Una Madre (2024). La lotta di una giovane donna contro la povertà e il dolore

Recensione, trama e cast del film drammatico italiano Una Madre del 2024 per la regia di Stefano Chiantini

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Trailer di “Una Madre”

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Sesto lungometraggio diretto e scritto da Stefano Chiantini, Una madre è una pellicola drammatica presentata in anteprima mondiale, in concorso, nella sezione Alice nella Città alla Festa del Cinema di Roma 2023. Il film di Chiantini sarà distribuito da World Video Production e presentato in anteprima al Nuovo Sacher di Roma, con una proiezione speciale il 19 novembre 2024 alla presenza del regista, mentre l’uscita nazionale è prevista per il giorno seguente, il 20 novembre.

Prodotto da World Video Production in collaborazione con Rai Cinema e la società francese Bling Flamingo, Una madre beneficia del supporto di Lazio Cinema International e del MIC. Stefano Chiantini, noto per il suo stile essenziale e l’attenzione all’introspezione psicologica, già esplorati in opere come Isole e Naufragi, ci introduce qui al mondo interiore di Deva, giovane protagonista che affronta un passato segnato dalla perdita. Il ruolo è affidato all’attrice Aurora Giovinazzo, nota per le sue interpretazioni in Freaks Out (2021), The Cage – Nella gabbia (2023) ed Eterno visionario (2024). Accanto a lei, recitano Micaela Ramazzotti nel ruolo della madre di Deva, Angela Finocchiaro come datrice di lavoro della ragazza, e Francesco Salvi.

L’aspetto tecnico del film è affidato alla fotografia di Claudio Cofrancesco (Mia madre, 2015; Suburra – La serie, 2017). Al montaggio e alla colonna sonora Chiantini si avvale della collaborazione di due suoi storici compagni di set: Luca Benedetti e Piernicola Di Muro, che avevano già lavorato con il regista in Naufragi (2021) e Il ritorno (2022). Alle scenografie e ai costumi troviamo rispettivamente Flaviano Barbarisi e Marta Passarini

Trama di “Una Madre”

Deva è seduta negli ultimi posti di un autobus che la riporta a casa, una modesta roulotte priva di comfort, dove vive con sua madre, Giovanna. Il volto, nascosto dietro il colletto alto del giaccone, è giovane e bello, ma segnato da un’espressione insolitamente dura per la sua età. Questa durezza è la sua corazza, un modo per affrontare la vita senza mai abbassare la guardia, senza mai concedersi un attimo di tregua, per non lasciarsi sopraffare dai pensieri. Tuttavia, il suo fragile equilibrio inizia a incrinarsi quando inizia a lavorare nella pescheria di Carla, dove è costretta a occuparsi, seppure a malincuore, del nipotino della donna, un bimbo di un anno.

Inizialmente, Deva vorrebbe evitare qualsiasi contatto con lui: dentro di sé porta ancora il peso di una ferita recente e dolorosa, un’esperienza troppo grande per una ragazza della sua età. Ha infatti scelto, non senza sofferenza, di interrompere una gravidanza, consapevole della propria impossibilità di crescere un figlio nella sua attuale condizione. Nonostante le sue resistenze, a causa di alcuni impegni di Carla, Deva si ritrova più volte a prendersi cura del piccolo, tentando di mantenere un’apparente indifferenza e di tenere le distanze emotive. Ma, poco a poco, quella barriera cede, e il bambino, attraverso piccoli e quasi impercettibili gesti, inizia a farsi spazio nel cuore di Deva, risvegliando in lei emozioni che aveva cercato disperatamente di sopprimere.

Aurora Giovinazzo in Una Madre
Aurora Giovinazzo in Una Madre

Recensione di “Una Madre”

Il cinema di Stefano Chiantini è caratterizzato da un evidente fil rouge, con situazioni e tematiche ricorrenti che si ripresentano costantemente sullo schermo. Sebbene le ambientazioni e le vicissitudini dei personaggi possano mutare radicalmente, la sostanza e il focus narrativo restano sempre gli stessi, specialmente nei lavori realizzati dal 2021 al 2024. All’inizio della sua carriera, il regista-sceneggiatore aveva infatti esplorato temi e stili molto diversi tra loro. Pellicole come L’amore non basta (2008), che racconta una storia in stile Romeo e Giulietta, Isole (2011), che riflette sul sentirsi diversi dal resto del mondo, e Storie sospese (2015), che affronta temi di nascita e morte, testimoniano questa varietà.

