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The Hateful Eight
Titolo originale: The Hateful Eight
Anno: 2015
Nazione: Stati Uniti d’America
Genere: Western, Drammatico
Casa di produzione: The Weinstein Company
Distribuzione italiana: 01 Distribution
Durata: 2h 47min
Regia: Quentin Tarantino
Sceneggiatura: Quentin Tarantino
Fotografia: Robert Richardson
Montaggio: Fred Raskin
Musiche: Ennio Morricone
Attori: Samuel L. Jackson, Kurt Russell, Jennifer Jason Leigh, Walton Goggins, Demian Bichir, Tim Roth, Michael Madsen, Bruce Dern, Channing Tatum
Trailer di “The Hateful Eight”
Informazioni sul film e dove vederlo in streaming
The Hateful Eight, l’ottavo film di Quentin Tarantino, uno dei registi più iconici e influenti del cinema contemporaneo, è stato distribuito nei cinema americani in formato 70mm, il 25 dicembre 2015, e successivamente nella versione digitale dal 8 gennaio 2006. In italia, invece, la sua distrubuzione è 70mm è avvenuta, come evento speciale della durata di tre giorni presso l’Arcadia di Melzo, la Cineteca di Bologna e il Teatro 5 di Cinecittà, Roma, venendo distribuito in tutta la nazione direttamente in formato digitale da 4 febbraio 2016 grazie a 01 Distribution.
Il cast del film è composto da attori di grande calibro, tra cui Samuel L. Jackson, che interpreta il cacciatore di taglie Major Marquis Warren, e Kurt Russell, nei panni del misterioso cacciatore di taglie John Ruth. Altri nomi rilevanti includono Jennifer Jason Leigh, che offre un’interpretazione intensissima nel ruolo di Daisy Domergue, una prigioniera ricercata, e Walton Goggins, che veste i panni di Chris Mannix, il neo-sceriffo della cittadina. La colonna sonora, firmata da Ennio Morricone, ha vinto il premio Oscar, conferendo al film un ulteriore livello di intensità emotiva.
Trama di “The Hateful Eight”
Qualche anno dopo la Guerra civile, una diligenza corre attraverso il Wyoming innevato. I passeggeri, il cacciatore di taglie John Ruth (Kurt Russell) e la donna che ha catturato, Daisy Domergue (Jennifer Jason Leigh), sono diretti verso la città di Red Rock dove Ruth, chiamato da quelle parti “Il Boia”, consegnerà Domergue nelle mani della giustizia. Lungo la strada incontrano due sconosciuti: il maggiore Marquis Warren (Samuel L. Jackson), un ex soldato nero dell’Unione diventato uno spietato cacciatore di taglie, e Chris Mannix (Walton Goggins), un rinnegato del Sud che sostiene di essere il nuovo sceriffo della città.
A causa di una bufera di neve, Ruth, Domergue, Warren e Mannix cercano rifugio nell’emporio di Minnie, una stazione di posta per le diligenze tra le montagne. Quando arrivano, non trovano la proprietaria, ma quattro facce sconosciute. Bob (Demian Bichir) che si occupa del rifugio mentre Minnie è in visita alla madre; Oswaldo Mobray (Tim Roth), il Boia di Red Rock; il mandriano Joe Gage (Michael Madsen) e il Generale confederato Sanford Smithers (Bruce Dern). Mentre infuria la tempesta, i nostri otto viaggiatori scopriranno che forse nessuno di loro riuscirà mai ad arrivare a Red Rock…
Recensione di “The Hateful Eight”
“Il Boia” si imbatte, nel suo tragitto in carovana, nel Maggiore Marquis Warren e in Chris Mannix, il quale afferma d’essere il nuovo sceriffo della città. John deve fidarsi, riponendo fede nelle loro parole oppure deve lasciarli in balia di una tormenta di neve, ovvero a una morte certa? Malvolentieri si fiderà, benché teme che quei due siano in combutta per catturare la sua preda e intascarsi i suoi 10.000 dollari di taglia. Arrivati all’emporio di Minnie trovano altri viaggiatori e appena giunti, le menti e gli occhi di John e Marquis, sono già pronti a investigare.
Il Maggiore Marquis, unico nero della combriccola, sente odore di bruciato fin dal primo momento. Lui chiede a uno ” Dov’è Minnie?” e la risposta non gli piacerà. L’uomo affermerà che è andata a Nord dalla Madre… Ciò non farà altro che insospettire il Maggiore perché lui sa che Minnie non lascerebbe mai il suo negozio nelle mani di qualcun altro. In tutto ciò “Il Boia” decide di non fidarsi di quegli individui che si trovano all’emporio, crede che qualcuno di loro menta e che sia in combutta con la sua criminale Daisy. Fidarsi o non fidarsi: questo è il dilemma. Abbassare le difese o rimanere armati fino ai denti in attesa che accada qualcosa?
