Il Divo – La spettacolare vita di Giulio Andreotti: Il lato oscuro della politica italiana

Diretto da Paolo Sorrentino, Il Divo è un biopic del 2008 basato sugli ultimi anni della vita politica di Giulio Andreotti.
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Locandina il Divo

Il Divo – La spettacolare vita di Giulio Andreotti

Titolo originale: Il divo

Anno: 2008

Paese: Italia

Genere: Biografico, Drammatico

Produzione:  Indigo Film, Parco Film, Babe Films, StudioCanal

Distribuzione: Lucky Red

Durata: 110 minuti

Regia: Paolo Sorrentino

Sceneggiatura: Paolo Sorrentino

Fotografia: Luca Bigazzi

Montaggio: Cristiano Travaglioli

Musiche: Teho Teardo

Attori: Toni Servillo, Anna Bonaiuto, Giulio Bosetti, Flavio Bucci, Carlo Buccirosso, Massimo Popolizio

Trailer del film Il Divo

Trama de Il Divo

Uno spaccato della vita del leader della DC Giulio Andreotti (Toni Servillo), dall’inizio del suo settimo mandato alla presidenza del consiglio nel 1991 fino al processo per associazione mafiosa nel 1993. La vita privata di Andreotti è scandita dai principali avvenimenti politici degli anni ‘90, in particolare le stragi e i delitti di cui si presume ci sia stata la sua complicità.

Recensione de Il Divo

Il Divo è un biopic del 2008 diretto da Paolo Sorrentino, che narra il declino politico di Giulio Andreotti (Toni Servillo) durante il suo ultimo mandato alla presidenza del consiglio. Tramite Il Divo, Sorrentino raggiunge l’ambizioso intento di raccontare i lati ambigui e misteriosi di uno dei periodi più turbolenti della storia italiana, lasciando allo spettatore la possibilità di farsi un’idea di come siano realmente andate le cose. 

L’interpretazione di Toni Servillo restituisce un Andreotti grottesco, caratterizzato dagli occhiali spessi, la gobba, l’andatura lenta e l’espressione imperscrutabile, che si esprime quasi esclusivamente attraverso battute taglienti. Il personaggio fittizio riprende il vero, a cui ruba le numerosi frasi ad effetto, ma viene filtrato e romanzato dalla regia di Sorrentino. La macchina da presa riprende con camera fissa o con lente carrellate la vita quotidiana di Andreotti, in cui sembra non esserci nulla di particolarmente “sorprendente”. La vera sorpresa risiede infatti negli eventi che capitano intorno a lui: i delitti e gli assassinii per mano della mafia, a cui il Presidente sembra essere collegato.

Il vero nucleo del film è il potere, quello nascosto e segreto, che risiede nell’ombra e rimane vivo e immutabile di fronte a tutto. Il Divo, infatti, è spesso rappresentato nel buio ed è costantemente circondato dalla morte, che sembra toccare chiunque intorno a lui senza sfiorarlo mai. È così che Andreotti esercita il suo potere: sopravvivendo agli avversari e restando sempre in bilico tra luce e ombra, tra detto e non detto. Da qui scaturisce l’ambiguità del personaggio, che sostiene egli stesso quanto sia necessario il male per avere il bene.

Al realismo e all’accurata ricostruzione storica degli eventi, è affiancato lo sguardo autoriale del regista che inserisce sequenze surreali e utilizza un linguaggio filmico basato su allusioni e metafore. I riferimenti spaziano dal cinema politico di Elio Petri ai Gangster Movie di Scorsese, passando per la violenza pop alla Tarantino. Degne di nota sono infine le musiche, che costituiscono un commento ironico alle immagini, a partire dalla scena con Toop Toop dei Cassius che fa da sottofondo alla presentazione del Divo, al bacio con Totò Riina accompagnato da Conceived di Beth Orton, alla scena in cui Giulio e la moglie si soffermano sul concerto di Renato Zero trasmesso in televisione.

Il Divo è quindi un film ambizioso e coraggioso che, attraverso riferimenti pop e uno stile postmoderno, non ha paura di mostrare i lati più oscuri della politica italiana.

“Bisogna amare così tanto Dio per capire quanto sia necessario il male per avere il bene. Questo Dio lo sa, e lo so anch’io.”

Giulio Andreotti ne Il Divo

La sequenza dello skateboard

Una delle scene più iconiche de Il Divo è quella dell’omicidio di Giovanni Falcone, resa sullo schermo in maniera metaforica, dimostrando la padronanza di Sorrentino nell’utilizzo del linguaggio cinematografico. In questa celebre sequenza viene mostrato uno skateboard che attraversa il corridoio di Montecitorio, di fronte agli occhi increduli dei parlamentari. La scena sembra apparentemente priva di significato ma poi l’oggetto prende il volo e si schianta contro la finestra, frantumando il vetro. Tramite un artificio di montaggio, l’impatto dello skateboard viene messo in relazione con le immagini di una macchina incenerita che cade dall’alto per poi esplodere al suolo. Subito dopo viene mostrato in parlamento il minuto di silenzio per la morte del magistrato, accostato a una breve inquadratura della stessa finestra spalancata. In quel momento risulta quindi chiaro come Sorrentino abbia fatto ricorso al simbolismo per raccontare la realtà, alludendo ad un coinvolgimento del governo nel caso Falcone, facendo partire dal luogo della politica l’idea (lo skateboard) che si sarebbe poi trasformata in esecuzione (la macchina in fiamme). 

Note positive:

  • Il racconto di un periodo importante della storia italiana 
  • La regia di Paolo Sorrentino 
  • L’interpretazione di Toni Servillo
  • I dialoghi pungenti
  • La colonna sonora 

Note negative:

  • In alcuni tratti il ritmo del film risulta lento 
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Elena Maggioni
Elena Maggioni

Una vita divisa tra Roma e Milano scrivendo di cinema e lavorando nelle produzioni audiovisive.

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