L’isola delle anime perdute del 1932: Tra mostri e romanticismo

Nel 1932 la Paramount Pictures produce con la regia di Erle C. Kenton “The Island of Lost Souls” (L’isola delle anime perdute), lungometraggio d’avventura tra horror e fantascienza
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L’isola delle anime perdute

Titolo originale: Island of Lost Souls

Anno:  1932

Paese di produzioneStati Uniti d’America

Genereorrore, fantascienza

ProduzioneParamount

Durata: 1h 12m

Regia: Erle C. Kenton

Sceneggiatore: Philip Wylie, Waldemar Young

Effetti speciali: Gordon Jennings

Dop: Karl Struss

Musica: Arthur Johnston

Attori: Charles Laughton, Richard Arlen, Leila Hyams, Kathleen Burke, Bela Lugosi, Stanley Fields

Trama de L’isola delle anime perdute

In questo caso però le popolazioni di questa isola dell’oceano pacifico senza nome e che non si trova in nessuna cartina geografica non sono veri e propri nativi, ma il frutto del folle esperimento del dottore Moreau (Charles Laughton) che considerando l’essere umano il più alto grado della scala evolutiva, vuole trasformare tutti gli animali, come leoni, scimpanzé e cani in degli uomini, attraverso la casa del dolore, laboratorio in cui li viviseziona e li tortura. Gli esperimenti effettuati non saranno perfettamente riusciti, poiché le sue creature risultano dei mostri ibridi, non essendo né animali né bestie, la maggior parte pelosi e con folta barba, con movimenti primitivi e non particolarmente eretti.

La sua creatura più riuscita e esteticamente più umana è l’unica donna presente sull’isola, la donna pantera (Kathleen Burke): il suo obiettivo è quello di farla innamorare del protagonista Edward Parker (Richard Arlen), che dopo il naufragio, ed essere salvato dalla nave mercantile Covena, approderà sull’isola misteriosa.

La donna-pantera proverà da subito una grande attrazione nei suoi confronti, e anche il ragazzo, pur essendo fidanzato con la bionda Thomas Ruth (Leila Hyams) e prossimo al matrimonio ad Apia, la capitale delle isole di Samoa, cadrà in tentazione. E’ però quando lei lo bacia e lo stringe che Edward capisce che si tratta di una felina, una pantera diventata donna, dai lunghi capelli neri e seducente, ma dalle mani attorcigliate simili a delle zampe.

La donna pantera è comunque capace di piangere e provare emozioni, così come le creature ibride che, quando il creatore deciderà tramite il suo servo Ouran, scimpanzé-umano, di uccidere il marinaio Donahue (Paul Hurst) e quindi di violare la legge vivente sull’isola di non spargere sangue, manifesteranno tutta la loro rabbia, la loro frustrazione e pietà ribellandosi contro chi li ha ridotti in uno stato né animale né umano. Guidati dal loro capo, l’enunciatore della legge (Bela Lugosi), la tribù non si sente più in dovere di essere schiava dello scienziato superbo ed egoista, mandandolo nella casa del dolore a vivisezionarlo. Il creatore, con le sue idee malvagie di onnipotenza, ha sfidato Dio ed è stato punito dalle sue mani; il male che lui ha provocato verso gli animali per renderli di altra natura, gli è tornato irrimediabilmente contro ed è il bene e la giusta legge a trionfare.

Il mostro è quindi il dottor Moreau, mentre le sue creature ibride vittime innocenti di una condizione che non hanno potuto scegliere. 

Recensione de L’isola delle anime perdute

Nel 1932 la Paramount Pictures produce con la regia di Erle C. Kenton “The Island of Lost Souls” (L’isola delle anime perdute), lungometraggio d’avventura tra horror e fantascienza che è la trasposizione del romanzo “L’isola del dottor Moreau” scritto nel 1896 da Herbert George Wells.

Nel titolo di apertura del film scopriamo gli attori principali del cast: Charles Laughton, Richard Arlen, Leila Hyams, Bela Lugosi e The Panther Woman. Il nome dell’attrice che interpreta la donna pantera, lo sappiamo dal titolo di coda, è l’attrice Kathleen Burke (nel film il suo personaggio si chiama Lota). Il casting,  per trovare “la donna pantera”, ha utilizzato una trovata pubblicitaria che fece crescere nel pubblico la curiosità del film. Anche nei manifesti cinematografici non comparve il nome dell’attrice bensì quello più intrigante, misterioso e d’appeal della donna felina, che allude e rimanda a tutta la serie di donne animalesche realmente esistite, più brutte esteticamente, che animavano i circhi, le fiere ed erano attrazioni a pagamento.

Per attirare l’attenzione sulla pellicola, nel 1932 la Paramount bandì un concorso nazionale per tutte le ragazze tra i diciassette e i trent’anni: i provini si tenevano nei teatri delle città e vi accedevano quelle concorrenti la cui fotografia, previamente inviata, avesse superato una preliminare selezione. A livello locale si ebbero così numerose “donne pantere” da mostrare al pubblico, e queste ebbero il loro momento di celebrità contribuendo alla crescita dell’interesse del film in cantiere. Alla fine risultò vincitrice Kathleen Burke (1913-1980); tuttavia, quando comparvero i manifesti del film, in maniera diametralmente opposta alla stampa, tra i nomi degli attori non figurava quello della vincitrice, se non con il misterioso appellativo di Panther Woman […] Di certo meno belle, e più impressionanti, erano le varie “donne-qualcosa” delle fiere e dei circhi: donne ragno, donne orso, donne serpente ecc. o semplici figure proposte come «selvagge», ritratti della diversità senza i quali, probabilmente, la Panther Woman del film non sarebbe esistita

cit. Fabrizio Foni, Alla fiera dei mostri. Raccolti pulp, orrori e arcane fantasticherie nelle riviste italiane 1899-1932, Lapilli, 2007, p. 282. 

Il lungometraggio ha tematiche interessanti, tra le quali quella dello scienziato mostruoso e dell’esperimento (presente anche in Frankenstein di James Whale del 1931), oltre a giocare sullo stereotipo di come venivano considerati dagli occidentali le popolazioni mostruose in epoca antica e medioevale.

I mostri ibridi son stati truccati da Charles Gemora e Wally Westmore, in cui l’attore ungherese Bela Lugosi appare nella scena irriconoscibile rispetto al personaggio che lo ha reso famoso in tutto il mondo del conte Dracula del 1931, con la regia di Tod Browning.

L’opera filmica è rimasta censurata per trent’anni come Freaks (Tod Browning, 1932) per l’erotismo della donna pantera e le scene sulla vivisezione, tortura che ha anticipato le violenze subite dagli ebrei dai nazisti nella seconda guerra mondiale. Il film ha avuto vari remake, tra cui “L’isola perduta” di John Frankenheimer con Marlon Brando del 1996 nel ruolo del dottor Moreau, mentre la figura del personaggio della donna-pantera si ritroverà come protagonista nell’opera noir e thriller “Il bacio della pantera” del regista francese Jacques Tourneur del 1942.

Note positive

  • La storia intrattiene 

Note negative

  • Make – up 
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Andrea Del Giudice
Andrea Del Giudice

Laureato al corso di Laurea Magistrale in Scienze dello Spettacolo a Firenze e appassionato di cinema d'autore e soprattutto di musica. Cantautore, con passione nello scrivere e creare armonie musicali.

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