Generazione 56k (2021) – Una serie nostalgica che strizza l’occhio agli anni ’90

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Locandina Generazione 56k

Generazione 56k

Anno: 2021

Paese: Italia

Genere: Commedia

Produzione: Cattleya, The Jackal

Distribuzione: Netflix

Ideatore: Francesco Ebbasta

Stagione: 1

Episodi: 8

Produttori: Riccardo Tozzi, Giovanni Stabilini, Marco Chimenz, Francesca Longardi

Attori: Angelo Spagnoletti, Cristina Cappelli, Gianluca Fru, Fabio Balsamo, Claudia Tranchese, Alfredo Cerrone, Azzurra Iacone, Claudia Napolitano.

Trailer Ita della serie tv Netflix Generazione 56k

“Ciro odiava gli ascensori. Lui diceva che erano un invenzione del diavolo, perché se prendi le scale puoi incontrare quelli che vivono sugli altri piani…

…se prendi gli ascensori non incontri più nessuno”.

cit. Daniel

Trama Generazione 56k

La storia presentata da Netflix in questa nuova serie tutta italiana si alterna tra due momenti temporali. Il primo ambientato negli anni ’90, in cui i protagonisti erano giovanissimi e assistevano agli albori di Internet, scoprendo i primi segreti dietro questo mondo e quello ambientato nel presente, che li vede ormai adulti e alle prese con le tecnologie moderne. Il filo conduttore tra i due periodi storici sarà una storia d’amore fra due ragazzi, Daniel e Matilda, che si conoscono fin da piccoli, si ritrovano da adulti e si innamorano senza riconoscere nell’altra persona l’amico d’infanzia.

Recensione Generazione 56k

Generazione 56k, la nuova serie approdata su Netflix, nasce da un’idea di Francesco Ebbasta, regista, autore e cofondatore dei The Jackal e lui stesso ha dichiarato che questo prodotto “nasce dall’idea di un romanzo, mai finito; perché se c’è una cosa in cui noi degli anni Novanta siamo davvero bravi, a parte il karaoke, quella cosa è non finire quello che abbiamo iniziato”.
E può sembrare strano, ma questa “mentalità” la si percepisce anche nel corso degli otto episodi. In particolare nel finale, dove la storia sembra concludersi nel migliore dei modi, riesce a sorprenderci ancora una volta lasciando la porta aperta non si sa verso quale direzione. Ma partiamo dal principio.

La storia alla base di Generazione 56k è qualcosa a cui noi italiani siamo abituati ormai da diversi anni, due ragazzi che si ritrovano dopo molti anni, riscoprono la passione che li legava e da lì nasce una storia d’amore. Ma nonostante il pretesto alla base sia trito e ritrito, non lo è il contorno che ci viene mostrato.

Nel corso degli episodi, soprattutto grazie alle due linee temporali che vengono sviluppate in modo ottimale, dedicando ad entrambe il giusto minutaggio, si colgono un’infinità di elementi nostalgici targati anni ’90. Dall’ormai vecchio 56k che dà il nome alla serie, ai concerti degli 883, passando ancora per le videocassette e i walkman. Anche chi non ha vissuto quel determinato periodo storico, si ritroverà affascinato quasi quanto i protagonisti che scoprono per la prima volta il grande mondo che si nasconde dietro internet.

Lo show ideato da Ebbasta ci tiene stretti ai ricordi, ci fa viaggiare con la mente, ma soprattutto regala speranza a tutti quei ragazzi che tra i banchi di scuola hanno trovato la loro prima cotta, il primo amore che ancora oggi ricordano come se fosse ieri e si chiedono come sarebbe andata la loro vita se si fossero dichiarati piuttosto che restare lì in silenzio ad osservare.

La regia rende tutto questo mondo amichevole ed a tratti genuino, come se anche noi ci trovassimo a far parte del gruppo di amici di Daniel e tifassimo per lui e per la realizzazione dei suoi sogni. Inizialmente ci viene mostrato il loro mondo quasi come se si trattasse di uno scherzo, di qualcosa che non si possa toccare con mano, ma proseguendo nella visione la storia ci tocca nel profondo, entra nella nostra pelle e ci porta tra le strade di Procida prima e tra il caos di Napoli successivamente, con due protagonisti che nel corso degli anni sono cambiati a tal punto da non riconoscersi quasi.

Oltre alla storia principale, attraverso questa serie viene mostrato il cambio generazionale. Bambini inesperti che scoprono il mondo digitale che si trasformano in adulti che senza le moderne tecnologie perderebbero quasi un pezzo della propria vita quotidiana, tra incontri online, applicazioni di messagistica e telefonate istantanee.

Quello che arriva allo spettatore per tutto il corso delle puntate è che se c’è una cosa a cui non si possa porre il freno è il tempismo. In un mondo che va veloce e non si ferma di certo per guardare in faccia noi e le nostre scelte quotidiane, il tempismo diventa fondamentale, sia in negativo che in positivo. E così una storia che non decolla negli anni ’90, ritorna prepotentemente a farsi sentire nel presente dove ancora una volta sembra non cogliere il giusto tempismo e si ritrova così a sbattere contro un muro o forse contro un’opera teatrale firmata da Shakespeare.

L’insegnamento fondamentale che ci lascia la serie è quello di lottare per ciò in cui si crede. Anche se a volte sembra la scelta più sbagliata, quella più contorta e che ci porterà a rimpiangere il passato, conviene rompere il bottiglione dei ricordi per aprirsi ad un nuovo mondo che forse per una volta ci renderà felici, tempismo permettendo.

“Sapete cosa mi ha affascinato sempre di internet? La sensazione di poter avere tutto e subito, la velocità con cui possiamo sempre concentrarci su qualcosa di nuovo. Però questo ci ha fatto dimenticare che alcune cose nella vita hanno bisogno di tempo”.

cit. Daniel

Note Positive

  • Una storia già vista ma ben scritta e curata
  • Diversi attori alle prime armi che dimostrato il proprio valore
  • Ambientazioni e fotografia

Note Negative

  • Storie e personaggi secondari poco sviluppati
  • Alcuni passaggi macchinosi

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