Black Mirror: Joan è terribile (2023). Netflix gioca con se stessa

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Locandina di Joan è terribile

Joan è terribile (Ep. 6×01 di Black Mirror)

Titolo originale: Black Mirror: Joan Is Awful

Anno: 2023

Nazione: Regno Unito

Genere: Commedia

Casa di produzione: Bigtooth Studios, Aluzine Rentals

Distribuzione italiana: Netflix

Durata: 58 minuti

Regia: Ally Pankiw

Sceneggiatura: Charlie Brooker

Fotografia: Catherine Lutes

Montaggio: Tony Kearns

Musiche: Aimee Bessada

Attori: Annie Murphy, Salma Hayek, Michael Cera, Himesh Patel, Avi Nash, Wunmi Mosaku, Lolly Adefope, Rob Delaney, Ben Barnes, Jared Goldstein, Jaboukie Young-White, Ayo Edebiri, Laurel Lefkow

Trailer/clip di Black Mirror, Joan è terribile

Primo episodio della sesta stagione di Black Mirror, Joan è terribile, per la durata di cinquantotto minuti, vede alla scrittura l’ideatore e produttore della serie stessa, Charlie Brooker. Dietro la macchina da presa troviamo la regista Ally Pankiw, famosa per aver diretto sei episodi di Feel Good (2020) e per aver realizzato il lungometraggio I Used to Be Funny (2023).  Nei panni dei protagonisti invece troviamo l’attrice canadese Annie Murphy e Salma Hayek, candidata all’Oscar alla migliore attrice per Frida nel 2003. L’episodio, come l’intera serie, è stata rilasciata su Netflix il 15 giugno 2023. 

Trama di Joan è terribile

Joan Tait è una donna in carriera sulla trentina. Una persona alquanto normale che vive un esistenza d’insoddisfazione, ritrovandosi incastrata dentro un’esistenza che non aveva desiderato o scelto per lei. Ora lavora in una grande azienda, quando il suo sogno era quello di aprire una piccola caffetteria, dove si realizza un caffè di alta qualità. Questa situazione la resa cinica verso il mondo, portandola a reprime le proprie sensazione, dentro una facciata di finta educazione/indifferenza, quando invece dentro di lei ci sono sentimenti di disperazione e di rabbia.  La sua vita cambia completamente quando sulla piattaforma on demand Streamberry, Joan e il suo partner iniziano a guardare una serie dal titolo Joan Is Awful, che altro non è che la vita stessa di Joan Tait. La donna si ritrova così a visionare sullo schermo le sue ultime ore della giornata, entro una serie che non nasconde i pensieri di Joan ma li mette in mostra, narrando l’aspetto più “malvagio” della donna. La serie andrà a rovinarla, perché da questo momento perderà il proprio lavoro, il proprio fidanzato (che non amava più) e ogni sua libertà di vivere. Tutto ciò che vivrà, d’ora in poi, finirà sulla serie Streamberry, dove lei è interpretata dalla star del cinema Salma Hayek. 

Fotogramma di Joan è terribile(2023)
Fotogramma di Joan è terribile(2023)

Scopri anche: Dichiarazioni su Black Mirror: Joan è terribile (Joan is Awful) del 2023

Recensione di Joan è terribile

In un mondo d’intelligenza artificiale sempre più all’avanguardia, tra testi realizzati in ChatGPT e un Morgan Freeman riprodotto alla perfezione tramite l’ausilio delle tecnologie più avanzate dell’AI, la domanda che ci si pone è: dove andremo a finire? L’essere umano verrà sempre di più accantonato dal progredire dell’intelligenza artificiale? Alla fine l’AI permetterà, sempre più, di risparmiare sui costi, sia a livello giornalistico sia a livello di produzione musicale e cinematografica. La domanda da porsi è: un futuro come quello presente in Streamberry è veramente inattuabile? Siamo veramente così lontani dal visionare un film o una serie realizzata interamente con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, in cui gli attori non sono altro che un immagine e una voce rielaborata al computer? La sensazione è che ci stia avviando verso questo mondo, basti pensare alla canzone di successo Heart On My Sleeve, scritta e prodotta da un utente di TikTok ghostwriter977, dove la voce è stata interamente realizzata al computer, attraverso l’intelligenza artificiale, e il suono sembra alquanto vero. Joan è terribile ci catapulta dentro questo mondo, un epoca in cui un servizio on demand trasforma, in maniera quasi istantanea, la vita dei suoi spettatori in contenuti audiovisivi, sfruttando l’intelligenza artificiale. Un epoca che non sembra così lontana da noi, anzi, sembra piuttosto dietro l’angolo. 

