To the Lake – prima stagione (2019): quando a Mosca scoppia un epidemia

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To the lake serie tv locandina

To the Lake

Titolo originale: Epidemiya

Anno: 2019

Paese: Russia

Genere: horror

Casa di Produzione: 1-2-3 Production, IVAN Production, KIT Film Studio, PREMIER Studios

Distribuzione italiana: Netflix

Stagione: 1

Puntate: 8

Regia: Pavel Kostomarov, Dmitriy Tyurin

Sceneggiatura: Roman Kantor, Yana Vagner, Aleksey Karaulov

Fotografia: David Khayznikov

Montaggio: Stepan Gordeev, Aleksandra Koroleva, Ekaterina Pivneva

Musica: Aleksandr Sokolov

Attori: Kirill Käro, Maryana Spivak, Natalya Zemtsova, Eldar Kalimulin, Viktoriya Agalakova, Saveliy Kudryashov, Aleksandr Robak, Viktoriya Isakova, Yuriy Kuznetsov, Kit Sheehan, Michael C. Pizzuto, Aleksandr Yatsenko, Christopher W. Jones, Shelby Young

Trailer della prima stagione di To the Lake (2019)

Prima ancora del Covid, di quando l’umanità mondiale ha scoperto la fragilità umana e i problemi sociali – sanitari connessi alle epidemie nel XXI secolo, in Russia uscì una serie pandemica dal titolo Epidemiya (Эпиде́мия), basata sul romanzo d’esordio della scrittrice russa Yana Wagner «Вонгозеро» (2011), costituita da otto episodio per la durata ciascuno di quaranta minuti circa. La serie è stata prima distribuita sul canale di cinema online russo “Premier”, il 14 novembre 2019, e poi dal 12 ottobre 2020 sul canel TV-3 (canale televisivo federale russo specializzato in serie, lungometraggi e documentari di natura prevalentemente mistica).  In Italia e in America la prima stagione è stata rilasciata su Netflix l’8 ottobre 2020 con il titolo To the lake.  In Russia è già uscita anche la seconda stagione di Epidemiya, il 21 aprile 2022, disponibile in maniera gratuita sul canale russo online Premier, dove è possibile visionare anche il Epidemiya 2 – Il film rilasciato dal 2 giugno 2022. Al momento, anche a causa della guerra Nato – Russia – Ucraina, non si hanno notizie sull’eventuale distribuzione occidentale della seconda stagione di To the Lake.

Trama di To the Lake

In maniera alquanto improvvisa e senza un reale preavviso a Mosca scoppia un epidemia, un virus mortale sconosciuto che sta mietendo morte, terrore e caos nella capitale Russa. I sintomi principali di questo virus sono: tosse e scolorimento degli occhi, con una degenza di circa tre quarto giorni di malattia prima della morte. Il problema è che nessuno sa e sembra conoscere una cura per resistere a questa infezione assolutamente mortale. La capitale diviene ben presto una città di morti gestita da un governo militare pronto a uccidere la popolazione per salvarsi la vita. Chi non è ancora stato contagiato e chi è riuscito a sfuggire alle quarantene e alla dittatura militare, tenta di lasciare Mosca lottando per trovare cibo e soprattutto benzina e un veicolo per poter fuggire, anche se tutti gli ingressi sono bloccati dalle forze armate.

In un mondo in rovina e annientato dal nuovo virus un gruppo di persone sono costrette a stare insieme per sopravvivere nonostante i rapporti tra loro non siano idilliaci. Sergey si ritrova a dover proteggere tutta la sua famiglia costituita dalla nuova moglie Anna (Viktoriya Isakova) e ) e il figlio autistico di lei Misha, oltre all’ex moglie di Sergey Irina (Maryana Spivak) e loro figlio piccolo Anton. Le due donne non sembrano in grado di riuscire ad andare d’accordo a causa della gelosia dell’una contro l’altra. Insieme a loro ci sono i loro vicini di casa, che risultano sgradevoli a Sergey e Anna, soprattutto Leonid Kubasov, che appare a loro come un prepotente. Insieme a Leonid c’è anche la figlia di lui Polina Kubasova, e la sua nuova compagna Marina, che è incinta. A loro ben presto si unisce il padre di Sergey che l’uomo non vedeva e sentiva da ben dieci anni, questo li convincerà ad avviarsi verso una vecchia imbarcazione, trasformata in una casa, situata in un lago ghiacciato a Wongozero. Il gruppo riuscirà a raggiungere il luogo?

