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The Full Monty
Titolo originale: The Full Monty
Anno: 1997
Nazione: Regno Unito
Genere: commedia
Casa di produzione: Channel Four Films, Redwave Films
Distribuzione italiana: Fox Searchlight Pictures
Durata: 91 minuti
Regia: Peter Cattaneo
Sceneggiatura: Simon Beaufoy
Fotografia: John de Borman
Montaggio: David Freeman, Nick Moore
Musiche: Anne Dudley
Attori: Robert Carlyle, Mark Addy, Steve Huison, Tom Wilkinson, Paul Barber, Hugo Speer, Wim Snape
Contro ogni aspettava, The Full Monty è stato uno dei più grandi successi inglesi degli ultimi 25 anni. Un team creativo, composto da figure non essenzialmente conosciute, ha fatto un piccolo miracolo facendo guadagnare al film ben $257,938,649, ricoprendo di gran lunga un “irrisorio“ budget di produzione di soli $3,500,000. Tanto grande fu l’apprezzamento di pubblico e critica che la pellicola si meritò una vittoria ai BAFTA e più nomination (più una vittoria) agli Oscar.
Trama di The Full Monty
Sheffield, UK, anni ’90. Dave e Gaz sono due uomini disoccupati che non riescono a trovare un nuovo impiego a causa della crisi economica. Quando Gaz viene messo alle strette dalla sua ex- moglie per ricevere l’assegno di mantenimento per il figlio Nathan, si vede costretto a fare di tutto per racimolare un po’ di soldi. Qui nasce l’idea folle di creare un gruppo di stripper per racimolare abbastanza soldi da poter coprire le spese. Gaz coinvolge prima l’amico Dave e poi altri uomini nelle loro stesse condizioni e insieme affronteranno i cambiamenti sociali e personali che li coinvolgeranno.

Recensione di The Full Monty
L’Everyday Man
E’ naturale chiedersi quali elementi hanno permesso alla pellicola di conquistare pubblico e critica così velocemente. Non si parla di una trama avvincente o di un cast d’eccellenza, eppure il film che ha fatto esordire Peter Cattaneo alla regia cinematografica ha veramente messo d’accordo tutti. La chiave risiede nel termine everyday man, termine utilizzato per descrivere l’uomo comune, l’uomo in cui chiunque si può riconoscere: un uomo disoccupato, messo alle strette dal contesto sociale in cui vive e spinto (quasi obbligato) a fare i conti con se stesso, nel bene e nel male.

I personaggi si calano perfettamente in una realtà che è tutto tranne che lontana dal quotidiano, anzi, era molto vicina al popolo inglese degli ultimi decenni del ‘900. In primo luogo, la cittadina di Sheffield è stata veramente un cuore economico pulsante per l’industria del ferro almeno fino agli anni ’70, come dimostrato dalle prime sequenze del film. Gli anni di governo Tatcher portarono con sé una forte crisi economica che costrinse moltissime fabbriche a chiudere, lasciando migliaia di lavoratori senza un’occupazione. È proprio in questo contesto che i protagonisti lottano per riavere indietro la propria dignità di uomini in grado di prendersi cura della famiglia e di sé stessi.
Qui accade il twist in the tale. Sebbene ciascun personaggio sembrerebbe perfettamente integrato nel contesto sociale e consapevoli delle aspettative riversate su di loro in quanto uomini, ben presto si comprende che sono tutti fuori da quegli schemi. Ogni protagonista ha la sua lotta interiore che si origina in vecchie convinzioni sociali che hanno sempre visto la figura maschile come forte, etero e autoritaria. La forza del film risiede proprio nell’affrontare e smontare ciascuno di questi stereotipi con l’ironia, senza mai ricadere nel banale.
Verso un nuovo concetto di mascolinità
E quale miglior modo per parlare di nuova mascolinità se non attraverso l’attività che da sempre è etichettata come femminile: la danza, in particolare la stripdance. La scelta è indubbiamente peculiare. Ci sono voluti decenni per sdoganare il nesso danza-femminilità (ma il processo è ancora in corso) e se per le discipline più tradizionali si è arrivati a un buon punto, per moltissime altre la figura della donna è essenzialmente l’unica. Questo è il caso dello striptease, disciplina che ha sempre visto le donne interagire con un pubblico maschile e che solo di recente ha assistito a un ribaltamento dei ruoli. Dietro alla scelta di far confrontare Gaz e il suo gruppo con un’attività tanto lontana dai canoni sociali di rappresentazione maschili, c’è la volontà di mettere in luce una novità delle aspettative sociali che è in moto proprio dagli anni ’90. Lo striptease è la perfetta metafora per tutto questo.
Come detto in precedenza, ogni personaggio deve affrontare una propria paura e spesso esternare questo disagio con i proprio cari è il principale ostacolo che li blocca dall’accettare e superare le loro incertezze. La parola chiave è “mettersi a nudo”: nel corso del film tutti imparano letteralmente a spogliarsi e figurativamente a liberarsi delle loro preoccupazioni. L’atto di eliminare un abito alla volta, lentamente, rispecchia il percorso di superamento, lento e difficile, delle proprie incertezze. Rimanere nudi e sentirsi a proprio agio nella nudità nell’atto dello striptease, significa, per Gaz e tutto il gruppo, di essere a proprio agio con se stessi e il proprio essere.

La nuova mascolinità che viene esplorata nel film mostra un uomo fragile, insicuro delle sue capacità e del suo aspetto, incerto sulla sua sessualità e del suo ruolo. E’ un uomo che si può mostrare sensibile. Si tratta di comportamenti che mai sono stati attribuiti al genere maschile ma che sono assolutamente umani e normali. Per accompagnare il tutto non poteva mancare una colonna sonora appropriata. Tra le tante tracce musicali troviamo You can leave your hat on, Flashdance (What a Feeling) e Hot Stuff, la quale fa da sfondo a un momento molto divertente, quasi iconico, della pellicola. Il tema dello stripping si rispecchia anche nella colonna sonora, la quale dona un tocco di comicità a molte scene.
Conclusione
Sebbene a primo impatto The Full Monty possa sembrare una semplice commedia di uomini che fanno stripdance, in realtà c’è un discorso molto più profondo. Lo stripping è solo un pretesto per portare avanti un discorso più articolato sul genere maschile che sta affrontando cambiamenti sociali che lo coinvolgono molto di più di quanto pensasse.
Sebbene gli stereotipi maschili stiano cambiando, questo film parla ancora moltissimi al pubblico contemporaneo perché l’immaginario collettivo è ancora fortemente costellato da uomini muscolosi, etero, duri come la roccia. Ma d’altronde come dice Dave: “We might not be young, we might not be right good, but we are live and we are going for the full monty”.
Note positive
• Sceneggiatura
• Brani musicali
• Comicità a disposizione della narrazione
Note negative
- Mi è dispiaciuto non vedere il tema dell’omosessualità più esplorato