Charlie Brooker

Annie Murphy interpreta una donna normale di nome Joan; la vediamo andare al lavoro, licenziare qualcuno, andare dal suo terapeuta e incontrare il suo ex. Poi, quando torna a casa, si siede con il suo fidanzato e inizia a guardare un nuovo programma su una piattaforma di streaming dall’aspetto familiare, Streamberry. Il colpo di scena è che lo show parla della sua vita, dove Salma Hayek la interpreta in una serie in streaming, e quando lo show va in onda, la sua vita inizia a implodere. L’ispirazione per Joan is Awful è nata da diversi pensieri scollegati che si sono uniti. Avevo avuto un’idea vaga per una storia su una donna comune che improvvisamente e inspiegabilmente si ritrova sulla prima pagina del New York Times, non a causa di qualche scandalo enorme, ma per cose davvero insignificanti, come il fatto che ai colleghi non piace il modo in cui mastica il cibo o altro. Inoltre, stavo accarezzando l’idea di una rete televisiva che produce contenuti generati dall’intelligenza artificiale e mirati al laser. E poi una sera stavo guardando The Dropout, la serie limitata sul CEO di Theranos. La serie raccontava eventi recenti e io e mia moglie stavamo parlando di quanto sarebbe stato strano se fossi stato una delle persone che lavoravano per Theranos e avessi potuto vedere questi eventi che ti erano accaduti solo un paio di anni fa.

L’episodio però non ci parla solo d’intelligenza artificiale, ma va oltre, spingendo la storia verso la metanarrazione e il mise en abyme. A livello metanarrativo abbiamo un gioco di specchi in cui Streamberry non è altro che Netflix, in tutto e per tutto, partendo dall’aspetto grafico e musicale alquanto simile tra le due piattaforme, altro elemento metanarrativo riguarda le due attrici Murphy e Hayek che interpretano loro stesse all’interno della puntata, soprattutto l’Hayake, che ci conduce entro una tematica orientata allo sfruttamento dell’immagine degli attori famosi da parte degli studios, in cui l’attore corre il rischio di perdere la propria immagine fisica, entro cavilli burocratici e contrattuali di difficile comprensione. Joan è terribile ci conduce entro una storia orientata sulla privacy e sui contratti, quelli che tutti noi siamo portati a firmare per accedere alle varie piattaforme o social network. Nessuno di noi li legge realmente e con comprensione piena, ma, almeno il 90% delle persone, non fa altro che cliccare su accetta per passare direttamente al servizio a cui siamo interessanti, non ritenendo che quel contratto sia realmente pericoloso e vincolante per noi. Streamberry (che altro non è che Netflix) possiede un suo contratto che Joan Tait ha accettato senza pensarci due volte e, soprattutto, senza leggerlo. All’interno di questo c’è il diritto della piattaforma di sfruttare per uso commerciale le storie dei propri utenti a fini narrativi ed è proprio ciò che Streamberry  farà. Joan potrà arrabbiarsi, brontolare e disperarsi ma, come imparerà, non può portare in tribunale Streamberry, perché la piattaforma sta rispettando la legge, dato che è lei che, accettando il servizio, ha firmato quel contratto e tutte le sue numerose clausole e cavilli burocratici. Detto ciò, tutti noi possiamo comprendere ed empatizzare con Joan, perché lei siamo noi. Per quanto riguarda il mise en abyme, abbiamo una sorta di sogno dentro il sogno, ma questo argomento non può essere analizzato qui, perché vi rovinerebbe la visione della storia. Inoltre la pellicola non è solo uno sguardo su Netflix e sull’AI ma va oltre, parlandoci di noi stessi, della nostra ricerca di una via adatta a noi. Joan ha smarrito la sua via, incastrata in una esistenza che non gli appartiene, come possiamo denotare durante la sua seduta dalla psicologa, nelle scene iniziali. 

Mi sento come se non l’avessi scelto attivamente di mia volontà. Ho inserito il pilota automatico. Ecco, lei mi parla sempre di questa “storia di vita”. Ci stavo pensondo e mi sento come se non fossi la protagonista della mia vita. 

Questa tematica si ricollega alquanto bene con le altre tematiche, connesse al mise en abyme e al linguaggio metacinematografico, andando a creare una storia che ci narra essenzialmente della ricerca del vero io, del bisogno di realizzare i nostri sogni per trovare la felicità e il nostro posto nel mondo. Il tutto in chiave distopica e filosofica.

Annie Murphy in Black Mirror Joan è terribile (6x01)
Annie Murphy in Black Mirror Joan è terribile (6×01)

In conclusione

Un episodio interessante, che ha solo un piccolo difetto, il finale non è così agro come avveniva nelle passate stagioni (soprattutto le prime tre) che avevano reso grande Black Mirror nel mondo. Per il resto la 6X01 funziona alquanto bene, con un buon ritmo e una storia a strati che ci parla di svariate tematiche connesse, a loro volta, tra di loro. 

Note positive

  • Interpretazioni
  • Tematiche
  • Ritmo
  • Sceneggiatura

Note negative

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