Diario di uno scandalo (2006): tra i meandri della solitudine

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diario di uno scandalo locandina film

Diario di uno scandalo

Titolo originale: Notes on a Scandal

Anno: 2006

Paese: Regno Unito

Genere: drammatico

Produzione: Robert Fox, Scott Rudin

Distribuzione: 20th Century Fox

Durata: 92 minuti

Regia:
Richard Eyre

Sceneggiatura:Patrick Marber

Fotografia: Chris Menges

Montaggio: John Bloom

Musiche: Philip Glass

Attori: Judi Dench, Cate Blanchett, Tom Georgeson, Michael Maloney, Joanna Scanlan, Juno Temple

Trailer di Diario di Uno Scandalo

Trama di Diario di uno scandalo

Barbara è un’insegnante prossima alla pensione, poco amata dai suoi colleghi a causa del suo carattere cinico e poco tollerante. E’ un’anziana donna solitaria che passa il suo tempo col suo gatto e a scrivere il suo diario; tutto cambierà quando nella scuola verrà assunta una nuova insegnante, Sheba, una donna giovane, attraente, sposata e con due figli. Barbara vede in Sheba un’amicizia che le riempia le sue vuote giornate ed iniziano così ad instaurare un forte legame; tuttavia un giorno scoprirà che quest’ultima ha rapporti occasionali con uno studente minorenne e ciò andrà a scuotere il loro rapporto e l’intera comunità.


Recensione con Spoiler di Diario di uno scandalo

Richard Eyre dirige i due premi Oscar Cate Blanchett e Judi Dench in un dramma scritto da Patrick Marber, il quale ci regala un’intensa sceneggiatura che va ad esplorare il complesso mondo della solitudine e le sue molteplici sfaccettature. Protagonista è Barbara (Judi Dench), una donna anziana che ha sempre vissuto sola, non è sposata né ha figli, ha solo il suo gatto e il suo lavoro d’insegnante, dove tuttavia non è ben accetta per via della sua personalità fredda e cruda. La donna vedrà una svolta all’arrivo di una nuova docente, Sheba (Cate Blanchett), nella quale vede immediatamente una potenziale amicizia che possa colmare la sua carenza affettiva, un’amicizia mai avuta in vita sua.

Fotogramma del film raffigurante Judi Dench

La Dench ci regala una straordinaria performance (nominata agli oscar 2007) di una donna afflitta nella totale solitudine, forte tale da logorarle l’anima trasformandola in una donna cinica e rabbiosa col mondo che la circonda; allo stesso tempo necessita solo di una persona che le stia accanto per il resto dei suoi giorni, una persona che finalmente tenga a lei, che la supporti. Sin da subito si attacca morbosamente a Sheba, inserendosi nella sua quotidianità e soprattutto nella sua vita privata, la quale ci mostra una realtà particolare; la donna è sposata con un uomo molto più maturo di lei (Bill Nighy) e hanno due figli, una femmina, Polly (Juno Temple), classica ragazza adolescente irascibile, e un maschio, Ben, affetto dalla sindrome di Down.

Una situazione familiare che Sheba non riesce a gestire e cederà così alle avances di Steven, suo studente minorenne, iniziando una relazione; da qui esce fuori del tutto la fragilità e l’immaturità della donna la quale, incapace nell’allevare Ben, cerca di mascherare con una relazione malsana ciò che per lei è e sarà sempre un problema fisso nella sua vita e piuttosto che combattere per conviverci preferisce arrendersi alle sue debolezze. Barbara scoprirà presto la loro storia e anziché denunciare il fatto coglie la palla al balzo e sfrutta l’accaduto per avere un segreto da condividere e occultare insieme alla sua nuova migliore amica, tuttavia chiedendole d’interrompere nell’immediato la relazione. A questo punto inizia il morboso rapporto tra le due protagoniste, morbosità che Sheba vedrà soltanto alla fine quando tutto verrà a galla; per buona parte del film prova tenerezza nei confronti di Barbara anziché affetto e questo la spinge a non vedere ciò che realmente sta accadendo, nonostante il marito provi a darle dei campanelli di allarme sui comportamenti della donna.