Non un avvertimento, non una domanda. Una pallottolaThe Hateful Eight
Il sangue scorre fluido sul pavimento. Uomini violenti sono riuniti all’emporio di Minnie in attesa che la furibonda tormenta di neve cessi definitivamente. Tutti loro desiderano andare a Red Rock.
Il più desideroso di giungere a Red Rock è indubbiamente il crudele John Ruth conosciuto al mondo come il fantomatico ” Boia”. E’ un cacciatore di taglie ed il suo unico scopo è quello di incassare un bel po di banconote consegnando alla forca la delinquente Daisy Domergue. Durante l’intero svolgere degli eventi la mia mente si chiede: cosa avrà mai fatto Daisy per meritare la morte? Domanda che troverà risposta solo alla fine dell’opera cinematografica.
” Quindi la porti a Red Rock dove la impiccheranno?”
“Esatto”
“Resterai lì a vedere?”
“Oh, puoi scommetterci. Voglio sentire il suo collo che si spezza con le mie orecchie. Non aspetti mai a vede quando li impiccano?”
”I miei non vengono mai impiccati, perchè non arrivano mai vivi […] Trasportare uomini disperati e un buon modo per farsi ammazzare”
The Hateful Eight
Gli eventi vengono preparati fin dall’inizio della trama: basta ascoltare attentamente i dialoghi e ogni singola parola pronunciata dai personaggi per rendersi conto che nulla andrà per il verso giusto. Tarantino è abilissimo nel creare, fin dalle prime immagini, una suspense impeccabile e un climax nero in cui tutto può accadere da un momento all’altro. Nulla è lasciato al caso; ogni dettaglio viene costruito meticolosamente, fino a culminare nell’esplosione finale – un vero e proprio vulcano di sangue.
La pellicola di Quentin Tarantino, “The Hateful Eight”, ambientata anch’essa in un mondo criminale, pone l’accento sulla fiducia. Si tratta di una fiducia quasi cieca verso lo sconosciuto incontrato lungo la strada per la cittadina, difficile da stabilire in un contesto in cui regna la paura del tradimento. Questo timore è alimentato dall’ambiguità intenzionale dei personaggi, come solo il cineasta de “Le Iene” sa fare.
Tarantino, lungo la sua carriera da cineasta, spostandosi dal mondo dei gangster a quello di guerra ed ora al western, riesce sempre a mantenere intatto il suo stile sia nella scrittura della sceneggiatura – con i suoi classici lunghi dialoghi sporchi, con la divisione della storia in capitoli e soprattutto con la creazione di personaggi maledetti- sia nel mondo di riprendere con il suo classico mexican standoff o i lunghi piani sequenza. Tanto di cappello anche agli attori, che si dimostrano eccezionali, toccando un livello altissimo di recitazione riuscendo a entrare a pieno regime nei panni dei loro crudi e volgari personaggi, i quali sono descritti in ogni minimo dettaglio dalle riprese e dal copione di Quentin Tarantino.
The Heiteful Eight (2015), come del resto Django Unchained (2012), sono in se per se dei western sotto tutti gli aspetti ma non possiamo assolutamente dire che sono dei veri e puri western: non vediamo mai e poi mai dei veri e classici cowboy o sceriffi senza macchia o peccato, anzi siamo invasi da delinquenti, truffatori e cacciatori di taglie, i quali – molto spesso – sono più malvagi dei cattivi a cui danno la caccia. L’intelligenza del maestro Tarantino è stata quella di creare un opera in cui ogni singolo personaggio è fondamentale. Tutti possono essere a loro volta dei protagonisti e lo spettatore mai e poi mai sa chi sta affermando la verità e chi una bugia. Tutti i personaggi sono visti inizialmente in maniera positiva per poi essere considerati dei mostri veri e propri e poi magari noi spettatori li rivediamo come degli uomini onesti, ciò accade al Maggiore Marquis: prima è il buono poi diventa il malvagio per eccellenza e infine diventa il giusto giustiziere e uomo onesto. Insomma un evoluzione non da poco nell’arco di mezza giornata.
In The Heiteful Eight si può ben dire che il mondo dei gangster – almeno nella creazione dei personaggi – è entrato prepotentemente dentro questo atipico Western, in cui non ci vede neppure l’ombra di un pelle rossa. In Django Unchained lo spettatore e il regista salvano almeno uno o due personaggi, qui tutti vengono messi dentro una totale carneficina dove nessuno, sia dal punto di vista morale e fisico, si salva. Nessuno, escluso forse lo sceriffo, è il buono ma tutti – inseguendo i propri scopi – sono disposti a fare qualsiasi delitto siano costretti a compiere pur di salvarsi la pelle. Appena sentono odore di truffa loro sparano! Tarantino in questa sua ottava fatica mette tutta la violenza e brutalità possibile, senza che questa risulti esagerata e ingiusta poiché anche lo spettatore sa che tutti si meritano di crepare miserabilmente.
