Un lupo mannaro americano a Londra (1981): L’evoluzione del make-up

Condividi su
Un lupo mannaro americano a Londra locandina film

Un lupo mannaro americano a Londra

Titolo originale: An American Werewolf in London

Anno:  1981

Paese di produzione: Usa, Gran Bretagna

Generehorror

DistribuzioneUniversal Pictures

Durata:1 hr 37 min (97 min), 1 hr 32 min (92 min) (heavily cut) (Sweden)

Regia: John Landis

Sceneggiatore: John Landis

Montaggio: Malcolm Campbell

Dop: Robert Paynter

Musica: Elmer Bernstein

Attori: David Naughton, Griffin Dunne, Jenny Agutter, John Woodvine, Anne-Marie Davies, Frank Oz, Don McKillop, Paul Kember, Colin Fernandes, Michele Brisigotti, Mark Fisher, Gordon Sterne, Paula Jacobs, Geoffrey Burridge, Joe Belcher, Rik Mayall, Paddy Ryan, Lila Kaye, Brian Glover, Albert Moses

Trailer del film Un lupo mannaro americano a Londra

Trama di Un lupo mannaro americano a Londra

La storia di Un lupo mannaro americano a Londra inizia con i due giovani americani, David e Jack, che giungono nell’Inghilterra del nord in un camioncino in cui sono presenti delle pecore (i ragazzi infatti, come le pecore, rappresentano il lato debole, della spensieratezza della giovane età).

E’ freddo, c’è vento e il loro viaggio è una vacanza all’avventura. Il signore che li accompagna gli dice dove si trova il luogo che loro intendono raggiungere, ovvero East Proctor, e li ammonisce di stare lontani dalla brughiera, salutandoli con un “in bocca al lupo” frase premonitrice ma a cui i ragazzi, ignari ovviamente di quello che li aspetta, non danno assolutamente importanza. Il film quindi inizia con la tematica del viaggio, in questo caso di piacere, mentre nell’uomo lupo di Waggner troviamo una presentazione opposta del tema del viaggio; Larry Talbot ritorna nel castello di famiglia dopo molto tempo, mentre i due giovani partono all’avventura per nuove sfide. Giunta la sera, i due ragazzi giungono in questo piccolo paese, dove entrano all’interno di un pub che ha come nome “The Slaughtered Lamb” (L’agnello macellato), con l’insegna della locanda che rappresenta l’immagine spettrale di un lupo con lingua di fuori e luna piena. L’agnello macellato nel proseguo della diegesi sarà un preavvertimento di quello che accadrà ai due innocenti, che verranno appunto “macellati” dal licantropo, con David ferito e Jack praticamente morto; sapremo e vedremo nel proseguo della narrazione che Jack assumerà lo stato di non morto, facendo visita al suo amico che crederà di avere delle visioni o di stare sognando.

Nel pub si riunisce buona parte della popolazione, poco cordiale all’arrivo dei due stranieri, che non offrono loro cibo, bensì del tè. E’ sulla parete che i ragazzi vedono circondata da due candele accese una rossa stella a cinque punte (il pentagramma), simbolo importantissimo di The Wolf Man. David pensa che la stella a cinque punte derivi dal fatto che il proprietario sia del Texas; infatti la bandiera di questo stato contiene appunto una stella. Dopo varie battute, che vertono sulla battaglia di Alamo con il motto proferito da David scherzosamente alla locandiera con voce camuffata “Ricordati di Alamo” e del relativo film diretto e recitato da John Wayne su questo argomento dal titolo “La battaglia di Alamo” del 1960, visto al cinema dalla proprietaria, ecco che abbiamo un riferimento al film Universal del 41, in cui Jack ci parla del figlio di Lon Chaney Sr., ovvero Lon Chaney Jr. come se le sue interpretazioni nei cinque capitoli della saga siano reali, e non che interpretasse un personaggio cinematografico di finzione. 

