Black Mirror: Loch Henry (2023). Il mondo del true crime

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Locandina di Loch Henry (2023) Black Mirror

Loch Henry (Ep. 6×02 di Black Mirror)

Titolo originale: Loch Henry

Anno: 2023

Nazione: Regno Unito

Genere: thriller

Casa di produzione: Bigtooth Studios, Aluzine Rentals

Distribuzione italiana: Netflix

Durata: 54 minuti

Regia: Sam Miller

Sceneggiatura: Charlie Brooker

Fotografia: David Raedeker

Montaggio: Mark Davies

Musiche: Adam Janota Bzowski

Attori: Samuel Blenkin, Myha’la Herrold, Daniel Portman, John Hannah, Monica Dolan

Trailer originale di Black Mirror: Loch Henry

Secondo episodio della serie distopica Black Mirror, Loch Henry è una pellicola di cinquantaquattro minuti di genere thriller diretta da Sam Miller, ex attore e regista televisivo  che ha lavorato per la BBC a serie come  Cardiac Arrest , This Life, Luther e I May Destroy You. Nel ruolo di sceneggiatore troviamo il creatore di Black Mirror Charlie Brooker. La puntata, come l’intera serie, è stata distribuita su Netflix, per cinque episodi, dal 15 giugno 2023. 

Trama di Loch Henry

Davis McCardle studia cinema a New York insieme alla sua fidanzata Pia Koreshi, che ha conosciuto grazie ai suoi studi cinematografici. Davis intende realizzare un documentario ambientalistica incentrato sulla storia del collezionista di uova di Rùm. Pia, nonostante non sia del tutto convinta dall’idea del fidanzato, lo segue per aiutarlo in questa nuova avventura cinematografica. Prima di recarsi a conoscere “l’uomo delle uova”, Davis decide di trascorrere qualche giorno nel proprio paese natale, Loch Henry, una cittadina, semi abbandonata, della campagna scozzese. Qui il giovane si ricongiunge alla madre, Janet, a cui va a presentare, per la prima volta, la sua fidanzata. Sul luogo, il giovane, non incontrerà solo la madre ma anche un suo vecchio amico d’infanzia, Stuart King, che metterà Pia a conoscenza di una storia oscura avvenuta a Loch Henry nel 1997. In quell’anno venne scoperto che Iain Adair, un compaesano, aveva torturato, violentato e ucciso, in modo spietato, ben otto persone nel suo bunker antiatomico adibito a sala delle torture. Pia rimane colpita da questa storia tanto da prendere in considerazione l’idea di realizzare un documentario incentrato su questo accadimento. Inizialmente Davis non è così d’accordo con questa scelta, ma alla fine le pressioni di Stuart e Pia riescono a convincerlo. I tre ragazzi, armati di cinepresa e vecchie vhs, iniziano a scavare nella storia per scoprire una verità sconvolgente. 

Samuel Blenkin è Davis, Myha'la Herrold è Pia in Loch Henry
Samuel Blenkin è Davis, Myha’la Herrold è Pia in Loch Henry

Scopri anche: Dichiarazioni su Black Mirror: Loch Henry (2023)

Recensione di Loch Henry

Black Mirror è una serie antologica, basata su The Twilight Zone (1959 – 1964), che utilizza la tecnologia per riflettere e filosofeggiare sulle questioni sociali contemporanee e futuristiche. Black Mirror è una serie che osserva e indaga il nostro contesto culturale e tecnologico – informatico per mostrarci le strade che possiamo intraprendere nel futuro prossimo, ciò però avviene anche in Loch Henry? Solo di striscio. Qui non ci parla tanto di tecnologia ma bensì di media, scrutati nell’ottica di pubblico. Charlie Brooker gioca con le preferenze del pubblico di Netflix, attraverso un gioco metanarrativo attuato anche in Joan is Awful con Streamberry. Negli ultimi tempi (2020-23) stanno spopolando sempre di più contenuti originali Netflix di genere true detective, dei documentari che ci parlano dei più cruenti omicidi mai visti in America e in giro per il mondo. Questo contenuto sembra essere uno dei prediletti da parte del pubblico della piattaforma, che consuma questi prodotti con frenesia e gusto. Charlie Brooker vuole parlaci di questo con Loch Henry, ma non ci riesce, ricadendo su un analisi alquanto superficiale che non colpisce nel segno, relegandoci una storia pienamente investigativa – thriller, molto lontana da ciò che Black Mirror è e dovrebbe essere. 

Charlie Brooker

I documentari sui veri crimini hanno un aspetto di alto livello. Hanno un aspetto così di classe che è utile per nascondere il motivo per cui si è lì. Lo sapete per cosa siete lì. Si è lì per farsi una bella scorpacciata di sangue. In questo senso, i documentari sui veri crimini sono come un hamburger gourmet. Stai ancora mangiando qualcosa di pieno di grassi e sale, ma poiché si chiama hamburger artigianale, ti senti quasi bene con te stesso piuttosto che come un orribile maiale. 

La storia ci conduce in un piccolo paese della Scozia di nome Loch Henry, dove due giovani filmmaker iniziano a raccontare, in chiave filmica documentaristica, gli omicidi del ‘97. La narrazione descrive con attenzione tutto il processo creativo che sta dietro la creazione di prodotti indipendenti documentaristici, dal come si riprende fino all’impianto di ricerca di materiale d’archivio, attraverso la visione e catalogazione di miriadi di cassette, e infine ci viene mostrato il processo di montaggio. Inoltre la serie pone l’accento su un elemento narrativo connesso al fare cinema; ogni documentario deve possedere un suo sguardo originale, deve raccontare la storia da un punto di vista innovativo e mai visto fino ad allora, portando delle novità informative all’accadimento storico e non raccontare ciò che tutti già sanno. Questo è ciò che i nostri protagonisti fanno, personaggi però che non ci vengono narrati nel profondo, apparendoci leggermente abbozzati. Ci vengono descritte alcune caratteristiche dei caratteri protagonisti, ad esempio Davis sembra un ragazzo triste e spaventato dalla vita (fin dai primissimi momenti) mentre Pia, ci appare come una ragazza forte e determinata, mentre Stuart King ci appare un personaggio alquanto villano ed egocentrico che sfrutta i due solo per riportare turismo nel piccolo paese. Tutto ciò lo intuiamo fin dai primissimi minuti, ma i tre protagonisti non vengono sviluppati ma vengono privati di un reale percorso di formazione, rimanendo uguali a loro stessi per tutto il lungometraggio. Ciò che però funziona è la regia, alquanto interessante, e il ritmo. Le scelte d’inquadratura e i tagli donano quel senso di angoscia e tensione interno alla vicenda, permettendoci di provare quella sana suspense durante lo svolgersi della pellicola. 

Monica Dolan è Janet in Loch Henry
Monica Dolan è Janet in Loch Henry

In conclusione

La storia funziona alquanto bene a livello ritmico e registico, ma stona dal punto di vista sceneggiativo sia nella scrittura dei personaggi sia in quello tematico, ma, allo stesso tempo, la parte riguardante il true crime è scritta piuttosto bene, riuscendo a farci entrare dentro la vicenda thriller. Se consideriamo questo episodio come un film staccato da Black Mirror non è male ma, se consideriamo che fa parte della serie, possiamo avere da ridire. 

Note positive

  • Montaggio
  • Scrittura della parte true crime 

Note negative

  • Un film che ha poco a che fare con Black Mirror
  • Personaggi bidimensionali 
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