Si scopre che Barbara ha provato più volte ad instaurare amicizie con altre donne, nessuna poi andata a buon fine, pertanto stavolta vuole fare le cose per bene al fine di mantenere l’amicizia con Sheba; tuttavia la situazione degenera nel punto di svolta del film, quando Barbara viene a conoscenza che Sheba le ha mentito e che sta continuando con la relazione senza intenzione d’interromperla; in preda all’ira racconta tutto ad un suo collega il quale non tarderà a divulgare l’informazione al preside della scuola; ira che non viene scaturita per via di Sheba che continua a fare abuso di un minore bensì dal fatto che quest’ultima l’abbia ingannata, distruggendo il rapporto che per Barbara è idilliaco, vitale. La bugia di Sheba viene vista dalla donna come un tradimento, un affronto, tuttavia perdonabile. Da quel momento Sheba si trova nel pieno centro dello scandalo, col marito che l’allontana da casa, con la figlia che vuole ripudiarla per via della vergogna, con la perdita del posto di lavoro e con l’aggressione ricevuta dalla madre di Steven. Solo quando Sheba scoprirà il diario di Barbara, leggendone il contenuto, avranno un acceso confronto dove quest’ultima è costretta a rivelare della sua morbosa e psicopatica attrazione (ciò nonostante non si coglie un riferimento religioso che volge nei confronti di Sheba).

Il rapporto tra le due donne è stato scritto in maniera eccelsa, la tensione è palpabile sin dall’inizio e si avverte da subito la sensazione di un esito negativo grazie ad un’ottima colonna sonora di Glass e una fotografia tetra e cupa di Menges che costruiscono un perfetto climax ansiogeno; Judi Dench e Cate Blanchett eseguono due interpretazioni intense e stravolgenti, capaci di far trasparire ogni singola emozione, grazie allo splendido lavoro di Eyre che con le sue riprese in primo piano fa cogliere appieno l’immensa bravura delle due attrici.

Fotogramma raffigurante Cate Blanchett

Il film si incentra su una delle paure più grandi, se non la prima, dell’essere umano, la solitudine. La narrazione punta al subconscio dello spettatore, mirando alle sue angosce più nascoste, mettendo in campo una protagonista umana, un personaggio nel quale abbiamo tutti paura di trasformarci; proviamo inizialmente tenerezza ed empatia nel vedere una persona così sola, dopo di che cominciamo a provare collera e frustrazione, però non per le azioni che commette bensì per la remota paura di poter diventare un giorno come lei. Quale fobia più angosciante di passare la nostra unica vita in eterna solitudine? Una solitudine che addirittura potrebbe portare all’omertà riguardo un abuso di minore, una solitudine tale da spingere a rovinare una famiglia, una solitudine che riesce a fare leva sul proprio egoismo, che ci porta a ferire chiunque ci stia intorno per appagare soltanto noi stessi, rendendoci gelosi, cinici e maligni, una solitudine che spazza via ogni briciolo di umanità e bontà dalla nostra anima.

Un rapporto che fa paura allo spettatore per quanto risulti vero nella sua incredibilità e ordinarietà, dove una persona all’apparenza tranquilla possa farci toccare il fondo; difatti vediamo una Sheba sconvolta non tanto perché sia stata scoperta per il suo reato, bensì che si sia lasciata ingannare da una donna che reputava sua amica, mettendo così in dubbia la sua fiducia nelle persone che ha al suo fianco. D’altronde quelle che fanno più paura sono le situazioni che non si possono gestire, quelle dove inconsapevolmente ci si ritrova come vittime, lasciandosi trascinare in un abisso senza possibilità di afferrare il timone.

Alla fine vediamo Sheba condannata a dieci mesi, con un grande scandalo che la segnerà a vita, e una Barbara che trova la sua nuova preda, un’altra giovane e ingenua donna facile da manipolare. Abbiamo una storia senza vincitori né vinti, una storia che ci invita a combattere i problemi che la vita ci porrà, ad essere sinceri, più empatici. Una storia che ci fa riflettere su dove ci possono portare una serie di comportamenti sbagliati ed egoisti, errori che in parte commettiamo tutti quanti senza accorgersene perché in fondo, cadere in un turbine nero e senza via d’uscita è semplice, uscirne no.

Note positive

  • Recitazione delle protagoniste
  • Sceneggiatura
  • Colonna sonora

Note negative:

  • Due frasi ambigue dette da Barbara durante il litigio con Sheba che mirano su un discorso religioso non contestualizzato nel film

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