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Un Cielo stellato sopra il Ghetto di Roma
Titolo originale: Un Cielo stellato sopra il Ghetto di Roma
Anno: 2021
Paese: Italia
Genere: Drammatico, teen drama
Produzione: Altre Storie, Clipper Media, Rai Cinema
Distribuzione: Rai Play
Durata: 102 minuti
Regia: Giulio Base
Sceneggiatura: Israel Cesare Moscati, Marco Beretta, Giulio Base
Fotografia: Giuseppe Riccobene
Montaggio: Mauro Ruvolo
Musiche: Pietro Freddi
Attori: bianca panconi, Daniele Rampello, Irene Vetere, Marco Todisco,, Francesco Rodrigo, Emma Matilda Liò, Aurora Cancian, Alessandra Celi, Lucia Zotti, Domenico Fortunato
Prodotto da Altre Storie, Clipper Media e Rai Cinema, Un Cielo stellato sopra il Ghetto di Roma vede alla regia Giulio Base che vanta una carriera multi settoriale nell’ambito cinematografico in cui si mostra come cineasta, sceneggiatore e attore, come avviene anche in questo lungometraggio in cui interpreta il personaggio del padre della protagonista. G. Base vanta tre presenza alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con Crack nel 1991, Lest nel ’93 e con Il Banchiere Anarchico nel 2018. Nel 2019 realizza il suo film maggiormente apprezzato dalla critica come Bar Giuseppe.
Il suo lavoro televisivo Un Cielo stellato sopra il Ghetto di Roma, girato lo scorso dicembre a Roma nella favolosa cornice culturale del quartiere ebraico, sul lungotevere e nell’Isola Tiberina, si dimostra una preziosa storia di comunità e integrazione tra culture diverse, fondata su un indagine quasi investigativa; il prodotto televisivo sarà disponibile su Rai Play dal 27 gennaio 2021, la giornata della memoria, e andrà in onda su Rai 1 il 6 febbraio in seconda serata, alle 22:50.
La scelta della giornata della memoria per la visione su Rai Play sottolinea l’importante messaggio che il film vuole dare: continuare a cercare e ricordare la storia della Shoah affinché non si ripeta e studiare e incontrare le diverse religioni nel rispetto reciproco.

Trama di Un Cielo stellato sopra il Ghetto di Roma
16 ottobre 1943, un giorno terribile per gli ebrei Romani, i fascisti compiono un brutale rastrellamento di bambini, donne e uomini uccidendo molti di loro immediatamente. Una famiglia di ebrei con la figlioletta di cinque – sei anni riescono a scappare in un convento di Suore insieme ad altri ebrei, ma la speranza dura poco. Il fascio entra con prepotenza nel convento arrestando tutti i presenti, unica superstite è la piccola bambina che viene salvata e nascosta da una delle suore. Grazie a lei, la piccola è salva ma i suoi genitori vengono condotti verso un campo di concentramento.
Nel 2020, una giovane studentessa di violino, Sofia (Bianca Panconi), trova per puro caso all’interno di una vecchia valigia in soffitta una lettera contenente una misteriosa fotografia ingiallita che ritrae una bambina e una lettera emozionante. La giovane insieme alla sua amica deciderà di andare a rintracciare l’origine di quel documento e di ritrovare quella bambina di tanto tempo prima, nel mentre farà amicizia con un gruppo di ragazzi del liceo ebraico con cui andrà a organizzare un evento teatrale e culturale che unisca la cultura ebraica a quella cristiana, creando così uno scambio interculturale.

