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Da 5 Bloods – Come Fratelli
Titolo originale: Da 5 Bloods
Anno: 2020
Paese di produzione : Stati Uniti
Genere: Drammatico, Guerra
Casa di produzione: Lloyd Levin/Beatriz Levin productions , 40 acres & a Mule Filmworks , Rahway Road Productions
Distribuzione: Netflix
Durata: 154 minuti
Regia: Spike Lee
Sceneggiatura: Danny Bilson, Paul De Meo, Kevin Willmott , Spike Lee
Montaggio: Adam Gough
Fotografia: Newton Thomas Sigel
Scenografia: Wynn Thomas
Musiche: Terence Blanchard
Costumi: Donna Berwick
Attori: Delroy Lindo, Jonathan Majors, Clarke Peters, Norm Lewis, Isiah Whitlock jr, Melaniè Thierry , Paul Walter Hauser , Jean Reno
Trama di Da 5 Bloods – Come Fratelli

Un Gruppo di ex reclute della guerra del Vietnam, ritorna a confrontarsi con quella terra, anni dopo il celebre conflitto, per riportare a casa il corpo del loro caposquadra e per recuperare un tesoro disperso.
Recensione di Da 5 Bloods – Come Fratelli
Spike Lee dopo l’oscar alla miglior sceneggiatura originale del 2017 per Blackkklansman, sbarca su Netflix con Da 5 Bloods, una delle pellicole del 2020 più attese sulla piattaforma streaming, disponibile dal 18 Maggio. Il regista statunitense, come suo solito, non si è limitato a raccontare la storia dei protagonisti, bensì ha aggiunto come cornice alla narrazione degli elogi storici ai caduti afroamericani in Vietnam, discriminati e messi in prima linea nell’America intollerante degli anni 60′ e 70′, e delle frecciatine all’attuale presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Questo accusato legittimamente di essere lontano alla causa nera, come si evince anche dalla mancata presa di posizione nei confronti del dramma, che ha visto come vittima il giovane afroamericano George Floyd e che ha messo in luce una evidente difficoltà della più grande democrazia del mondo nella gestione dei detenuti nelle carceri. Da 5 Bloods – Come Fratelli è un film che si fa portavoce del movimento blacklivesmatter (scena finale) e che manifesta pienamente il sostegno alla “causa nera”. Detto questo però la pellicola, nonostante gli intenti, si mostra ottima al livello di messa in scena e di montaggio (cambio di frame), ma poco convincente su vari aspetti: Il primo senza dubbio è relativo ai flashback dei protagonisti che rivivono le loro esperienze in guerra da anziani, scelta retorica e poco piacevole al livello narrativo. In secondo luogo vi è la banalizzazione dei personaggi, che a tratti sembrano parlare per frasi fatte, senza particolare bravura nemmeno degli interpreti, tutti abbastanza sottotono. Oltre a ciò, un ulteriore critica si articola dall’inevitabile confronto con il film precedente, trionfante ad Hollywood, che dalla sua parte risultava essere più potente e coinvolgente, appassionando maggiormente lo spettatore alla narrazione. Qui invece, manca proprio il pathos e la tensione, a causa di uno Spike Lee, che ha ceduto troppo del racconto alla sua satira, portando alla perdita di consistenza della storia, dei personaggi e dell’intero soggetto, che poteva essere sviluppato sicuramente in modo migliore. Insomma, poco entusiasmante l’ultima prova del cineasta statunitense, il quale riesce a salvarsi in corner solo grazie ad un ottimo reparto tecnico, che da sempre lo caratterizza.
