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E noi come stronzi rimanemmo a guardare
Titolo originale: E noi come stronzi rimanemmo a guardare
Anno: 2021
Paese: Italia
Genere: Commedia
Produzione: Wildside, Vision Distribution, I Diavoli
Distribuzione: Vision Distribution
Durata: 108 minuti
Regia: Pierfrancesco Diliberto
Sceneggiatura: Pif, Michele Astori
Fotografia: Arnaldo Catinari, Manfredo Archinto
Montaggio: Clelio Benevento
Musiche: Santi Pulvirenti
Attori: Fabio De Luigi, Ilenia Pastorelli, Pif, Valeria Solarino, Maurizio Nichetti, Eamon Farren, Maurizio Lombardi
Pif, sia in televisione che al cinema, si è sempre impegnato per il sociale in un modo tutto suo: parlando molto e principalmente di Mafia attraverso le sue inchieste e i film, non tralasciando tanti argomenti vicini alla vita di qualsiasi italiano grazie specialmente a Il Testimone. Uno stile preciso che lo caratterizza e che ha portato anche sul grande schermo con La mafia uccide solo d’estate, film complesso nell’intento di far ridere e far riflettere su un argomento così spinoso.
Di diversa natura stilistica è il nuovo film da lui diretto ed interpretato E noi come stronzi rimanemmo a guardare, seppur le intenzioni rimangono le stesse. Insieme a lui, come veri protagonisti della vicenda troviamo Fabio De Luigi ed Ilenia Pastorelli che hanno avuto l’opportunità di unire l’ilarità alla valutazione di un mondo non così lontano da quello contemporaneo.
E noi come stronzi rimanemmo a guardare uscirà in sala solo per tre giorni: 25 – 26 e 27 ottobre come evento speciale.
Trama di E noi come stronzi rimanemmo a guardare
In un futuro prossimo non ben preciso tutto è comandato dall’algoritmo. Arturo (Fabio De Luigi) perde il lavoro e viene lasciato dalla compagna proprio a causa di un algoritmo. Per sopravvivere si fa assumere da una nuova azienda: Fuuber, una multinazionale che si occupa di tecnologia e per cui farà il rider. Tra le varie app che l’azienda ha creato, Arturo ne scoprirà una che permette di avere un ologramma dell’ “amico ideale” sempre con sé. È così che conosce Stella (Ilenia Pastorelli), una costruzione tecnologica che permetterà ad Arturo di svagarsi e sfogare le proprie preoccupazioni con qualcuno.

Recensione di E noi come stronzi rimanemmo a guardare
Il film nel complesso ha lo scopo ultimo di portare lo spettatore a ironizzare su argomenti molto profondi e radicati ormai nella società odierna. Intento complicato da raggiungere senza arrivare a sminuire il tema centrale trattato. La questione qui che si impone costantemente è la tecnologia e l’uso spasmodico che se ne fa. È una realtà distopica ma non così lontana da ciò che viviamo quotidianamente. Un algoritmo decide autonomamente sulla vita degli esseri umani – sostituendoli quando possibile – senza che nessuno si opponga.

Finché si resta inermi a guardare quello che succede la situazione potrà solo peggiorare. Altri film internazionali avevano messo in luce situazioni del genere: primo tra tutti Her di Spike Jonze del 2013 in cui il protagonista si innamorava di un costrutto tecnologico senza volto ma con solo una voce che bastava a farlo sentire in qualche modo desiderato e al sicuro. Pif ha dichiarato di aver preso ispirazione, andando poi in altre direzioni, da un film in particolare: Play Time di Jacques Tati del 1967, in cui si raccontava quanto la modernità e il progresso possano nuocere all’uomo. Ecco, nel caso di Arturo proprio ciò che lui ha creato per agevolare il lavoro gli si è ritorto contro sino a penalizzarlo nella vita quotidiana.
I due protagonisti hanno avuto l’occasione di sperimentare un ruolo divertente a tratti ma anche consapevole della portata significativa che si porta dietro un film così. Ricordo sempre che E noi come stronzi rimanemmo a guardare è una commedia che però fa fermare lo spettatore a pensare a quanto, nel mondo di oggi, ognuno di noi possa ritrovarsi nella situazione di Arturo.

L’azione vede principalmente la frustrazione del protagonista nel continuo gioco a ribasso in tutto: nel lavoro, nell’amore, nell’amicizia mentre diventa elemento unico del suo tempo il profitto – molto basso – volto solo a sopravvivere. Come lui in tanti vivono la stessa situazione, in completa alienazione.
Una fotografia e scelte stilistiche ben delineate aiutano a creare un immaginario futuristico, grazie anche alle scenografie e gli scenari messi in scena. Sembra che in questo caso lo studio sia stato intenso proprio per favorire la comprensione di un qualcosa che non si vive a pieno, seppure ha molte similitudini con la realtà contemporanea.

La domanda che sorge spontanea è: possiamo accettare cosa sta piano piano succedendo nella società o è già troppo tardi per cambiare anche un minimo le cose? Non lo sapremo finché solo come stronzi rimanemmo a guardare.
Note positive
- Riflessione su temi importanti senza dimenticare l’umorismo
- Scenografie ben studiate
- Svolgimento della tematica in una direzione ben precisa
Note negative
- Qualche ridondanza