Dal 2021, tuttavia, Chiantini sembra dare vita a una sorta di trilogia incentrata sulle “figure materne”: donne forti che, pur trovandosi in condizioni sociali difficili e segnate dalla miseria, lottano contro un mondo avverso per poter proteggere e sostenere i propri figli. Questo tema era già apparso nel suo lavoro del 2013, Una mamma imperfetta, una webserie in cui, seppur con toni di commedia anziché drammatici, Chiantini esplora le difficoltà della maternità attraverso le vicissitudini di Chiara. Moglie di Davide e madre di Antonio e Maria, Chiara è una donna impegnata tra lavoro e famiglia, incapace di dedicare l’affetto e il tempo necessari né al marito né ai figli.

Nel 2021 il regista realizza Naufragi, ponendo al centro della pellicola Maria, interpretata da Micaela Ramazzotti (attrice presente anche in Una Madre), una donna sposata con Antonio e madre di due figli che sopravvivono grazie al solo stipendio del marito. Quando quest’ultimo muore tragicamente, Maria si ritrova sola, costretta a rimboccarsi le maniche per garantire la sopravvivenza dei propri figli, in una storia di sofferenza e lotta interiore, dove il sacrificio materno è l’unica via per dare un futuro alle sue creature.

Nel 2022 Chiantini esplora nuovamente una complessa situazione familiare in una cittadina laziale segnata dalla disoccupazione, raccontando la storia di Teresa (Emma Marrone), madre di Antonio, un bambino di un anno, che si trova a doverlo crescere quasi interamente da sola. Il suo compagno Pietro, padre del bambino, è infatti un uomo irresponsabile, talmente poco affidabile da causarle frequenti difficoltà, costringendola perfino a fine in carcere per colpa sua e per proteggere il loro bambino da violenti aguzzini.

Nel 2024 il regista dirige Una Madre, conducendoci ancora una volta in una storia di povertà italiana, ma con una prospettiva diversa riferita alla materinità. La protagonista, Deva, è una giovane donna che vive in un camper nella periferia romana, dove deve occuparsi della madre alcolizzata, una donna incapace di vivere autonomamente e incline a circondarsi di uomini poco raccomandabili. A differenza dei film precedenti, che esploravano la maternità biologica e la lotta per crescere un figlio nato dal proprio sangue, Una Madre affronta una dimensione diversa. Deva decide di abortire, di rinunciare alla vita che sta crescendo dentro di sé, ma le circostanze la portano a doversi prendere cura di un bambino che non è il suo, un bimbo di un anno che ha bisogno di affetto, del suo affetto. La pellicola riflette così su un’altra dimensione della maternità, quella non genetica, ma costruita sull’intimità e sull’affetto più profondo. Essere madre, in questo contesto, non significa solo dare alla luce un figlio, ma amarlo e crescerlo. Questo è il significato profondo di maternità che Una Madre esplora.

Per raccontare questo tipo di storia, il cineasta utilizza un linguaggio asciutto e ruvido, creando una narrazione di pochi dialoghi che riesce a concentrarci costantemente sulla protagonista, la giovane Deva. Questo personaggio non è poi così distante, per fisicità e atteggiamenti, da Teresa in Il Ritorno. Come Teresa, anche Deva è una ragazza irruvidita dalla vita, da un’esistenza brutale che la sta annientando giorno dopo giorno, in un mondo in cui si trova costretta a confrontarsi con preoccupazioni più grandi di lei. Non solo deve pensare a sé stessa, ma anche al benessere della propria madre, che vive a spese della figlia, dimostrandosi incapace di svolgere il ruolo materno. Così, Deva si ritrova a fare la madre della sua stessa madre, trovandosi costretta a lavorare per lei e per il suo sostentamento, svolgendo mansioni malpagate per ottenere qualche soldo necessario a sopravvivere in un mondo oscuro e di perdizione, circondata da vicini che non nutrono simpatia nei suoi confronti e che non sono disposti a offrirle alcun aiuto.

