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Greyhound – Il nemico invisibile
Titolo originale: Greyhound
Anno: 2020
Paese: Stati Uniti d’America
Genere: guerra, drammatico, azione, storico
Produzione: Sony Pictures Entertainment, Stage 6 Films, FilmNation Entertainment, Bron Creative, Zhengfu Pictures, Playtone, Sycamore Pictures
Distribuzione: AppleTV+
Durata: 91 min.
Regia: Aaron Schneider
Sceneggiatura: Tom Hanks
Fotografia: Shelly Johnson
Montaggio: Mark Czyzewski, Sidney Wolinsky
Musiche: Blake Neely
Attori: Tom Hanks, Elisabeth Shue, Stephen Graham, Matt Helm, Craig Tate, Rob Morgan
Diretto da Aaron Schneider, alla seconda grande prova da regista (dopo Get Low nel 2009 con il trio Duvall-Murray-Spacek, ma anche Oscar nel 2004 per il cortometraggio Two Soldiers), Greyhound ha rappresentato uno dei primi film distribuiti da AppleTV+, registrando anche un record di visualizzazioni sulla piattaforma. Il lungometraggio, basato sul romanzo The Good Shepherd di C.S. Forester, è sceneggiato da Tom Hanks, al ritorno in qualità di sceneggiatore dopo L’amore all’improvviso – Larry Crowne (T. Hanks, 2011), mentre la fotografia è curata da Shelly Johnson (Quando un padre, M. Williams, 2016; Honest Thief, M. Williams, 2020). Montato da Mark Czyzewski e dal candidato all’Oscar Sidney Wolinsky (per La forma dell’acqua – The Shape of Water, G. del Toro, 2017), il film è musicato da Blake Neely (All America). Nel cast il 2 volte premio Oscar Tom Hanks oltre a Elisabeth Shue (candidata all’Academy Awards per Via da Las Vegas, M. Figgis, 1995) e Stephen Graham (This is England, S. Meadows, 2006). Greyhound ha ricevuto la candidatura per il miglior sonoro agli Oscar 2021.
Trama di Greyhound – Il nemico invisibile
1942. Seconda Guerra Mondiale. Gli Stati Uniti d’America sono appena entrati nel conflitto e una delle prime e più rischiose missioni consiste nel condurre una flotta di 37 navi alleate verso l’Europa. A guidare il convoglio, nel bel mezzo dell’Atlantico del Nord, c’è il capitano di fregata Ernest Krause (Tom Hanks), comandante del cacciatorpediniere della classe Fletcher Greyhound. Insieme ad altre tre navi da guerra, la flotta deve attraversare la pericolosa black pit, un’area priva di copertura aerea costantemente pattugliata da gruppi di U-Boot…

Recensione di Greyhound – Il nemico invisibile
Inserirsi in un genere – il war movie – che negli ultimi anni ha prodotto diverse opere di grande qualità, non è mai facile. L’acclamato Dunkirk (2017) di Christopher Nolan, candidato a 8 premi Oscar, ne è un esempio, senza dimenticare l’altrettanto straordinario 1917 (S. Mendes, 2019), vincitore di ben 3 Academy Award nel 2020. Entrambi i lungometraggi appena citati rappresentano però un linguaggio cinematografico molto diverso da quello di Greyhound. E questo non tanto per l’aspetto formale (comunque differente) ma soprattutto per quel tema da “survival movie” sempre presente nel film di Aaron Schneider. Perché qui, similmente a ciò che avviene in Fury (D. Ayer, 2014), il climax è tutto concentrato su Hanks e la sua nave, lasciando il resto come una scenografia attiva che circonda il cacciatorpediniere. Il risultato è quindi molto diverso dall’opera di Nolan. Schneider, ad esclusione di una serie di flashback che riguardano il capitano Ernest Krause, non stabilisce linee narrative (la terra, il mare, il cielo), ambientati in diversi archi temporali. In Greyhound la prospettiva è tutta basata sul protagonista, riducendo così la possibile complessità del tema ma conservando per il medesimo motivo – e per tutti i 91 minuti della pellicola – un notevole pathos.

Tom Hanks, com’era facile aspettarsi, regala un’interpretazione capace di rafforzare l’intero lungometraggio, dando spessore ad un’opera strettamente collegata alle capacità del proprio attore protagonista. Sì, perché Greyhound è un film con notevoli effetti speciali e un sonoro straordinario (giustamente nominato all’Oscar), ma allo stesso tempo con una tensione percepibile proprio per quegli aspetti umani celati dietro alle tecnologie belliche. Il personaggio di Cleveland (Rob Morgan), ad esempio, con quel piccolo eppure così importante gesto (proprio perché umano) di portare del caffè nel ponte di comando sottolinea tale logica, rendendo il cacciatorpediniere di Krause un contenitore di vite in navigazione verso un futuro a dir poco incerto. Il dramma del lungometraggio di Schneider, in fondo, sta proprio qui: nel viaggio di un intera flotta tra i pericoli della black pit, e poi, per i soldati che scenderanno a terra, dei drammatici campi di battaglia della Seconda Guerra Mondiale.
Krause diventa così colui che conduce fisicamente gli statunitensi nel conflitto, dando speranza agli Alleati duramente provati e al contempo avviando i propri commilitoni in direzione di una situazione disumanizzante. Dopotutto, una dura premessa di ciò che avverrà è già costituita da quegli U-Boot di cui non si ha quasi traccia dell’equipaggio. Silenziosi. Invisibili come cita il titolo. Glaciali allo stesso modo dell’oceano in cui si nascondono. La loro presenza diventa tangibile solo quando si avvicinano e vengono intercettati dal sonar, e poi, nel modo più tragico possibile, quando i loro siluri provocano l’affondamento improvviso di qualche nave. Come una preda in un mare di predatori, la Greyhound deve così eludere gli U-Boot e persino contrattaccare, responsabile delle imbarcazioni indifese che compongono la propria flotta. Dall’operato di quel cacciatorpediniere dipende in fondo la riuscita della missione. E questo produce enormi pressioni sulle (umane) spalle del capitano Krause, fulcro, grazie alla riuscita interpretazione di Hanks, dell’intero film.

In conclusione
Con Greyhound, il regista Aaron Schneider realizza un lungometraggio caratterizzato da un alto livello di pathos, avvicinandosi ai classici “survival movie” prodotti negli ultimi anni. L’umanità dell’equipaggio del cacciatorpediniere viene così circondata da un crescente livello di disumanizzazione, definito dai temibili U-Boot ma anche dall’imminente sbarco in quell’Europa dilaniata dalla Seconda Guerra Mondiale. Dei contrasti raffinatamente espressi dall’interpretazione di Tom Hanks, sceneggiatore e assoluto protagonista del film.
Note positive
- Il sonoro (un plauso a Warren Shaw, Michael Minkler, Beau Borders e David Wyman), straordinario nel ricreare i suoni della Seconda Guerra Mondiale
- L’interpretazione di Tom Hanks
- La capacità di realizzare uno script in grado di mantenere un alto engagement dello spettatore per tutta la durata del film
- Gli effetti speciali
Note negative
- Nessuna da segnalare