlando parole terribili verso i combattenti come “Uccidilo” e “Ammazzalo”, denotando un pubblico tossico del mondo del pugilato, un pubblico che si reca ad assistere a tale spettacolo selvaggio per vivere adrenalina pura, vedere schizzare il sangue e degustare pestaggi mortali. Lo sceneggiatore e il regista, dunque, ci raccontano di un pubblico che cerca nel pugilato una droga, per sentirsi vivi e provare emozioni che non saprebbero trovare altrove. Per loro, il pugilato è una dipendenza, al pari e in modo divergente da quella del pugile, che mira a essere applaudito dalle masse e diventare una star riconosciuta dai suoi pari come un campione.
La regia della pellicola si dimostra particolarmente riuscita, poiché Wise riesce a donare alla sua storia sportiva un climax e una tensione palpabile fin dal primo minuto, attraverso una costruzione drammaturgica orientata alla rappresentazione tridimensionale di svariati personaggi. Dal mondo sportivo del pugilato, fatto di spettatori, giornali, gangster e pugili, fino al mondo più intimo, riferito a Stoker. Difatti, la pellicola indaga anche la sfera sentimentale, i rapporti che un pugile possiede con la moglie. In questo senso, è fondamentale il personaggio di Julia, una donna che non riesce più a fare questa vita, che non sopporta più vedere suo marito farsi pestare a sangue, rischiando di perderlo per sempre.
A livello di sceneggiatura e montaggio, il film si muove su due piani narrativi: sportivo e interiore, sportivo e sentimentale. Lo spettatore segue, attraverso un montaggio alternato, Stoker nello spogliatoio mentre chiacchiera con i suoi colleghi di lavoro e teme che sua moglie non si presenti all’incontro per supportarlo, e Julia, che cammina per la città senza una meta precisa, con il cuore in gola e un’ansia che la devasta interiormente. Lei soffre a ogni passo, preoccupata per un futuro incerto, non sapendo se l’uomo che ama farà ritorno a casa o perirà sul ring, senza qualcuno che lo ama davvero accanto. Attraverso una fotografia notturna, siamo immersi accanto a Julia che cammina tormentata per la città, esprimendo il suo tormento nella scena del ponte, dove stringe con rabbia il biglietto dell’incontro mentre i filobus passano sotto di lei, in un gioco di montaggio che ci alterna immagini dei filobus a quelle della donna in preda a dubbi e dilemmi morali. Questo montaggio racconta il tormento della donna e la sua incertezza se partecipare all’incontro oppure no. Accanto al tormento di Julia, ci viene presentato anche il turbamento romantico di Stoker, che spesso guarda fuori dalla finestra dello spogliatoio per vedere se sua moglie uscirà dall’hotel di fronte allo stabilimento dell’incontro. Anche il racconto dello scontro tra Thompson e il giovane Nelson acquisisce un tocco sentimentale e romantico che arricchisce ulteriormente la narrazione e i suoi personaggi, donando un maggior senso emotivo e di ritmo alla vicenda. La scena è narrata attraverso numerose emozioni interiori dei vari personaggi: dalla paura, al dubbio, fino alla tristezza d’amore e alla frenesia del pubblico. Durante tutto l’incontro, Stoker cerca la moglie nel pubblico senza trovarla, un’assenza simboleggiata dalla sedia vuota che lo colpisce nel profondo.
Accanto a ciò, si sviluppa una narrazione gangster che sfrutta abilmente l’ironia drammatica. Noi spettatori siamo a conoscenza di ciò che il protagonista ignora e che scoprirà solo durante lo scontro, in un momento in cui è deciso a vincere a tutti i costi per sé stesso e la propria reputazione d’atleta. In questo senso l’elemento gangster mafioso infonde ulteriore tensione thriller alla vicenda, facendo temere per l’incolumità del protagonista, magistralmente interpretato da Robert Ryan. Ryan dona carisma e autenticità al suo personaggio, inserito in una storia raccontata con un realismo affascinante. Il film esplora la cruda realtà, lo squallore e l’equilibrio tra vita e morte presente sul ring, dove un uomo sale senza sapere se ne uscirà vincitore o perdente, vivo o morto, vivendo costantemente sul filo del rasoio. La performance di Robert Ryan è particolarmente degna di nota, poiché riesce a trasmettere la determinazione e la vulnerabilità del protagonista. La tensione accumulata si basa non solo sull’azione fisica, ma anche sul sottile gioco psicologico tra i personaggi. La regia di Wise è impeccabile nel creare un’atmosfera carica di suspense, dove ogni momento potrebbe essere l’ultimo. La fotografia oscura e grintosa contribuisce a enfatizzare il tono cupo della storia, mentre il montaggio serrato mantiene il ritmo incalzante. La narrazione gangster non è semplicemente un contesto, ma un elemento chiave che amplifica il dramma personale del protagonista. La sua lotta non è solo contro l’avversario sul ring, ma contro un sistema corrotto e implacabile che intende schiacciarlo. Questo duplice conflitto rende la trama ancora più avvincente e coinvolgente per lo spettatore. Il film non solo intrattiene, ma offre anche una riflessione profonda sulla natura del successo, del fallimento e del sacrificio.
In conclusione
“Stasera ho vinto anch’io” di Robert Wise si distingue come un’opera visiva e narrativa di grande impatto, che combina abilmente elementi drammatici, sportivi e gangster, elevati dalla maestria del direttore della fotografia Milton R. Krasner. La pellicola riesce a mantenere alta l’attenzione del pubblico grazie a un complesso gioco di inquadrature e situazioni, invitando gli spettatori a empatizzare con il protagonista, Bill “Stoker” Thompson. La storia esplora con profondità non solo il mondo del pugilato, ma anche le relazioni personali e le difficoltà che i personaggi affrontano, creando un racconto avvincente e coinvolgente.
Note positive
- Direzione della fotografia: La maestria di Milton R. Krasner nel creare un’atmosfera noir che accentua la tensione e il dramma.
- Regia di Robert Wise: Abilità nel mantenere un climax e una tensione palpabile fin dal primo minuto, con una costruzione drammaturgica che rende tridimensionali i vari personaggi.
- Sceneggiatura: Scrittura attenta ai dettagli, funzionale al racconto introspettivo dei personaggi e capace di intrecciare efficacemente i piani sportivo e sentimentale.
- Montaggio: Ottimo uso del montaggio alternato per creare tensione e pathos, specialmente nelle scene dell’incontro di boxe.
- Caratterizzazione dei personaggi: Profonda introspezione dei personaggi principali, inclusi i rapporti tra i pugili e la dimensione sentimentale del protagonista e della moglie Julia.
- Interpretazione di Robert Ryan: Performance carismatica e autentica che trasmette la determinazione e la vulnerabilità di Stoker.
Note negative
- /