Dracula 2020: una rivisitazione moderna dell'opera di Stoker

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Scheda
Recensione
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Dracula – SCHEDA Mini – serie

Anno: 2020

Paese di produzione: Gran Bretagna

Genere: Horror

CAST TECNICO

Ideatore: Mark Gatiss, Steven Moffat

Durata: 3 episodi da 90 minuti

Produzione: Hartswood Films

Distribuzione: BBC One, Netflix 

 

CAST ARTISTICO

Claes Bang, Dolly Wells, John Heffernan, Morfydd Clark, Joanna Scanlan, Lujza Richter, Jonathan Aris, Sacha Dhawan, Nathan Stewart-Jarrett

Recensione

Dracula 2020: La recensione

D: Cinquecento anni, in realtà , ho dormito a lungo. 

K: Chi sei? 

D: Sono un vampiro… No, non essere sciocca Kathleen. Sai che è vero, la gente lo sa sempre

cit. Dracula (2020)

Dai creatori di Sherlock, Mark Gatiss e Steven Moffat ( Jekyll, Doctor Who) prende vita una storia intrigante andata in onda nei primi tre giorni del 2020 sul canale britannico BBC One – e successivamente nel catalogo Netflix. Stiamo parlando di Dracula, miniserie composta da tre puntate per quattro ore e mezzo di narrazione in cui assistiamo a una totale ridefinizione in chiave moderna e altamente non classica della storia del più famoso vampiro della letteratura e del cinema, in cui rintracciamo numerose trasposizioni cinematografiche partendo da quelle dell’Universal con l’indimenticabile Bela Lugosi e della Hammer, senza dimenticare  il capolavoro cinematografico di Coppola del 1992. 

Dracula (2020) è senza ombra di dubbio un esperimento interessante del duo Gatiss e Moffat che in questo progetto si assumono parecchi rischi di critica sopratutto dagli amatori del classico letterario di Bram Stoker di cui solo qualche personaggio e ambientazione né rimane traccia in questa mini serie, che intende ridefinire, come avevano compiuto con Sherlock, i caratteri nati nel lontano 1897 per renderli il più possibile simili e comprensibili nella cultura odierna. 

Trama

Siamo nel 1897. In un monastero dell’Ungheria, Jonathan Harker, giovane avvocato inglese, inizia a raccontare la propria avventura nel castello di Dracula da cui è riuscito a scappare, davanti a due suore tra cui la disincantata Suor Agatha Van Helsing. L’uomo è visibilmente cambiato interiormente e mentalmente, la sua pelle sembra decomporsi tanto che si viene da chiedersi spontaneamente: l’uomo è vivo oppure è un non morto?

Inizierà un’avventura che conduce Suor Agatha e Dracula in una sfida infinita tra odio e amore alla ricerca della complessione dell’altro. 

Analisi Miniserie 

Dracula (2020) è strutturata in tre atti distinti, evidenziati dalla suddivisione della storia in tre lungometraggi, in cui vengono aggiunti in ogni sezione drammaturgica nuovi tasselli per permettere allo spettatore di comprendere, in maniere eccessivamente didascalica, la chiave di lettura di questa nuova trasposizione del mito di Dracula, rintracciabile in molteplici frasi pronunciate da Dracula stesso, magistralmente interpretato Claes Bang, che nell’aspetto fisico ricorda l’interpretazione di Bela Lugosi. 

 

Noi siamo quello che mangiamo

cit. Dracula (2020)

Tale frase viene pronunciata molteplici volte all’interno della miniserie dall’oscuro protagonista acquisendo rapidamente, fin dalla prima puntata, un significato innovativo e interessante mai adottato fino ad allora. Il vampiro, grazie al sangue, assorbe il mondo della vittima penetrandogli dentro, acquisendo le sue nozioni ed esperienze di vita. Il sangue, in Dracula 2020, è un database d’informazioni di vite che si tramandano di generazione in generazione, attraverso l’assorbimento del fluido rosso l’altro entra in noi divenendo immortale. Il tema dell’immortalità della discendenza generativa e del senso di morte sono le tematiche su cui la storia si basa descrivendo una vicenda alquanto inedita. 