Jack: Scusatemi, ma perché c’è quella stella disegnata laggiù su quella parete?

cit. Un Lupo Mannaro Americano a Londra

Alla domanda di Jack, il tiratore di freccette (il figlio dei proprietari) sbaglia il bersaglio per la sua prima volta, e tutte le persone, che stavano ridendo a una barzelletta, sempre su quella famosa battaglia, si ammutoliscono; lo spettatore ode soltanto il ticchettio dell’orologio. L’aria si fa di colpo pesante, e i due giovani, con il temporale in arrivo, si sentono obbligati ad andarsene, all’incitamento prima del tiratore e poi di suo padre, mentre la locandiera, ovvero la madre, vorrebbe che rimanessero al caldo, all’interno del locale. Il padre si rivolge ai ragazzi con “E Dio sia con voi”, poi con “Guardatevi dalla luna” mentre il figlio li raccomanda di tenersi sulla strada e di non recarsi nella brughiera.

L’ululato del lupo lo udiamo fuori campo, prima dalla locanda, poi anche nella brughiera dove si trovano i due ragazzi fradici, che accorgendosi di essere fuori dalla strada principale, vogliono tornare indietro, ma essendosi perduti, non capiscono più dove si trovano. Il verso dell’animale si fa sempre più vicino a loro e i giovani sudano di paura. E’ quando David inciampa che Jack, nel soccorrerlo, viene violentemente e brutalmente colpito dal lupo mannaro, urlando straziante; la prima reazione istintiva di David è quella di scappare, ma poi torna indietro per soccorrere il suo compagno d’avventura, trovandolo a terra pieno di sangue (elemento non presente in The Wolf Man). E’ qui che l’animale mannaro aggredisce al collo anche David. Le immagini del licantropo sono molto ravvicinate e rapide, l’istanza narrante non ce lo mostra mai così bene. La sequenza finisce con il padre, il figlio e altre persone della locanda che giungono sul posto ad abbattere il mostro con fucili (senza l’utilizzo di pallottole d’argento)

David si risvegna all’interno di un ospedale e nessuno sembra credere a ciò che ha assistito. Durante la sua convalescenza inizierà una forte amicizia, che tenderà al sentimento d’amore,  con l’infermiera Alex Price.

Recensione di Un lupo mannaro americano a Londra

An American Werewolf in London (Un lupo mannaro americano a Londra) è un lungometraggio del 1981 dell’Universal, prodotto dalla PolyGram Pictures e dalla Lycanthrope Films Limited. Il film, dedicato all’amico musicista Jim O’Rourke, è diretto dal regista di Chicago John Landis (Animal House, 1978; The Blues Brothers, 1980), con a capo degli effetti speciali Rick Baker, mentre tra i protagonisti troviamo David Naughton che interpreta David Kessler; il suo amico di viaggio nella brughiera inglese Griffin Dune (Jack Goodman); l’infermiera, che diventerà nel corso dell’opera l’amata di David interpretata da Jenny Agutter nel ruolo di Alex Price e John Woodvine che interpreta il dottor Hirsch.

In questa pellicola cinematografica troviamo un cambiamento netto riguardante alla rappresentazione cinematografica della figura del licantropo che fino ad allora si era vista al cinema e sulle modalità della metamorfosi visiva della creatura. Infatti le modalità di rappresentazione del trucco e della tecnica si sono negli anni sempre più raffinate e perfezionate, in cui la visione del licantropo e il modo in cui veniva rappresentato si associa ai gusti della società e su cosa fa paura in quella determinata epoca allo spettatore. Se The Wolf Man si inserisce nel genere dell’horror classico con elementi arcaici e gotici, il film di John Landis ci conduce in un altro genere, in un mix di generi cinematografici in cui passiamo da atmosfere da film comico-demenziale e di satira politica a quelle più spaventose, spesso mostrate attraverso l’uso dell’ironia. Contrariamente a gran parte dei film sui lupi mannari, immessi in un panorama interamente horror, qui siamo avvolti nella quasi totalità delle scene, a eccezione della sequenza della metropolitana, in una clima umoristico.

