Un ombra negli occhi (2021): l’orrore della guerra negli occhi di bambino

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Un ombra negli occhi locandina

Un ombra negli occhi

Titolo originale: Skyggen i mit øje

Anno: 2021

Nazione: Danimarca

Genere: Drammatico, Guerra

Casa di produzione: Miso Film

Distribuzione italiana: Netflix

Durata: 107 Min

Regia: Ole Bornedal

Sceneggiatura: Ole Bornedal

Fotografia: Lasse Frank Johannessen

Montaggio: Anders Villadsen

Musiche: Marco Beltrami, Ceiri Torjussen, Buck Sanders

Attori: Alex Høgh Andersen, Danica Curcic, Olaf Johannessen, Caspar Phillipson, Susse Wold, Fanny Bornedal, Patricia Schumann, Morten Suurballe, Rikke Louise Andersson, Michael Pitthan, James Tarpey, Malene Beltoft Olsen, Maria Rossing, Mads Riisom, Bertram Bisgaard Enevoldsen, Casper Kjær Jensen, Kristian Ibler, Nicklas Søderberg Lundstrøm, Ester Birch, Alban Lendorf, Ella Josephine Lund Nilsson, Inge Sofie Skovbo, Ida Procter, Malena Lucia Lodahl, Sebastian Jacques

Skyggen i mit øje (let. Un ombra negli occhi) è una pellicola storica – danese basata su un fatto storico realmente accaduto: l’operazione Carthage, effettuata il 21 marzo 1945, dalla Royal Air Force (RAF), ovvero l’aeronautica del Regno Unito, che aveva l’obiettivo militare di distruggere l’edificio Shellhus, il quartiere della Gestapo, situato al centro di Copenaghen, Danimarca. Alla regia del film troviamo il cineasta attore Ole Bornedal conosciuto come regista esclusivamente per Nightwatch – Il guardiano di notte del 1997, remake della sua opera prima Nattevagten del 1994. Altri suoi lavori importanti come regista sono: I am Dina – Questa è la mia storia del 2002 e The Possession del 2012. 

Un’ombra negli occhi (conosciuto anche con il titolo americano di The Bombardment) è stato, in Danimarca, vietato ai ragazzi sotto i 15 anni d’età, mentre all’estero, come in Italia, è stato distribuito direttamente sulla piattaforma streaming di Netflix dal 9 Marzo 2022.

Trama di Un ombra negli occhi

Nel 1945, la Resistenza chiese agli inglesi di bombardare la Shellhuset, il quartiere generale della Gestapo a Cophenaghen. La RAF esitava. I prigionieri venivano usati come scudi umani sul tetto. Tuttavia, a marzo, la Gestapo era così vicina a eliminare la Resistenza che fu deciso di attaccare.

Intro di Un ombra negli occhi

Durante la seconda guerra mondiale, nel 1945, un bambino di nome Harry è in bici nella campagna danese dello Jutland intendo a trasportare delle uova, un bene essenziale per la vita di quegli anni segnati dalla guerra. Harry si trova in una stradina, nel mezzo del nulla, quando assiste a un evento che lo sconvolge nel profondo: un aeroplano militare della RAF spara su un auto di civili al cui interno c’erano tre ragazze e un autista intenti a recarsi a un matrimonio. Da questo momento il bambino non riesce a più a parlare, nonostante gli sforzi, e inizia a soffrirà di agorafobia temendo la vista del cielo. La sua famiglia, temendo per la sua salute mentale, decide di mandarlo da dei parenti a Cophenaghen sperando che stando con la cugina più piccola, Rigmor, riesca a rimettersi in sesto.  Nella capitale danese Harry inizia a frequentare una scuola cattolica francese insieme alla cugina Rigmor e all’amica di lei Eva, anche lei vittima di un evento traumatico avendo visto l’uccisione in strada di un civile da parte della Gestapo. Nella scuola cattolica seguono le lezioni tenute dalle suore e i bambini stringono un forte legame con la giovane suora Teresa (Fanny Bornedal), una donna che nutre profondi dubbi sull’esistenza di Dio, non capendo come possa rimanere impassibile dinanzi a tutto quell’orrore che li circonda.