Quentin Tarantino, con questa pellicola mette in scena un western moderno che, pur rimanendo fedele ai canoni del genere, si distingue per l’uso innovativo della narrazione e l’attenzione ai dettagli stilistici. Sin dalle prime battute, il film immerge lo spettatore in un’atmosfera di tensione palpabile, accentuata dall’isolamento dei personaggi nella locanda innevata. La sceneggiatura è caratterizzata da lunghi dialoghi che, sebbene privi di azione tradizionale, riescono a costruire un intreccio psicologico complesso, portando lo spettatore a esplorare la natura dei protagonisti e le loro intenzioni spesso ambigue. Il modo di ripresa è straordinario, grazie al formato panoramico 70mm che Tarantino utilizza per accentuare la sensazione di isolamento e claustrofobia. Ogni inquadratura diventa un quadro dettagliato che cattura l’ambiente circostante e la disposizione dei personaggi, evidenziando l’intensità emotiva e la tensione tra loro. La fotografia, con toni cupi e ombre accentuate, sottolinea il dramma umano che si svolge all’interno della locanda, trasformandola in un’arena di sospetti e conflitti. All’interno di questo film intenso di ben 2 ore e 47 minuti privi di monotonia e con una narrazione sorprendentemente fluida, dove il pubblico viene immeditamente coinvolto da una tensione palpabile, fin dalla prima scena sulla carrozza del “Boia”, spicca la colonna sonora del compositore italiano Ennio Morricone che aggiunge profondità emotiva alla vicenda. Difatti la musica introduce il film con una marcia inquietante che prepara lo spettatore a un viaggio oscuro e carico di tensione. Morricone fa uso di motivi drammatici e ossessivi che accompagnano perfettamente i momenti più intensi della storia, donando un senso di tragica epicità all’intera opera.
La struttura del film è divisa in capitoli, un elemento distintivo dello stile di Tarantino. Questa suddivisione aiuta a costruire un crescendo di suspense che culmina in una rivelazione finale sulla storia dei personaggi, mettendo in luce aspetti nascosti del loro passato. La scelta di svelare, quasi alla fine, ciò che è accaduto nel locale di Minnie prima dell’arrivo di John Ruth e dei suoi prigionieri è un espediente narrativo potente, che rivela il vero retroscena della situazione e sconvolge ulteriormente la dinamica tra i personaggi.
Come in molte pellicole del cineasta, l’apice del film è raggiunto nella scena finale, un’autentica esplosione di violenza e follia che conferma l’abilità di Tarantino nel coniugare brutalità e ironia grottesca. Ogni dettaglio del macabro epilogo è pensato per lasciare un’impressione duratura: il sangue si sparge e contamina ogni angolo della locanda, trasformandola in una sorta di purgatorio da cui non sembra esserci scampo. Questo finale estremo e sanguinario rispecchia il tema centrale della disumanizzazione, una critica alla brutalità della natura umana e all’assurdità della vendetta.
Infine, Tarantino lascia volutamente aperto l’interrogativo morale del film: i banditi sono stati onesti o hanno manipolato la verità fino alla fine? Lo spettatore è lasciato a riflettere sulla complessità della verità e sull’ambiguità della giustizia, in un finale che non risolve tutte le questioni ma invita a esplorare le sfumature del racconto. The Hateful Eight si conferma così non solo un omaggio ai classici western, ma anche una profonda riflessione sulla natura umana e sulle contraddizioni che emergono in situazioni di estrema tensione, esaltate dallo stile unico di Tarantino.
In conclusione
Tarantino, originario di Knoxville, Tennessee, noto per il suo stile distintivo che mescola dialoghi taglienti, violenza stilizzata e riferimenti culturali, e che ha guadagnato riconoscimenti internazionali con film come Pulp Fiction, Inglourious Basterds e Django Unchained, con The Hateful Eight, esplora ancora una volta i confini del western, ma lo fa attraverso una lente più claustrofobica e teatrale, raccontando la storia di otto sconosciuti costretti a rifugiarsi in una locanda isolata durante una tempesta di neve. Il film affronta temi di razzismo, vendetta e giustizia, portando in scena una tensione crescente che sfocia in un’esplosione di violenza.
Note positive
- Tensione palpabile che cresce man mano che la trama si sviluppa.
- Cast eccezionale che regala interpretazioni memorabili.
- Sceneggiatura intensa e ricca di dialoghi taglienti.
- Colonna sonora di Ennio Morricone che aggiunge profondità emotiva.
Note negative
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Fotografia |
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Sceneggiatura |
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Colonna Sonora e Sonoro |
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Interpretazione |
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Emozioni |
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SUMMARY
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4.6
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