Recensione di Un Cielo stellato sopra il Ghetto di Roma
Sotto le note di “Tutto quello che un uomo” di Sergio Cammariere assistiamo a una vicenda tragica nel suo contesto storico ma in grado di donare a un pubblico di giovanissimi (ma non solo) un messaggio di fratellanza che invita l’uomo ad agire, a ricercare le proprie radici e di andare a battere la barriere culturali che sono sempre e costantemente presenti all’interno della società moderna anche svariati anni dopo la fine della guerra e l’ottenimento delle libertà individuali. Proprio nel suo messaggio troviamo l’elemento di maggior forza di Un Cielo stellato sopra il Ghetto di Roma che ha il pregio di comprendere bene il suo target di pubblico, ovvero quello familiare e di giovani adolescenti sui sedici anni, e di andare a creare una storia narrativamente semplice e monotematica al fine di mandare un messaggio forte e chiaro agli spettatori riuscendo a scuoterli e donando qualche riflessione interessante.
Se non fosse per te crollerebbe il mio cielo,
Se non fosse per te sarei niente, lo sai.
Perché senza te io non vivo
E mi manca il respiro se tu te ne vai
Tutto quello che un uomo” di Sergio Cammariere
La scelta della colonna sonora di Cammariere risulta efficace al racconto andando ancor di più a immettere nella storia quel senso d’unione e di bontà tra gli uomini necessario per vivere nel mondo, proprio con queste frasi (scritte sopra) del cantautore di Crotone troviamo la connessione “filosofica” con la storia misteriosa della bambina salvata da una giovane suora del convento e di cui si sono perse tutte le tracce. Se non fosse per la Suora la piccola non sarebbe più esistita (Se non fosse per te sarei niente, lo sai) ma allo stesso tempo nella Suora, devastata dalla perdita dell’amato e della bambina, rintracciamo quel senso di amore totale descritto bene in tale battitura “E mi manca il respiro se tu te ne vai”. Indubbiamente gli sceneggiatori hanno fatto un ottimo lavoro di unione drammaturgica tra storia e musica creando un mix perfetto.
Il lungometraggio mostra gli eventi storici del passato con una venatura autoriale che catturano immediatamente il cuore del pubblico. La fotografia mostra un bianco e nero pulito durante gli eventi del 16 ottobre 1943 con un suono che appare quasi rarefatto e con dei dialoghi che sono completamente eliminati dal racconto per mostrare il dramma degli eventi attraverso gli occhi tristi e pieni di lacrime della bambina che riempe bene la scena emozionando il suo pubblico. Inversamente la narrazione sulla protagonista Sofia viene mostrata con una fotografia e regia priva di originalità artistica, pur andando a narrare bene la storia e rendendola perfettamente comprensibile e fruibile al pubblico, peccando solo di quell’elemento originale che poteva rendere più accattivante la storia. Se le stesse recitazioni nella parte storica erano esasperate risultando prettamente teatrali, per l’altra parte del lungometraggio siamo dinanzi a interpretazioni propriamente cinematografiche, il tutto però risulta mixato bene.
Per quanto riguarda la scelta attoriale troviamo nei panni della protagonista una brava Bianca Panconi che pur facendo una prova “didascalica” regge bene l’intero film sulle sue spalle, sopperendo anche a delle leggere cadute di sceneggiatura sopratutto attraverso dei dialoghi non sempre ben scritti e un finale, riguardante l’elemento giallo della storia, che appare a tratti inverosimile, trasportando il tutto in una dimensione da favola adolescenziale. Proprio il finale e l’assenza di un vero mind point dove il protagonista deve rimettersi in piedi per raggiungere il suo obiettivo sono gli unici due problemi dell’intera storia che per il resto funziona narrativamente bene. La scoperta della bambina lascia un po di amaro in bocca per come è giunta e dispiace perché un altro finale divergente avrebbe portato maggior fortuna al film, rendendolo più completo.
Un Cielo stellato sopra il Ghetto di Roma si dimostra un buon film televisivo adatto a un pubblico di giovani e a chi ama dei buoni film leggeri. Peccato per qualche scelta narrativa ma indubbiamente Giulio Base realizza un film sopra la media dei prodotti Rai del 2020 e meritava, per il suo target di pubblico e per il messaggio donato, di apparire su Rai 1 alle 21:30 e non in seconda serata.
Note positive
- Intrattiene
- Messaggio del film
- Attori
- Parte in bianco e nero
Note negative
- Il finale un pizzico inverosimile