
I contenuti dell'articolo:
The King’s Man – Le origini
Titolo originale: The King’s Man
Anno: 2021
Paese: Regno Unito, Stati Uniti d’America
Genere: Azione, Drammatico, Commedia
Casa di produzione: Marv Studios, Cloudy Productions
Distribuzione: 20th Century Studios
Durata: 131 minuti
Regia: Matthew Vaughn
Sceneggiatura: Matthew Vaughn, Karl Gajdusek
Fotografia: Ben Davis
Montaggio: Rob Hall, Jason Ballantine
Musiche: Matthew Margeson, Dominic Lewis
Attori: Ralph Fiennes, Gemma Arterton, Rhys Ifans, Matthew Goode, Tom Hollander, Harris Dickinson, Daniel Brühl, Djimon Hounsou, Charles Dance, Aaron Taylor-Johnson, Joel Basman
Il 5 gennaio 2022 arriva al cinema il terzo capitolo della saga cinematografica Kingsman. La pellicola, distribuita dal 20th Century Studio, ripercorre le origini dell’agenzia di intelligence britannica.
Trama di The King’s Man – Le origini
In un clima di tensione politica e sociale, alcuni tra i peggiori criminali e tiranni della storia, guidati dal cosiddetto “Pastore”, organizzano segretamente un piano per scatenare un conflitto mondiale, capace di annientare milioni di vite umane. Orlando Oxford (Ralph Fiennes), ex ufficiale dell’esercito, convertitosi ad un serrato pacifismo, insieme ai suoi fidati collaboratori Polly (Gemma Arterton) e Shola (Djimon Hounsou), dovranno trovare una strategia efficace per fermare la tragica corsa alle armi che ha ormai imperversato in tutt’Europa.
Recensione di The King’s Man – Le origini
Il clamoroso insuccesso di “Kingsman – Il cerchio d’oro” non scoraggia il regista Matthew Vaughn che, invece, si dimostra pronto a ricominciare da capo e a riscrivere la storia. Se poi questo obiettivo sia stato raggiunto o meno, spetta al pubblico deciderlo, anche se, certamente, non possiamo considerarlo un completo fallimento. Benché, a tratti, la pellicola sembri riappoggiarsi su quello stesso humour demenziale che aveva caratterizzato i lungometraggi precedenti: come nel caso della caratterizzazione del mistico Grigori Rasputin (interpretato dal brillante Rhys Ifans) o della scena dopo i titoli di coda, senza dubbio The King’s Man matura un lato sorprendentemente drammatico. Ricorrendo a espedienti narrativi, capaci di farci simpatizzare inequivocabilmente per i protagonisti, Matthew tenta d’impartirci una morale, che, però, sa d’ipocrisia, soprattutto se si considerano i successivi sviluppi della vicenda e il franchising di cui stiamo parlando. La commovente lettura di “Dulce et Decorum est“, una delle poesie più emozionanti scritte durante la prima guerra mondiale e le angosciose scene di battaglia, che sembrano uscite direttamente da 1917 di Sam Mendes, non sono altro che strumenti per farci convertire a un messaggio che ci allontana solamente dalle premesse stabilite in partenza, finendo per delineare un finale forzato.

A colmare le lacune della trama, però, arrivano in soccorso una scenografia e costumi di scena che rasentano la perfezione, che, uniti alla teatralità dei personaggi e all’accuratezza dei fatti storici toccati, catapultano lo spettatore nel marasma politico e sociale dei primi anni del ‘900. Una menziona speciale va rivolta sicuramente a Tom Hollander, interprete dei tre cugini imperatori, carismaticamente impersonati tenendo fede alle differenze comportamentali dei personaggi reali ma pur sempre mettendo in rilievo la loro immaturità, sfruttata dai veri burattinai che definirono le sorti dell’intera umanità. Un’analisi del passato, dunque, quella del regista tutt’altro che superficiale, pronta a cogliere ed estremizzare dettagli sottili ma essenziali per permettere un quadro meticoloso e realistico dell’inizio del XX secolo.

Se non fosse stato per il legame obbligato con le pellicole precedenti, la formula ideata dal visionario Matthew Vaughn sarebbe senza dubbio risultata in un prodotto vincente. Tuttavia, gli sforzi messi in campo, attraverso anche il gioco di parole del titolo originale, non sono stati sufficienti per raggiungere pienamente l’obiettivo atteso, lasciando nel pubblico un senso di smarrimento e confusione, difficilmente colmabili da eventuali sequel.

Note Positive
- Fatti storici accurati
- Costumi e scenografia
- Ripresa dell’humour dei primi due film
Note Negative
- Finale forzato