Death does not exist (2025). Un viaggio introspettivo – Cannes 78

Recensione, trama e cast del film d'animazione francese Death Does Not Exist (2025), pellicola presenta alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes 2025

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Death Does Not Exist (2025) – Regia di Félix Dufour-Laperrière – Presentato nella Quinzaine des Cinéastes al 78° Festival di Cannes – Immagine concessa per uso editoriale.
Death Does Not Exist (2025) – Regia di Félix Dufour-Laperrière – Presentato nella Quinzaine des Cinéastes al 78° Festival di Cannes – Immagine concessa per uso editoriale.

Trailer di “Death does not exist “

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Presentato in anteprima mondiale alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes 2025, Death Does Not Exist segna un nuovo capitolo nell’animazione d’autore, firmato dal regista francese Félix Dufour-Laperrière. Il film, una coproduzione tra Canada e Francia, si distingue per la fusione di tecniche tradizionali e digitali, dando vita a un’esperienza visiva fluida e in continua trasformazione. Le immagini, simili a dipinti in movimento, e i personaggi che si dissolvono nello sfondo contribuiscono a una narrazione immersiva che sfida le convenzioni del racconto lineare.

Il cast vocale include Karelle Tremblay, Barbara Ulrich, Zeneb Blanchet, Mattis Savard-Verhoeven e Irène Dufour, dando voce a un racconto avvolgente e carico di tensione. Prima di arrivare a Cannes, un estratto del film è stato presentato come work in progress al Festival Internazionale del Film d’Animazione di Annecy 2024, suscitando grande interesse tra critica e pubblico. L’anteprima mondiale del film si è tenuta il 15 maggio 2025, consolidando la sua posizione tra le opere più attese e innovative dell’anno.

Trama di “Death does not exist “

Dopo il fallimento di un attacco armato contro un bersaglio facoltoso, Hélène decide di abbandonare i suoi compagni e si rifugia nella foresta, alla ricerca di un nuovo equilibrio. Ma il suo isolamento viene presto turbato dalla presenza di Manon, un’ex membro del gruppo che torna a perseguitarla, costringendola a confrontarsi con le proprie convinzioni e con le scelte compiute.

In un paesaggio in continua metamorfosi, dove profondi sconvolgimenti alterano l’ordine naturale delle cose, Hélène intraprende un viaggio interiore che la porterà a una trasformazione inevitabile. Tra incubi che prendono vita e paure che emergono dalla sua coscienza, la protagonista deve affrontare non solo il passato, ma anche la natura mutevole della realtà che la circonda.

Recensione di “Death does not exist”

Un gruppo di giovani adulti attacca una casa lussuosa dove risiede una coppia particolarmente ricca e influente. Hélène e i suoi compagni vogliono scuotere l’ordine costituito. Vogliono essere la scintilla che incendia lo status quo. Ma l’assalto non va come previsto: Hélène si blocca al momento dell’azione, poi fugge nella foresta. Una delle sue complici, Manon, la raggiunge e le dà la possibilità di riconsiderare la sua scelta e di partecipare nuovamente al loro brutale attacco. Per me è un film sull’impegno: politico, ma anche romantico e amichevole. Sul legame, sul desiderio di condurre la propria vita e sulla responsabilità condivisa per il nostro futuro collettivo. Quando Hélène inizia a dubitare ed esita a riunirsi ai suoi compagni, Manon rivela il potere che ora detengono. Un potere velenoso sulla vita e sulla morte, la capacità di provocare immensi sconvolgimenti. Ma Hélène si rende presto conto che gli obiettivi di questo potere sono fuori dalla loro portata, che non possono controllarne gli effetti immediati né le conseguenze. Le sue convinzioni sono laceranti e convivono con i sentimenti che la muovono: l’amore per Marc, l’amicizia con Manon, Martine e Rémi, il desiderio di vivere, di rivendicare anche una modesta parte del mondo come propria. Ho concepito il film come un racconto tragico. Un racconto, perché intreccia elementi fantastici e magici che rivelano i dilemmi dei personaggi, le loro riflessioni, la loro vita interiore. E tragico, per le impossibilità, le contraddizioni, a volte dolorose, che lo attraversano. Credo di aver proiettato una parte dei miei dubbi, delle mie convinzioni e delle mie contraddizioni nei personaggi di Hélène, Manon e della vecchia, bersaglio dell’aggressione e alter ego paradossale di Hélène.