Fotogramma di To the lake
Fotogramma di To the lake

Recensione di To the Lake

Sotto un mondo ghiacciato e freddo come quello Russo, assistiamo a un rapidissimo tracollo sociale, un virus che, come un immensa macchia rossa, distrugge tutto ciò che l’umanità aveva creato in secoli e secoli di tecnologia e di filosofie di costruzione sociale. To the Lake si conduce entro un mondo in cui le vecchie regole non valgono più, in una realtà dove il denaro non ha più nessun tipo di attrattiva ma in cui ciò che conta è essenzialmente: cibo e armi, armi per proteggerci dalle bande militari, dove coloro che proteggevano prima il mondo sembrano essere diventati dagli stupratori, assassini o banditi, oppure questi “militari” nel formare un nuovo ordine del terrore stanno eseguendo nuovi ordini dall’alto intesi ad eliminare ogni civile che è stato al contatto con altri e che potrebbe essere fonte di contagio. Forse loro vogliono uccidere tutti i moscoviti per bloccare la pandemia sul nascere. Perché per gran lunga delle puntante non sappiamo cosa stia accadendo nel resto del mondo e se il male sia solo in Russia.  To the Lake, pur non parlandoci di zombi, non è così diversa, tematicamente parlando, da un The Walking Dead e, soprattutto, da un Black Summer, serie che dimostrano come in un mondo privo di qualsiasi tipo di governo, il pericolo maggiore non è tanto verso la pandemia ma verso l’altro essere umano. In questi mondi la fiducia nell’altro è messa a dura prova, tanto che nel vedere uno sconosciuto la prima emozione che corre nella mente dei personaggi è la paura, il terrore di essere uccisi.

In To the Lake questa dinamica viene ben raccontata, sia nel mostrare la crudeltà e la violenza (usata anche dai protagonisti della serie) sia nella bontà, una bontà narrata attraverso dei momenti pieni di umanità, che sanno toccare le corde delle emozioni, anche attraverso le interpretazioni dei personaggi secondari e della loro storie. To the Lake dunque non appare solo come una storia pessimistica sulla brutalità del mondo, ma mostra che anche se tutto sembra andare in pezzi e in malora, il bene sussisterà ancora e ci saranno sempre degli uomini e donne in grado di donare amore e un gesto di benevolenza. Non tutto è ancora perduto seppur in una Mosca in cui la morte sembra essere sempre dietro l’angolo. Ogni puntata è incentrata su donarci queste tematiche, ogni puntata ha un scopo ben preciso e nulla e lasciato al caso, ma ogni singola sequenza ha un importanza narrativa, soprattutto nell’approfondimento dei singoli personaggi con cui è possibile più volte empatizzare. Interessante e assolutamente ben costruito è il legame tra Polina, la figlia ribelle e ubriacona di Sergey, e l’autistico (ma non grave) Misha, una rapporto che ci parla d’amore e di come questo sentimento possa scaturire dove non te lo aspetto. Il loro rapporto farà evolvere in maniera importante i due personaggi tanto che la Polina che troviamo alla fine è piuttosto divergente da quella d’inizio serie, soprattutto nel rapporto con il padre, a cui si avvicina, anche poiché l’uomo inizierà ad abbassare le sue difese mostrando per ciò che è realmente, un uomo fragile e bisognoso d’affetto. Purtroppo però non tutti i personaggi mostrano un evoluzione degna di nota soprattutto Sergey, colui che dovrebbe essere il protagonista, e con cui non riusciamo ad empatizzare. L’uomo non possiede dei momenti di rottura con il sé del pilot ma continua a procedere sempre su due piedi: a tratti appoggia la moglie a tratti preferendo l’ex e la sua reale famiglia biologica, il rapporto che l’uomo ha con il padre stesso è uno spreco narrativo poiché quel rapporto non viene ben sviscerata, ci si prova anche mostrando dei flashback, ma il risultato è assolutamente mediocre, appare piuttosto superficiale. Anche il dramma familiare su cui la serie vorrebbe fare leva non funziona realmente a causa di una scrittura non convivente di Sergey. 

La serie russa per certi versi si allontana da The Walking Dead mostrando un brutale realismo, attraverso una fotografia alquanto attaccata alla realtà ripresa, spesso e volentieri, a macchina a mano. Ciò che non convince però è una sorta di timore a osare. To the Lake ricerca la brutalità, la fa percepire ma non riesce a mostrarla, così nei momenti più drammatici si preferisce spostare la macchina da presa su altro o nel trasformare l’evento in un momento meno tragico di quello che dovrebbe essere effettivamente. Questo va un po’ in controtendenza con ciò che la serie vorrebbe fare, essere crudele e realistica, ma in ciò Black Summer riesce meglio.

To the lake - Prima stagione
To the lake – Prima stagione

In conclusione

In To the Lake è una buona serie che riesce a intrattenere lo spettatore nonostante le sue imperfezioni stilistiche: la ricerca di brutalità e realismo e lo sfuggire quando si è dinanzi a momenti che potrebbero essere effettivamente brutali, soprattutto per le sorti dei nostri personaggi.

Note positive

  • Scenografia
  • Ambientazione
  • Alcuni personaggi con cui è possibile empatizzare
  • I personaggi secondari, che vediamo in solo alcuni episodi ma con storie piene di umanità e valori

Note negative

  • La mancanza di coraggio nel mostrare la crudeltà e nelle scelte narrative sui suoi personaggi
  • La scrittura di Sergey
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