Fotogramma della pellicola Un ombra negli occhi
Fotogramma della pellicola Un ombra negli occhi

Recensione di Un ombra negli occhi

Una pellicola alquanto indimenticabile che sa ben unire il cinema d’autore a quello più prettamente commerciale televisivo, dove il mezzo cinematografico è al servizio della storia drammatica a cui assistiamo e che ci viene narrata con estrema irruenza emozionale attraverso lo sguardo di un gruppo di personaggi di cui seguiamo la storia, storie d’individui che ci vengono mostrate attraverso l’escamotage stilistico del montaggio alternato (cross cutting) permettendo allo spettatore di seguire simultaneamente le vite di uomini, donne e bambini nella Danimarca del 1945, durante lo scontro tra Gestapo e forze Rivoluzionarie appoggiate dalla RAF.  I personaggi su cui la pellicola ci concentra sono molteplici, abbiamo il giovane Harry (Bertram Bisgaard), un bambino che ha perduto per lo shock l’uso della parola, Eva (Ella Nilsson), una piccola bambina che ha assistito all’uccisione di un rivoluzionario per mano della Gestapo, Suor Teresa (Fanny Bornedal), una giovanissima suora che insegna in una scuola cattolica di ragazze e che trascorre le giornate frustandosi la schiena per ricercare nel dolore e nella sofferenza un contatto con Dio, Frederik (Alex Høgh Andersen), un ragazzo facente parte della HIPO (la polizia danese a servizio della Gestapo) e due soldati dell’aereonautica della RAF. Inizialmente li conosciamo singolarmente, all’interno della loro quotidianità, ma man mano la narrazione procede incominceranno a stringere relazioni l’uno all’altro preparandoli al loro epicentro drammatico narrativo, andando a condurli nella medesima locazione, quella della scuola cattolica, il luogo in cui si verificò nel 1945 l’immane tragedia di vittime, in cui ben 65 bambini e molte suore e insegnanti perirono la vita a causa dell’errato attacco areo della RAF, in cui il soldati sbagliarono, per un errore umano, bersaglio.

La sceneggiatura erge a reali protagonisti della vicenda i bambini, Eva e Harry, coloro che mostrano come i traumi della guerra ricadano sui civili e suoi più sensibili, e su Suor Teresa che pone un intensa riflessione sull’esistenza di Dio e sul significato di fede cristiana, ma se questi personaggi vengono ben sviscerati e analizzati rendendoli tridimensionali ed empatici, la medesima cosa non accade con gli esponenti militari come Frederik, un personaggio importante al fine della storia ma mostratoci in modo assolutamente superficiale privandolo di un reale spessore drammaturgico, stesso discorso vale per i due soldati dalla RAF, coloro che causano erroneamente la morte di quasi cento innocenti. I due soldati dell’aeronautica ci vengono mostrati solo in poche scene e ciò li rende dei “caratteri drammaturgichi” fin troppo dimenticabili tanto che lo spettatore non proverà nessun tipo di empatia verso di loro e privo al pubblico uno sguardo sulla quotidianità dei soldati della RAF.

Per quanto riguarda la regia troviamo delle scelte stilistiche assolutamente interessanti e che giocano con l’elemento sonoro e video, soprattutto nell’inizio della pellicola e nella presentazione dei personaggi. La pellicola si apre con Harry intento ad andare in bici su una stradina di campagna fischiettando, la scena cambia di location, ma il sonoro del fischio del ragazzino rimane facendo da collante alle due scene: quella di Harry e di un gruppo di ragazze felici che si preparano per andare ad un matrimonio. Attraverso un montaggio alternato passiamo dalla vicenda di Harry a quella di queste giovani, storie che si andranno ad unire in un evento tragico e traumatico che sconvolgerà Harry. Il sonoro in questa scena ha un ruolo essenziale, il fischiettare (la spensieratezza) termina quando avviene la morte (la fine della bellezza). Il solito stile di montaggio avviene con la presentazioni di Eva: pur mostrando la medesima location l’inquadratura passa da dei dettagli su un uomo che corre a quelli della bambina, intenta a cantare. La sua melodia fa da unione ai due momenti, ergendosi a colonna sonora della scena. Il suo canto termina solo dinanzi alla morte. Purtroppo questo interessante stile viene usato solo in queste scene, lasciando per il resto della pellicola una regia alquanto standard benché incisiva.

Scena del film Un ombra negli occhi (2021)
Scena del film Un ombra negli occhi (2021)

In conclusione

Un film per il grande pubblico e sorretto da un ottimo ritmo e da una regia, a tratti fortemente autoriale, in grado di emozionarsi. La storia del resto ci presta a colpire al cuore il suo pubblico, anche grazie all’espediente narrativo di aver reso come personaggi principali della vicenda: dei bambini e una suora.

Note positive

  • Lo stile del montaggio in alcune scene
  • I personaggi che donano emozioni
  • Il ritmo

Note negative

  • La regia si dimostra autoriale ma non possiede uno stile chiaro: a tratti gioca con il sonoro in altri momenti no, risultando commerciale e didascalica.
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