Bread and Salt (2022): film complesso con un neorealismo non completamente efficace

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Trailer di Bread and Salt

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Presentato in anteprima mondiale alla 79^ Mostra del Cinema di Venezia – Sezione Orizzonti – dove si è aggiudicato il Premio Speciale della Giuria. Ha partecipato anche al 34° Trieste Film Festival.

Il film è l’opera prima del regista e sceneggiatore polacco Damian Kocur ed è ispirato a fatti realmente accaduti: l’uccisione di un giovane polacco da parte di un immigrato e la conseguente rivolta che è sfociata, poi, in xenofobia. A questo dramma, Kocur aggiunge il closet del protagonista, il quale ha difficoltà ad accettare la propria omosessualità in virtù anche del timore della reazione di parenti e amici. La pellicola è interpretata da attori non professionisti.

Trama di Bread and Salt

Tymek torna nel suo paese di provincia dove ritrova parenti e amici. Il punto d’incontro dei giovani è un kebab bar dove diventano sempre più frequenti gli scontri fra i ragazzi e i lavoratori stranieri del locale. Tymek si troverà doppiamente coinvolto: a livello sentimentale, iniziando una conoscenza con un cameriere turco, e a livello emotivo, non avendo il coraggio di fermare l’ondata di violenza e odio che sfocerà in tragedia.

Bread and Salt - Un frame del film
Bread and Salt – Un frame del film

Recensione di Bread and Salt

Il giovane regista polacco Damian Kocur, di cui erano già stati notati i suoi cortometraggi in molti festival internazionali, usa questa opera prima per rappresentare il suo territorio usando diverse tematiche ma avendo un unico obiettivo: la raffigurazione dell’estrema realtà. Ed è probabilmente questa la ragione che lo ha spinto ad usare attori non professionisti, ricalcando il Neorealismo cinematografico post bellico italiano e proponendone una versione più attuale. La modernità non è legata ai mezzi e alle modalità, che rimangono invece molto vincolate al cinema del passato, quanto alle tematiche affrontate. Potrebbe risultare dissonante, soprattutto ai più giovani, questa prassi narrativa ma forse è proprio questa la cifra stilistica che l’autore vuole imprimere.

Siamo in una Polonia contemporanea, con i giovani intrappolati fra una società che non è pronta ad integrarli e il loro rifiuto all’impegno. Tymek – ben interpretato dal musicista Tymoteusz Bies – rappresenta l’altra faccia della medaglia, ovvero quella dello zelo e della fatica, a discapito di una solitudine e di un abbandono a sé stesso spesso cercato e voluto. Il ragazzo torna alla sua città natale, raggiunge la sua famiglia per le vacanze estive e si ritrova imbrigliato in una società in cui non si vuole riconoscere. Una mancata accettazione che lo porta a spronare il fratello – interpretato da Jacek Bies, reale fratello di Tymoteusz – perché abbandoni quella dissolutezza e porti a galla la sua eccellenza nella musica.

Bread and Salt - Il protagonista Tymoteusz Bies
Bread and Salt – Il protagonista Tymoteusz Bies

Il rapporto fra i due fratelli viene esposto da Kocur come fonte primaria per la consapevolezza, e l’inevitabile esposizione, della fondamentale differenza che sta tutta nell’animo: entrambi i fratelli condividono l’amore per il rap e per una forte contrapposizione alla società che li circonda, ma hanno una spinta diametralmente opposta, dove la pervicacia di Tymek si scontra con la rassegnata dissolutezza di Jacek. Non ci sono momenti esaltanti, il regista mantiene una linea formale molto lineare ed essenziale lasciando che la storia sia la vera protagonista: pochi cambi di inquadratura, la musica usata per dare delle variazioni anche emotive, una fotografia non invadente.

In linea con questa scelta, Kocur aggiunge a questa narrazione altri due elementi, entrambi legati alla diversità: il primo è lo scontro che permane nei confronti dello straniero – che sfocia in xenofobia – e il secondo è la difficoltà di ammissione della omosessualità del protagonista, il quale non la esplicita, rimanendo nel suo closet che lo porta ad essere un altro “straniero” da rifiutare. Ed è interessante come i due argomenti vengano esposti in maniera diversa: l’autore esibisce la componente xenofoba in maniera trasparente mentre quella omofobica – o comunque di non dichiarazione di Tymek – rimane velata.

Bread and Salt - Scena di gruppo
Bread and Salt – Scena di gruppo

Nella sua essenzialità, il regista pone in evidenza come ci sia un crescendo nell’interazione fra giovani polacchi e arabi, che troverà sfogo nel drammatico finale. Una tragedia che, proprio per la mancanza di altri elementi artistici, espone la sua brutalità, arrivando allo sguardo dello spettatore come una verità che è difficile da accettare. L’omosessualità del giovane protagonista, invece, coincide con il suo mascheramento: sottointesa dal distacco di Tymek dalla giovane ragazza che lo corteggia; espressa nel suo sguardo quando fissa il giovane cameriere arabo, ma sempre mantenuta a distanza. Una modalità che il regista riporta anche nelle interviste, dove l’attrazione verso Yousef – questo il nome del personaggio del giovane arabo – viene indicata come la curiosità rispetto a un’altra cultura. Questa dissimulazione può essere comprensibile, visto i recenti sviluppi della politica polacca in merito al lgbtqi+ world, ma fa, altresì, pensare alla ragione che ha portato l’autore a indagare un aspetto scomodo.

La resa della pellicola, fuori dagli schemi cinematografici abituali, viene agevolata dalla scelta di interpreti non professionisti, i quali riescono a dare quella spinta emotiva che richiede il lento meccanismo messo in atto dal regista e dove l’atmosfera è anche creata dalla staticità della macchina da presa e dalla buona fotografia. Un modello che presenta due eccezioni, alla testa e alla coda del film: l’apertura e la chiusura sono due scene che sembrano far parte di un’altra opera e che vanno a chiudere lo spirito critico in essa contenuto.

Bread and Salt - Tymoteusz Bies e Jacek Bies in una scena del film
Bread and Salt – Tymoteusz Bies e Jacek Bies in una scena del film

In conclusione

Il lavoro che viene proposto dal neofita – nei lungometraggi – regista polacco non è sicuramente di immediata assimilazione: il ritmo porta lo spettatore a ondivaghi stati emotivi e il filo della narrazione rischia di perdersi, lasciando alla fine il contenuto frammentato. Ancor di più se si considerano l’inizio e la fine dell’opera, che rendono tale segmentazione più accentuata. Occorre una attenzione particolare che viene ripagata, in termini sia di comprensione che di coinvolgimento. Il modo di dire polacco che riprende il titolo del film – dare pane e sale significa mostrare gradimento per l’ospite – diventa una antifrasi: voluta a livello enunciativo dall’autore ma anche possibile per uno spettatore non preparato.

Note positive

  • Rappresentazione reale della Polonia attuale
  • Semplicità rappresentativa
  • Fotografia efficace

Note negative

  • Estrema lentezza
  • Omosessualità del protagonista mascherata
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