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Aliens – Scontro finale
Titolo originale: Aliens
Anno: 1986
Paese di Produzione: Stati Uniti d’America
Genere: Fantascienza
Produzione:Brandywine
Distribuzione: Fox , 20th Century Fox
Durata: 148 min
Regia:James Cameron
Sceneggiatura: James Cameron
Montaggio: Ray Lovejoy
Fotografia: Adrian Biddle
Musiche: James Horner
Attori:Sigourney Weaver, Carrie Henn, Michael Biehn, Paul Reiser, Lance Henriksen
Aliens – Lo scontro finale è il secondo lungometraggio del franchise iniziato con Alien nel 1979 sotto la regia di Ridley Scott.
Trama di Aliens – Lo scontro finale
Le bio-letture sono tutte in verde, sembra che sia viva… E anche questo salvataggio è fatto.
Leader della squadra di recupero – Aliens – Scontro finale
2179. Dopo ben 57 anni d’ipersonno nella navetta di salvataggio, Elen Ripley (conosciuta nel primo lungometraggio) viene soccorsa da una squadra di recupero presso la stazione spaziale Gateway, ma il suo ritorno è ben diverso da quello che si aspettava e la donna non viene riconosciuta come un eroe ma subisce a un esame investigativo avendo intenzionalmente provocato la distruzione della navicella commerciale Nostromo, su cui lavorava. Elen pur raccontando ciò che ha vissuto non convince gli esaminatori che rimangono scettici sull’esistenza del mostro alieno che ha sterminato l’intero equipaggio.
Ripley viene sospesa dal suo incarico e dopo poco viene a conoscenza che durante la sua assenza, il plenetoide sul quale erano atterrati, ora denominato LV-426, è stato colonizzato dalla compagnia per cui lavora. Ma ben presto i colonizzatori avranno bisogno di lei.

Recensione di Aliens – Scontro Finale
Siete sull’ascensore per l’inferno in discesa!
Aliens – Scontro Finale
Guardare per la prima volta un film degli anni ’80 nel 2017 costringe lo spettatore a ricordare come i cliché ai quali siamo oggi abituati fossero, a quei tempi, puri colpi di genio. Nel caso di Aliens – Scontro finale film del 1986 diretto da James Cameron, dobbiamo rammentare che alcune scene e battute ormai cult, come “partorire” un alieno dalla pancia, dovrebbero suscitarci terrore e raccapriccio invece di farci pensare all’ultima volta che l’abbiamo viste usate in modo improprio. Questo film è quindi uno dei “must see” per ogni cinefilo che voglia comprendere molte citazioni della cultura pop.
È certo che Aliens, come ogni prodotto degli anni ’80 figlio del suo tempo, presenta incongruenze che potrebbero far storcere il naso ai più puntigliosi. Notiamo subito come la protagonista, rimasta per 57 anni in uno stato d’ipersonno, sia perfettamente in grado di pilotare sofisticati esoscheletri che teoricamente non sarebbero dovuti esistere “ai suoi tempi”. Difficilmente credibili sono anche le armi pesantissime e molto scomode da trasportare, ottenute nastrando un lanciafiamme a un’arma da fuoco e il pilota della navetta che, in un momento di evidente pericolo, ignora il “C’è qualcosa qui!” del suo secondo. Dettagli come questo ovviamente non influiscono con la godibilità del film, che presenta sia scene di forte tensione che brevi comic relief, questi ultimi più rari con il proseguire del film.
L’attrice scelta per interpretare la piccola Newt, Carrie Henn, è alla sua prima performance attoriale ma riesce comunque a trasmettere realisticamente lo shock e la paura che proverebbe una bambina nelle sue condizioni, risultando sicuramente più credibile di alcuni dei personaggi secondari, forse danneggiati anche dall’adattamento talvolta poco naturale. Menzione speciale va ovviamente a Hans Ruedi Giger, vincitore dell’Oscar ai migliori effetti speciali del 1980 con la creazione degli xenomorfi per il primo film di questa serie, Alien di Ridley Scott.
In questo secondo film, la regina aliena è un’imponente marionetta di 420 cm, manovrata da 16 effettisti, due dei quali all’interno del mostro, che potessero muoverla “come un uomo in costume non sarebbe stato in grado di fare”, per volontà di Cameron che criticava la poca realisticità nelle scene finali del primo Alien.

In conclusione
Si tratta di un film da recuperare anche distaccato dal prequel e dai sequel (esistenti nonostante il sottotitolo italiano suggerisca il contrario) perché in grado di reggersi sulle sue gambe, dando allo spettatore sia un’idea di ciò che ha passato Ripley, la protagonista interpretata da Sigourney Weaver, sia culminato in un positivo finale aperto.
Note positive:
- Può essere visto distaccato dagli altri film della saga.
- I personaggi di Riley e Newt, sono ben progettati, lo spettatore
riesce a empatizzare con entrambe e si trova a tifare per la loro
sopravvivenza. - Grazie alla mimica di Lance Henriksen, Bishop “il sintetico” risulta credibile come androide anche prima di vedere che le sue interiora sono fatte di plastica bianca e liquido opaco.
Note negative:
- La sparatoria all’interno della base militare è letteralmente
fastidiosa da guardare a causa del gioco di luci dell’intera scena. - Alcuni personaggi hanno un comportamento ormai stereotipato e
non risultano interessanti come probabilmente lo erano all’epoca. - In generale il film non è invecchiato benissimo.