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Il Laureato
Titolo originale: The Graduate
Anno: 1967
Paese: USA
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale
Produzione: Lawrence Turman
Distribuzione: Embassy pictures, United Artists
Durata: 105 minuti
Regia: Mike Nichols
Soggetto: Charles Webb
Sceneggiatura: Calder Willingham, Buck Henry
Montaggio: Sam O’Steen
Fotografia: Robers Surtees
Musiche: Simon & Garfunkel
Scenografia: Richard Sylbert
Attori: Dustin Hoffman, Anne Bancroft, Katharine Ross, William Daniels, Murray Hamilton, Elizabeth Wilson.
Trama (con SPOILER) Il Laureato
Stati Uniti, fine anni ‘60. Benjamin Braddock (Dustin Hoffman) è un neolaureato, ha appena vinto il premio più prestigioso della sua università e proviene da una famiglia facoltosa. Tuttavia si sente perso e non sa che fare del suo futuro.
Per distrarsi, decide di cedere alle seduzioni di Mrs. Robinson (Anne Bancroft), un’amica dei suoi genitori, fino a quando non si innamora della figlia, Elaine (Katharine Ross). A quel punto il ragazzo deve fare i conti con l’ira della sua amante, che lo spinge a rivelare la verità alla fanciulla, la quale rimane sotto shock.
Ben quindi si reca nel college frequentato dalla giovane per riconquistarla e, dopo tante peripezie, riesce nell’impresa irrompendo nella chiesa dove lei si sta sposando, strappandola letteralmente dalle braccia dello sposo e della famiglia.
Recensione de Il Laureato
“Mrs. Robinson, you’re trying to seduce me…aren’t you?”
-Benjamin Braddock (Dustin Hoffman)
Mike Nichols, alla seconda esperienza dietro la cinepresa (che gli valse il premio Oscar), ci regala un piccolo gioiello del cinema moderno, destinato a mantenere la sua fama intatta negli anni.
L’impronta fortemente “broadwayniana” del cineasta spicca soprattutto per i colori e la fotografia sgargianti utilizzati nelle varie scene, in netto contrasto con lo stato d’animo depressivo di Ben. La colonna sonora, vero punto cardine del film (come dimenticare la celeberrima “The Sound of Silence”?), ci accompagna a mo di eco ipnotico per tutta la sua durata, come se Ben vivesse in una bolla al di fuori del tempo e dello spazio.
Iconica la performance di Bancroft, che nonostante il ruolo da non-protagonista, riesce a tenerci incollati allo schermo per tutta la prima metà della pellicola.
Il montaggio risulta forse un po’ lento per lo spettatore di oggi, soprattutto nell’ultima mezz’ora di film, ma è volto a sottolineare il momento di stallo che sta vivendo il giovane. Allo stesso modo, le inquadrature statiche sullo sguardo vuoto di Hoffman paiono volutamente ridondanti: le troviamo all’inizio, durante lo sviluppo della storia e sopratutto nella scena finale in cui vengono mostrati entrambi i ragazzi, angosciati dalle implicazioni del gesto radicale che hanno appena compiuto.
La trama, basata sull’omonimo romanzo di Charles Webb, offre un esaustivo quadro generazionale dei giovani pre-sessantottini, mossi da un senso di ribellione e di titubanza dinanzi a uno stile di vita che sembra essere stato preconfezionato per loro; proprio sulla base di questo disagio interiore Ben decide di andare a letto con una donna sposata: in parte per assecondare la sua (inconscia) avversione nei confronti dei genitori, i quali lo vorrebbero sicuro di sé e con un preciso obiettivo di vita, in parte per colmare il vuoto che ha dentro, causatogli dal timore di intraprendere una strada che lo faccia sentire in gabbia. La sua fragilità di giudizio si palesa anche in seguito: egli è ossessivamente convinto di amare Elaine, ma il finale ci rivela che ciò non è del tutto scontato.
Il laureato e il messaggio rivolto ai giovani
Questo spaccato della società della seconda metà del XX secolo rappresenta perfettamente il giovane uomo borghese post-moderno, lo stesso soggetto che, in bilico tra incertezza e apparente onnipotenza, ha posto le fondamenta per il mondo odierno. Nonostante i tempi siano cambiati e i pensieri di un personaggio come Ben siano molto diversi da quelli dei neolaureati del nostro tempo, la sua stessa apatia si può ritrovare anche nei millenials, i quali hanno davanti a sé numerose scelte possibili, ma allo stesso tempo la paura di non veder realizzati i loro sogni.
Il messaggio psicologico e filosofico del film, unito a una colonna sonora iconica e alle atmosfere kitsch anni ‘60, rendono la pellicola godibile anche nel nostro secolo, e fonte di spunti di riflessione ancora attuali.
Uno dei cult che vanno visti almeno una volta nella vita per comprendere appieno la bellezza della settima arte.
PUNTI DI FORZA
- Colori e ambientazioni
- Colonna sonora
- Il personaggio di Mrs. Robinson
- Il messaggio di fondo (soprattutto per i giovani)
- Film che lanciò Dustin Hoffman
PUNTI DI DEBOLEZZA
- Il montaggio risulta lento in alcuni punti