Dichiarazione di Félix Dufour-Laperrière

Hélène intraprende un intenso viaggio interiore dopo una decisione che ha segnato profondamente la sua vita. Nel suo percorso, si confronta con figure simboliche, tra cui la sua amica Manon—costantemente presente e pronta a metterla in discussione—e la versione di sé stessa da bambina, specchio delle sue fragilità più profonde. Il film, che si muove entro atmosfere onirico, attraversa costantemente passato e presente, mescolando ricordi e visioni fino a un finale aperto, in cui la possibilità di una seconda occasione resta sospesa tra realtà e immaginazione.

Per la natura stessa della pellicola, il cuore pulsante della narrazione è la sua straordinaria capacità di rappresentare l’universo interiore di Hélène attraverso l’animazione. Corpi e ambienti mutano costantemente, come fossero proiezioni di pensieri ed emozioni in continua evoluzione. Le figure sfumano nei contorni incerti, mentre i colori si dissolvono e si confondono con lo sfondo, dando vita a un’esperienza visiva che trasmette in modo potente il senso di smarrimento e ricerca della protagonista.

Sensi di colpa

Particolarmente potente è la figura dell’amica, che sembra rappresentare il senso di colpa, sempre presente, sempre pronta a riportarla indietro. Non è solo un personaggio, ma un’ombra mentale che la “perseguita” e la obbliga a confrontarsi con sé stessa. Così come toccante è l’incontro con la Hélène bambina, un momento carico di tensione emotiva in cui l’innocenza e il dubbio si intrecciano, mettendo a nudo il conflitto tra ciò che si è e ciò che si voleva essere.

Il finale, volutamente aperto, lascia spazio a diverse letture: Hélène potrebbe aver trovato davvero una nuova possibilità, oppure tutto potrebbe essere stato un’illusione, un ultimo sogno di redimersi? In ogni caso, il film chiude con una sensazione di sospensione, lasciando lo spettatore immerso nei suoi stessi pensieri.

Death does not exist non è un film da “capire”, ma da sentire. È una riflessione profonda sull’identità, sulle scelte e sui sensi di colpa che ci accompagnano. Per chi cerca un’esperienza visiva ed emotiva diversa dal solito, questo film rappresenta una tappa obbligata.

Sono prima di tutto un regista di animazione, e la sceneggiatura è stata scritta pensando alle potenzialità specifiche delle immagini animate, alle loro esigenze e alla grande libertà che offrono in termini di regia. Scrivo pensando ai colori, alle trasformazioni, alle sequenze oniriche, alle immagini mentali che prendono forma sullo schermo. Scrivo anche con la consapevolezza che non ci saranno corpi reali, né volti, né sguardi umani o presenze fisiche. La credibilità e la profondità dei personaggi – la loro capacità di trasmettere emozioni, di farci immedesimare nei loro dilemmi e nelle loro esperienze – devono essere costruite e sostenute attraverso gli strumenti propri dell’animazione: movimento, disegno, forma e colore. Nel caso specifico di Death Does Not Exist, l’animazione è diventata uno strumento prezioso per portare il fantastico: le trasformazioni radicali, gli animali famelici o quelli riportati in vita. Le immagini animate permettevano anche di rappresentare la violenza e le sue conseguenze, gestite con moderazione o in modo diretto. In questo spirito, le ambientazioni sono state realizzate e colorate con grande cura, poiché agiscono, in molti modi, come un’estensione della psiche di Hélène, una manifestazione visibile del suo mondo interiore. L’artificio dell’animazione permette di dare forma ai sogni, ai desideri e alle paure di Hélène. È una scelta poetica che permette una certa libertà nel ritrarre e dare vita a persone, luoghi ed emozioni.

Dichiarazione di Félix Dufour-Laperrière

In conclusione

Death è un film che resta addosso. Non dà risposte facili, ma pone domande vere, intime. È una riflessione visiva sull’animo umano, sulle sue fragilità e sulle possibilità di rinascita. Un’opera che dimostra come l’animazione possa essere anche uno strumento potente per raccontare il dolore, la memoria e la speranza.

Note positive

  • Animazione
  • Narrazione

Note negative

  • /

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Sofia Mantovani
Sofia Mantovani