La vita di Deva è un dramma interiore, segnato dalla decisione dell’aborto, una scelta che la tormenta e le causa continue perdite di sangue e dolori fisici insopportabili, che le ricordano costantemente ciò che ha fatto. La sua vita è fatta di routine, di movimenti meccanici e lavori ripetitivi, dove l’unico pensiero di Deva è portare a casa qualche soldo per andare avanti di un altro giorno, non per sopravvivere. Tutto cambia, però, quando nella sua vita entra Carla (ottimamente interpretata da Angela Finocchiaro), un’anziana donna che inizierà a scalfire la corazza che Deva ha costruito intorno a sé per non crollare. L’incontro con Carla e con il nipotino di lei, tolto dalle mani della madre tossicodipendente, aprirà una fessura nel cuore della giovane, sconvolgendo la sua vita e portandola a guardare il mondo con un filo di speranza, in un contesto buio e triste, dove il lavoro non paga più e la miseria dilaga ogni giorno di più.

In questa storia di povertà e maternità, raccontata in molteplici sfaccettature, la macchina da presa si concentra continuamente sul volto della protagonista, abilmente interpretata da Aurora Giovinazzo. La giovane attrice si ritrova a vestire i panni di una ragazza indurita dalla vita, dopo le sue prove attoriali in L’uomo sulla strada e The Cage – Nella gabbia, pellicole in cui ha interpretato il ruolo di una giovane ribelle, incazzata contro il mondo che la circonda. In questo film, Aurora Giovinazzo dà prova di sapersi perfettamente calare in questi ruoli realistici e drammatici, sia a livello fisico che interpretativo, risultando una scelta di casting perfetta per questi personaggi di giovani donne in lotta contro il mondo e alla ricerca di una felicità quasi invisibile, dove la speranza di un futuro roseo sembra quasi non esistere.

Una madre, sotto vari punti di vista, si regge completamente sulle spalle di Aurora Giovinazzo e sul suo viaggio interiore ed emotivo, che riesce a comunicare benissimo al pubblico. Il 90% delle inquadrature del film sono incentrate su di lei, con una regia che predilige la macchina a mano per raccontare questa storia di povertà e tormento. La macchina da presa rimane strettamente incollata alla protagonista, con primi piani o mezzi primi piani, dimostrando l’intenzione del cineasta di concentrarsi esclusivamente sul dramma di questo personaggio, più che sulla situazione intorno a lei, dove i personaggi secondari hanno poco spessore, risultando più macchiette che altro. A partire dalla madre di Deva fino agli abitanti delle roulotte, dove l’unico personaggio leggermente tratteggiato è un uomo crudele e squallido, interpretato da Francesco Salvi in un ruolo alquanto divergente da quelli a cui siamo abituati a vederlo, ovvero quello di attore comico.

Angela Finocchiaro in Una Madre
Angela Finocchiaro in Una Madre

In conclusione

Una Madre è un film che riesce a raccontare una storia di sofferenza e riscatto emotivo. La regia di Stefano Chiantini si concentra con precisione sulla psicologia dei suoi personaggi, in particolare sulla protagonista Deva, interpretata con grande intensità da Aurora Giovinazzo. Il film, con la sua narrazione lenta e la scelta di un linguaggio asciutto, fa emergere una riflessione profonda sulla maternità, il sacrificio e le ferite interiori, trattando tematiche dolorose con un approccio sobrio e diretto. Seppur imperfetto, “Una Madre” è un’opera che merita di essere vista per la sua capacità di indagare il lato oscuro della vita.

Note positive

  • La performance di Aurora Giovinazzo è straordinaria, in grado di trasmettere una gamma emotiva intensa e credibile.
  • La regia di Stefano Chiantini è precisa e ben focalizzata sul personaggio di Deva, sfruttando inquadrature strette per catturare il suo tormento interiore.

Note negative

  • La trama, purtroppo, a tratti risulta ripetitiva e potrebbe sembrare lenta, con pochi sviluppi significativi.
  • I personaggi secondari appaiono poco delineati, risultando più funzionali alla storia che veri e propri protagonisti.
Review Overview
Regia
Fotografia
Sceneggiatura
Colonna Sonora e Sonoro
Interpretazione
Emozioni
SUMMARY
3.9
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Stefano Del Giudice
Stefano Del Giudice

Laureatosi alla triennale di Scienze umanistiche per la comunicazione e formatosi presso un accademia di Filmmaker a Roma, nel 2014 ha fondato la community di cinema L'occhio del cineasta per poter discutere in uno spazio fertile come il web sull'arte che ha sempre amato: la settima arte.

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