Norm Lewis, Clarke Peters, Isiah Whitlock Jr. e Jonathan Majors in Da 5 Bloods Scena del film Da 5 Bloods
Netflix: Tra alti e bassi
Approfittando della recensione del film di Spike Lee, vorrei fare un focus su Netflix, la piattaforma che , sopratutto in questo periodo di quarantena, ha contribuito a tenerci compagnia, infatti Il sito streaming statunitense è sicuramente un’ottima videoteca per cinefili e non, che porta milioni di persone a guardare contenuti sul proprio portale. Questa, seppur abbia una buona produzione di serie tv, non può dire lo stesso per le pellicole originali, dove ancora si fatica a raggiungere un discreto livello, nonostante gli evidenti sforzi, fino ad ora permangono solo delle eccezioni che confermano la regola ( Marriage Story e The Irishman), rispettivamente diretti da Noah Baumbach e Martin Scorsese, per il resto sopratutto tra i giovani cineasti e quelli non ancora affermati risulta davvero esserci una qualità minimale ed un forte pressappochismo nelle tematiche trattate, degno del mainstream televisivo. Ed è proprio qui che risiede il problema, ovvero nella mancanza di cinema nella maggior parte di queste ed in uno stile più adatto ai serials tv. Insomma, se davvero la sala dovesse limitarsi nei prossimi anni, Netflix ,ad oggi ,di certo non offrirebbe un’ottima bacheca qualitativa. Ma, tralasciando per un momento questo discorso : E’ davvero questo il futuro ? La socialità della sala sostituita dalla comodità streaming della casa. Insomma tra alti e bassi, Netflix è davvero l’inevitabile conseguenza del fallimento del grande schermo? e se fosse così, nel ruolo d’inevitabile successore: Riuscirebbe a mantenere l’emozione e l’estraniamento della sala ? Per me assolutamente no, lo streaming certamente rende più facile l’accesso ai contenuti video ed è un’opportunità per molti giovani cineasti, i quali magari non riescono a trovare gli opportuni finanziamenti, ma d’altro canto l’esperienza collettiva della sala è unica ed irripetibile per qualsiasi persona anche per chi non ama particolarmente il cinema, perchè sopratutto in questo periodo di lockdown ci si può rendere conto di come sia difficile cercare di vedere un film in casa, senza la catarsi della luce spenta e con un tasto del telecomando con cui si può interrompere immediatamente il tutto. Insomma siamo sempre ai soliti discorsi : da una parte vi sono le esigenze economiche, che spingono verso lo streaming e la conseguente chiusura delle sale , portando sempre più verso un mondo simile a come lo ha descritto recentemente Steven Spielberg in Ready Player One, ovvero popolato da individui chiusi in casa, eliminando quella che per anni è stata un’esperienza ed una possibilità anche di uscire tra amici e non solo. Dall’altra invece la stessa organizzazione fallace post-lockdown degli esercenti, sta portando sempre meno spettatori, a causa anche del poco aiuto offerto dallo Stato nella riapertura. Netflix quindi è stata sicuramente un’idea rivoluzionaria, però non sempre il progresso porta all’inevitabile perfezionamento ( e non sto parlando del lato prettamente finanziario), per questo il futuro ahimè lo vedo sempre meno in sala, e questo non può che crearmi dispiacere, ma forse una soluzione in fondo al tunnel ci potrebbe anche essere : ad esempio seguendo il modello francese sulla distribuzione e sul ruolo della critica, portando magari anche l’insegnamento del cinema nei licei , per poi anche costruire delle sale nuove e più efficienti , godendosi meglio il film e…forse dico forse, qualche persona in più capirà l’importanza della settima arte e del suo luogo di rappresentazione. Non so cosa accadrà, ma sono pienamente convinto che il grande schermo possa ancora riprendere a sfornare pellicole e a far emozionare il pubblico, come ha sempre fatto da ormai più di un secolo, basterebbe solo che i produttori cominciassero a pensare un po’ più alla sala e alla distribuzione di opere originali di cineasti indipendenti e meno all’incasso. Per ora tutto tace
Note positive
- Regia
- Montaggio
Note negative
- Attori sottotono
- Perdita di consistenza del racconto
- Banalizzazione dei personaggi