Gatiss e Moffat si distanziano dal classico prodotto horror creando una narrazione sulle tinte del grottesco e del drammatico, toccando atmosfera, specialmente nell’ultima puntata più intimistiche. I due ideatori hanno deciso d’impiantare la drammaturgia sull’uomo, sul Conte Dracula personaggio presente nel romanzo di Bram Stoker ma che viene delineato solo come vampiro tralasciando tutto il contorno umanistico e tridimensionale, elementi però ben presenti nel testo letterario nei protagonisti positivi di cui possediamo il punto di vista, ovvero Mina Murray e Jonathan Harker. Solo il film di Coppola aveva introdotto una sottotrama per spiegare, seppur in maniera bidimensionale il comportamento del mostro attraverso una storia amorosa posta come incipit narrativo. 

Questa miniserie si pone una domanda fin dall’inizio: chi è Dracula, perché ha paura della luce del sole e del crocifisso e perché deve essere costantemente invitato a entrare in un’abitazione o in un cerchio?  Solo rispondendo a queste domande si potrà scoprire cosa si cela dietro la maschera del crudele e assetato Conte. 

Lo spettatore non proverà mai odio o paura nei confronti del vampiro che viene presentato fin da subito con una nota d’ironia, ironia che sarà costantemente presente all’interno della storia, tale elemento è riscontrabile fin dalla sua primissima battuta che marca in maniera grottesca il suo lato oscuro attraverso una sottile irridente drammaticità in cui noi sappiamo il sottinteso ma J. Harker è ignaro della verità. 

Io non bevo… vino

cit. Dracula

Dentro la storia di Dracula 2020

Fin dall’incipit narrativo siamo avvolti in una storia di mosche, cadaveri in putrefazione che sembrano maleodorare perfino al guardante. Una storia di sangue e di morte in cui nulla è come sembra. 

Le prime due puntate risultano strutturalmente molto simili tra loro in cui assistiamo a un individuo che va a raccontare la storia a un altro e lo spettatore viene a conoscenza degli eventi quando questi sono già accaduti, anche l’effetto sorpresa è identico creando, nella loro diversità, due puntate gemelle. La terza invece, senza svelare troppo, cambia le regole in gioco andando a modificare tutto il senso alla storia con un finale molto poetico e intenso. 

Il duo, ritualizzando la storia, prende e mantiene in forme completamente diverse i personaggi del romanzo partendo proprio dalla figura di Jonhatan e Mina presenti solamente nella primissima puntata lasciando spazio a Suor Agatha che prende il posto del Prof. Abraham Van Helsing, anche Lucy Westenra è presente ed è proprio in lei che si può rintracciare maggiormente il segno di attualizzazione del personaggio che assume un significato piuttosto diverso benché similare a quello del libro. La differenza sostanziale sta nell’eliminazione di Mina che non è mai totalmente presente nella miniserie tanto da essere definita dal Conte come un essere insulso è insignificante. 

La miniserie del resto segue fedelmente il processo creativo già testato in Sherlock mostrando nuovamente tutto il potenziale e tutti i limiti dei due ideatori che vogliono sempre stupire e sorprendere trasportandoci costantemente in situazioni poco chiare e incomprensibili, benché questa volta il senso sia piuttosto semplice da comprendere già a partire dalla seconda puntata. 

Uno dei punti di forza è senza ombra di dubbio l’interpretazione dei due capisaldi della storia: Claes Bang e Dolly Wells, attrice semi – sconosciuta, che ha svolto nella serie ben due personaggi di rilievo: sorella Agatha Van Helsing / dott.ssa Zoe Van Helsing creando due ottimi caratteri, forse troppo simili tra loro nella sceneggiatura. Il maggiore deficit della serie sta nella computer grafica abbastanza inferiore, fin dalla prima inquadratura, a moltissime serie Netlix benché è da evidenziare una carenza negli effetti speciali in tutte le produzione della BBC One , partendo proprio da Docto Who.

Note positive

  • Una serie che funziona dal punto di vista drammaturgico
  • L’interpretazione di  Claes Bang

Note negative

  • Colpi di scena telefonati
  • CGI scadente
  • Il finale semplicistico negli avvenimenti. 
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