Critica Sociale

Curiosamente nel medesimo anno, il 1981, al cinema è uscito un ulteriore film sui licantropi, The Howling (L’ululato) di Joe Dante, che mantiene, seppur in chiave maggiormente horror, alcuni elementi umoristici oltre ad andare, come fa anche Landis, a utilizzare la figura del mostro per fare critica sociale. 

Anche nel Lupo mannaro americano a Londra possiamo, dall’incipit fino al tragico finale, rintracciare una critica sociale anti-britannica e contro la cultura europea. I due ragazzi americani viaggiano nell’Inghilterra del Nord e vengono presentati allo spettatore su un camioncino in mezzo alle pecore. Questo elemento ha un duplice significato: da un lato si va a ironizzare sulla sorte avversa che incontreranno i due nell’incrociare un licantropo, dall’altro lato vengono mostrati come due agnelli americani, ovvero due ragazzi puri, in cui attraverso questa ottica la morte di uno e la trasformazione in un essere bestiale dell’altro non sono altro che il segno della maligna cultura inglese che va a corrompere e distruggere le persone americane, trasformandole in mostri.

Inversamente però il regista va a criticare pesantemente anche gli Usa definendoli come una popolazione violenta dedita a fare stragi sanguinarie; del resto sarà proprio un americano divenuto Lupo che andrà a cospargere il suolo inglese di sangue provocando il terrore più puro. Inoltre l’importanza del film l’ululato e di quello di John Landis risiede nel make-up in cui ci avviamo per la prima volta a una trasformazione visiva andando a eliminare l’uso delle classiche dissolvenze tipiche nei film dei mostri anni ’40. Attraverso un attento uso degli effetti speciali e grazie al lavoro di Rick Baker, che ha lavorato inizialmente a entrambi i film per poi dedicarsi solamente a quello di Landis, si ottiene, per la prima volta nella storia del cinema horror la possibilità di catturare l’essenza della trasformazione reale nell’aspetto più visibile e impressionante possibile.

Il trasformazione: L’importanza del Make-up

La metamorfosi dei due film assomiglia sotto alcuni aspetti ma in un lupo mannaro americano a Londra troviamo una delle sequenze più iconiche di questo filone narrativo cinematografico. Se ne Il segreto del Tibet del 1935 e in The Wolf Man, la trasformazione nel mostro ibrido veniva rappresentata dall’istanza narrante con dissolvenze incrociate, in un lupo mannaro americano a Londra il regista, grande appassionato della saga Universal di Lon Chaney Jr., preferisce non utilizzare questa tecnica che avrebbe reso il tutto poco verosimile agli occhi di un pubblico più “maturo” dal punto di vista cinematografico, oltre ad essere una metamorfosi poco adatta allo stile registico scelto dall’autore che vuole rendere nella metamorfosi da uomo ad animale tutta la sofferenza fisica del corpo che si trasforma.

Quando lo scrissi, decisi di mostrare la trasformazione senza inserti, tutto sullo schermo. Non sapevo come avrei fatto. Ma volevo che avvenisse sotto una luce molto forte. Avevo anche scelto la musica: “Blue Moon”. Sapevo di dover trovare una soluzione intelligente. Lo scrissi nel ’69 e nel ’71 stavo realizzando “Slok” con Rick Baker. Dissi a Rick: “Leggi il copione e dimmi come risolveresti il problema.” “Voglio vedere la trasformazione del cranio.” Il tutto… voglio che sembri doloroso. Perché se una mano si trasforma in una zampa… volevo che fosse doloroso perché da essere umano, capite… è strano.

cit. Landis 

Il desiderio di mostrare in diretta la metamorfosi può avere anche a che fare con il contesto storico-sociale degli anni ottanta in cui gli individui erano tormentati dall’apparire e della bellezza esteriore, quindi la mutazione in tale contesto assume ancora di più caratteristiche bestiali e provocanti.

