L’uomo d’acciaio: Un Superman che fatica a spiccare il volo

Condividi su
Trailer italiano de L’uomo d’acciaio

TRAMA DI L’UOMO D’ACCIAIO

Mio padre credeva che se il mondo avesse scoperto chi ero, mi avrebbe rifiutato. Era convinto che il mondo non fosse pronto. Tu cosa pensi?

CIT. CLARK KENT (HENRY CAVILL) – L’uomo D’Acciaio

Cresciuto in Kansas, il giovane Clark Kent (Henry Cavill) scopre di essere uno degli ultimi superstiti alla distruzione del pianeta Krypton, e su consiglio dei genitori adottivi Jonathan e Martha (Kevin Costner e Diane Lane) nasconde a tutti le sue origini e i suoi smisurati poteri.

Ma quando il generale alieno Zod (Michael Shannon), responsabile della morte del suo padre biologico Jor-El (Russell Crowe), minaccia di distruggere la Terra per restaurare nel sangue la civiltà kryptoniana, a Clark non resta che vestire il mantello rosso di Superman.

RECENSIONE DI L’UOMO D’ACCIAIO

Tu darai alla gente un ideale al quale ispirarsi, correranno con te, vacilleranno, cadranno, ma col tempo saranno accanto a te nella luce. Col tempo, li aiuterai a compiere meraviglie!

CIT. JOR-EL (RUSSELL CROWE) – L’uomo d’acciaio

All’indomani del successo planetario della trilogia di Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan, DC Comics e Warner Bros. hanno deciso di replicare la strada di Marvel/Disney per quanto concerne un universo espanso e condiviso di supereroi. E così, dopo la falsa ripartenza targata Bryan Singer nel 2006 (Superman Returns), la casa di produzione ha ripreso in mano il personaggio di Superman, coinvolgendo nelle vesti di produttore lo stesso Nolan e affidando la regia al Zack Snyder di 300. Nel 2016 è stato realizzato il sequel del lungometraggio intitolato Batman v Superman: Dawn of Justice.

Sebbene l’intento di inserire il supereroe di punta della DC in un contesto più oscuro e violento, in linea con i tempi, abbia pagato in termini di successo commerciale, è un vero peccato aver affidato a un regista ben più rozzo di Nolan un film del genere: anziché trovarci davanti a un lungometraggio con un’identità, abbiamo per le mani invece un blockbuster supereroistico senz’anima in cui la ricerca smodata di un tono epico a tutti i costi rasenta l’inutilmente tamarro. Che poi era anche il problema di un altro controverso cinecomic di Snyder, il sopravvalutato Watchmen.

ANALISI DI L’UOMO D’ACCIAIO

Sono nato per essere un guerriero Kal… Mi sono addestrato a governare i sensi per tutta la vita… Tu dove ti sei addestrato? In una fattoria?!

CIT. ZOD (MICHAEL SHANNON) -L’UOMO D’ACCIAIO

Poiché ci troviamo davanti all’ennesima incarnazione di Superman (la terza, se consideriamo Returns completamente slegato dalla saga con Christopher Reeve aperta da Richard Donner), L’uomo d’acciaio parte con la distruzione di Krypton e la nascita dell’eroe dalla calzamaglia rossa e blu, e la prima metà film sulla presa di coscienza di Clark accumula e aggroviglia allegorie religiose, comportando così prolissità e assenza di ritmo.

Dalla scena del tornado (una delle cose più da orticaria viste di recente al cinema) in poi, il film muta in azione fantascientifica fracassona e a tinte fosche dove i combattimenti e la distruzione prendono il sopravvento. La regia di Snyder, spesso a camera a mano e traballante, non aiuta a rendere la visione piacevole, complici anche dei mediocri effetti speciali, ed è una fortuna, quindi, che ci sia il fido compositore Hans Zimmer a enfatizzare il tutto con le sue musiche pulsanti e aggressive.

Insipidi e monodimensionali i personaggi, dal gonfiatissimo Henry Cavill a una sorprendentemente insopportabile Amy Adams; molto più convinti e convincenti un Russell Crowe sotto le righe e un Michael Shannon a suo agio nei panni di viscido villain. La piattezza dei dialoghi, soprattutto quando tentano di virare verso il filosofico, è sconfortante; ma rispetto alle perle drammaturgiche sfornate nei successivi film dell’universo cinematografico dell DC sono ancora sopportabili.

NOTE POSITIVE

  • Le interpretazioni di Russell Crowe e Michael Shannon.
  • Le musiche di Hans Zimmer.

NOTE NEGATIVE

  • Regia traballante e anonima di Snyder.
  • Troppo prolissa e aggrovigliata la prima parte; troppo fracassona la seconda.
  • Insipiti i personaggi, piatti i dialoghi.
Condividi su

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.