Il regista nella creazione visiva del suo licantropo ha preso la decisione di distaccarsi completamente dalla tradizione letteraria e cinematografica. Nel suo lungometraggio non siamo dinanzi ad un mostro ibrido ma ad una metamorfosi in cui l’essere umano scompare per far posto ad un lupo. Sotto la luna piena di David non resta niente ma il suo corpo è completamente animalesco, lui non cammina sulle due zampe ma a quattro e non porta nessun indumento, vivendo come la bestia che è diventato. Dal punto di vista concettuale questa scelta lo allontana anche da L’ululato in cui durante la trasformazione rimangono visibili dei tratti umani. Nella maggior parte dei film precedenti sui lupi mannari la bestia, il lupo mannaro, è solitamente una creatura a due gambe. In Il segreto del Tibet Henry Hull passa dietro i pilastri e alla fine della trasformazione assomiglia tantissimo al protagonista di Grease.

Non potevo fare una cosa simile perché oggi il pubblico non lo accetterebbe. Inoltre in L’uomo lupo e in tutti i film di lupi mannari fatti da Lon Chaney, che sono dei film fantastici, la dissolvenza incrociata non mi convinceva del tutto: si vede solo che Chaney diventa sempre più peloso mentre io volevo mostrare come l’essere umano, il giovane lì presente, si trasforma in una bestia a quattro zampe, e lo fa davanti all’obiettivo

cit. John Landis

La difficoltà tecnica stava nella scelta stilistica di mostrare l’intera trasformazione senza l’utilizzo delle dissolvenze ma tutta la metamorfosi deve essere in diretta per inviare allo spettatore un clima di sofferenza interiore. Se osserviamo la sequenza in cui David diventa lupo sentiamo in questo contesto delle urla di dolore, cosa che accade, anche se con minor impatto ne L’ululato mentre nei film Il segreto del Tibet e L’uomo Lupo la sofferenza non entra minimamente in campo, ad esclusione delle espressioni degli attori che mostrano che qualcosa non sta andando come dovrebbe. Nei primi licantropi troviamo più ansia che terrore e le trasformazioni sono così rapide da non essere realmente sviluppato l’impatto psicologico che tale mutamento del corpo ha, in quell’istante, sull’individuo.

Per effettuare nella diegesi la metamorfosi da uomo a lupo del personaggio di David, Rick Baker e i suoi collaboratori si sono serviti, oltre che per il trucco attoriale, di vari materiali come la gomma e la protesi in lattice per l’allungamento della mano, piedi di gomma, pavimento bucato, costume del lupo mannaro, animatronic, manichini. Il calco della sua testa infatti è servito per la realizzazione di un “finto lui”, di una copia per realizzare degli effetti speciali che evidentemente non sarebbero stati così efficaci se fosse stato utilizzato solo l’attore col suo corpo in carne e ossa. 

Tale impianto è stato adoperato esclusivamente per la sequenza della metamorfosi composta da 35 Inquadrature; 33 di esse riguardano la mutazione del personaggio principale nel lupo mannaro e la 28 è un diversivo rispetto all’azione, che contrasta con la drammaticità e la dolorosità dell’evento, in cui compare sullo schermo l’immagine di un giocattolo Disney, ovvero di un Topolino gioioso. L’ultima inquadratura è quella della luna piena (che vediamo anche nel piano che precede la sequenza); è infatti con la notte e il sorgere della luna piena che la maledizione attacca David. Tutta la sequenza è arricchita dalla presenza della colonna sonora della canzone Jazz “Blue Moon” dal sound gioioso e divertente, che risulta in contrasto, in contrappunto, con quello che l’istanza narrante ci mostra nello schermo, ovvero la mutazione, il cambiamento fisico da uomo ad animale di David Kessler, che è particolarmente angoscioso, tragico e sofferente. 

Note positive

  • La leggerezza narrativa unita all’horror
  • Il Make-up
  • Regia e recitazione

Note negative

  • Nessuna
Condividi su

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.